Intervista al prof. Michele Limosani: -Messina e Reggio chiamate a fare sistema per vincere le grandi sfide del Mediterraneo-

Intervista al prof. Michele Limosani: -Messina e Reggio chiamate a fare sistema per vincere le grandi sfide del Mediterraneo-

Intervista al prof. Michele Limosani: -Messina e Reggio chiamate a fare sistema per vincere le grandi sfide del Mediterraneo-

venerdì 19 Febbraio 2010 - 10:22

Il professore Messinese fa parte del Consiglio d'Amministrazione della Sogas, Società di Gestione dell'Aeroporto dello Stretto, e in un'intervista a 360° ci ha spiegato perchè per Messina sarebbe conveniente puntare proprio sullo scalo Reggino, lanciando inoltre l'idea di una sola Università dello Stretto immaginando l’integrazione tra quelle di Reggio e Messina

Area Integrata dello Stretto, sviluppo economico e commerciale nel contesto Mediterraneo, City Airport, Ponte sullo Stretto e sinergie universitarie e culturali: le tematiche inerenti il tema della conurbazione tra Reggio e Messina sono molteplici e affascinanti: per avere un riscontro concreto sulla valenza di queste idee e di questi progetti che per molti cittadini sono dei veri e propri sogni che potrebbero dare nuovo benessere e grande sviluppo al territorio dello Stretto, abbiamo intervistato il professore Michele Limosani, docente di politica economica presso la facoltà di Statistica dell’Università di Messina e da pochi mesi membro del Consiglio d’Amministrazione della Sogas, Società di Gestione dell’Aeroporto dello Stretto, dov’è stato nominato su indicazione del Presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Morabito: -è stato un segnale – ci ha spiegato Limosani a testimonianza di come, al di là delle casacche, le amministrazioni provinciali di Reggio e Messina, così come quelle comunali, si ritrovano a condividere un progetto di sviluppo intorno all’area integrata dello Stretto: è una importante occasione per la comunità messinese-.

Ma quella dell’Aeroporto è solo una delle tematiche che ruotano intorno alla realtà dello Stretto, che al momento ha diversi handicap. Innanzitutto, un handicap logistico: quello della marginalità.

-Messina e Reggio – dice Limosani – condividono uno stato iniziale così come una prospettiva futura. La situazione di partenza è riconducibile allo stato di marginalità a cui le due realtà territoriali sono relegate nelle scelte di politica economica nazionale e regionale. Doppia marginalità infatti; la prima legata al tramonto della questione Mezzogiorno dall’agenda politica nazionale. La seconda, ancor più grave e problematica, alla poca rilevanza dei territori nelle strategie di sviluppo regionale: Messina è quasi sempre assente nelle scelte strategiche della regione Sicilia, rivolte in prevalenza a rappresentare gli interessi di Palermo e Catania. Allo stesso modo Reggio cede spesso il passo in favore dell’asse Catanzaro – Cosenza-.

Ma oltre alla marginalità come base di partenza, Reggio e Messina condividono anche positività legate alle risorse del territorio e alle prospettive future.

-E’ vero. I nuovi assetti geopolitici e i cambiamenti nei flussi del commercio internazionale ripropongono in questi anni la centralità e l’importanza del Mediterraneo. E non siamo i soli ad averlo notato. Come giustificare i consistenti investimenti che la Cina sta effettuando nei settori dell’ambiente e dell’energia proprio in quei paesi che in Africa si affacciano sul Mediterraneo? E ancora, come interpretare la costituzione dell’Autority del Mediterraneo sotto l’egida guida del presidente francese Sarkozy e poi, per rimanere in Italia, le varie iniziative a livello regionale (Liguria, Toscana, Sardegna, Campania, Puglia) che vedono il Mediterraneo al centro della scena? Per cogliere l’opportunità di sviluppo e di crescita che il nuovo contesto offre ritengo Messina può aumentare in modo significativo le proprie chance di successo condividendo una strategia con la provincia di Reggio. Affrontare tutto ciò da soli è da ingenui.

E quale può essere il ruolo di Reggio e Messina in questo contesto?

-Reggio e Messina, per esempio, avranno la possibilità di intercettare una parte dei consistenti flussi di beni che transitano dallo stretto creando un’area logistica integrata, un nodo strategico nella grande rete europea per la distribuzione e la produzione di beni che provengono dal sud-est asiatico e dall’India. Già… molti prodotti che arrivano da questi paesi sono da assemblare o da completare, e quindi richiedono manodopera, mezzi, servizi, infrastrutture. Messina, lo ripeto, non potrà competere da sola in questa sfida tutta Mediterranea. Reggio e Messina dunque potrebbero iniziare a ragionare e operare insieme; cominciamo a realizzare tutte quelle “economie di scala” che consentono di raggiungere dimensioni e vantaggi comparativi che rendono più competitivi i nostri territori-.

Reggio e Messina hanno sempre vissuto periodi di grande splendore quando hanno pensato in sinergia, ma non è questo l’unico motivo per stare insieme, giusto? L’Area Integrata dello Stretto ha radici ben più nobili rispetto al commercio e all’economia, e mi riferisco alla storia, alla cultura, alle tradizioni comune e a un’identità condivisa.

-Quello economico/commerciale non è assolutamente l’unico motivo che spinge verso l’integrazione dei sistemi. Ci sono ragioni storiche, culturali, sociali che tutti noi cogliamo nei rapporti che quotidianamente le due comunità intrattengono, nelle amicizie e nelle parentele, negli scambi continui. Ma su questa base è necessario ora costruire il futuro riportando al centro del dibattito nazionale lo sviluppo di questa area e tentando di arginare i vari tentativi che tendono a preservare lo status quo. Reggio e Messina sul progetto di integrazione dovranno cercare un interlocuzione diretta con il governo nazionale. Si tratta di un progetto strategico per il paese.

Cosa bisogna fare affinché si realizzi questa sinergia e l’Area dello Stretto sia una realtà concreta?

-Innanzitutto è importante condividere con le diverse realtà sociali, economiche, politiche dei due territori la ‘mission’ dell’Area Integrata dello Stretto. Ho l’impressione che al nostro territorio sia mancata negli ultimi anni una vera ‘mission’, una visione del futuro in grado di catalizzare le straordinarie competenze, professionalità, capacità progettuali presenti nella nostra comunità. Un disegno in grado di generare entusiasmo e di coinvolgere tutti ed in modo particolare la classe dirigente e politica di questo territorio. Proprio come, giusto per richiamare un esperienza personale a me tanto cara, succede per la festa della Madonna di Dinnamare. I tanti gruppi partono da luoghi diversi, Larderia, Cumia, S. Filippo e si organizzano in modo autonomo e con proprie modalità. Ognuno, tuttavia, condivide e guarda continuamente al punto d’arrivo, alla meta finale: il santuario illuminato della Madonna di Dinnamare. E bisogna arrivare in tempo, programmando bene il viaggio e cercando di evitare le insidie della notte. Eppure che grande festa e gioia ritrovarsi-.

E in concreto? Da dove bisogna partire?

-Le due comunità sono chiamate quindi a fare sistema. Per fare ciò bisogna realizzare quelle infrastrutture che consentono ai due territori di rappresentarsi e pensarsi come un continuum. Lo stretto non può e non deve più costituire una barriera tra i due territori. La definizione di una strategia della mobilità integrata, a prescindere dal Ponte, diventa in tal senso prioritaria. Questo sì… impegniamoci a costruire più ponti, tra sistemi produttivi, culturali sociali e politici. Non ci possiamo permettere il lusso di continuare a ragionare e operare come entità distinte e separate. Parola d’ordine è integrazione tenendo conto delle specificità e delle complementarietà-.

Che cosa significa -eliminare la barriera del mare e collegare in modo diretto le due sponde a prescindere dal Ponte-?

-Mobilità integrata dicevo… e cioè mettere in grado i quattro sistemi di trasporto – le strade, la ferrovia, i porti e gli aeroporti – di dialogare tra loro per garantire quella continuità territoriale che oggi manca e contribuire alla costituzione di un hub di accesso ai mercati nazionali ed europei alle merci che transitano nello stretto. L’area dello Stretto registra la presenza di sei porti: Gioia Tauro, Milazzo, Messina, Villa San Giovanni, Reggio Calabria e Tremestieri. Ogni infrastruttura presenta una sua specificità ma è certamente complementare alle altre in una logica di sistema che trova nella costituzione del nodo il suo punto di riferimento. Come si fa a parlare oggi di vocazione dei porti della provincia di Messina sganciando il dibattito da questa prospettiva? Magari può essere interessante da un punto di vista politico e accademico, ma a mio avviso è ormai anacronistico-.

Ma oltre ai trasporti bisogna anche integrare le aree dello Stretto in altri settori.

-E così… lo Stretto ha grandi risorse e potenzialità. Tanti miei colleghi universitari guardano con grande attenzione ad un progetto di integrazione tra le due Università, che, insieme, per dimensione e prestigio formerebbero un polo universitario tra i primi in Italia. L’integrazione dei saperi è, a mio avviso, un’altra strada da percorrere nella prospettiva dell’area integrata dello stretto. Lo stesso Ministro Gelmini guarda con favore, nel decreto di riforma della governance universitaria, alle possibili integrazioni tra Università. Un processo graduale che, nel rispetto delle rispettive specializzazioni e vocazioni, miri a valorizzare le eccellenze e a rendere disponibile la ricerca e l’innovazione alle imprese per lo sviluppo del territorio. All’interno di un tale percorso, mi chiedo, che senso ha duplicare le facoltà come, per esempio, è già accaduto nel caso di Giurisprudenza o come potrebbe accadere in Medicina?

Oltre all’aspetto accademico, poi, che dire del settore turistico. Provate ad immaginare quale possa essere il potenziale turistico e la capacità di suscitare emozioni ed interesse in una politica di promozione turistica e di sviluppo del settore il richiamo all’area del mito e della legenda (Scilla e Cariddi,), all’area dei parchi (Nebrodi, Alcantara Peloritani e Aspromonte), ai luoghi incantati delle isole, al riflesso, nelle acque dello stretto, dei due splendidi waterfront (la fata morgana). Possiamo continuare… ma tutto ciò, io credo, basterebbe ad attrarre gli investitori stranieri. Abbiamo tutte le carte in regola per pensare in grande. Il progetto dell’integrazione dello Stretto è un sogno in cui credere per i prossimi 20 anni-.

Un altro problema serio è quello dell’Aeroporto.

“Quello dell’Aeroporto è una questione importante per la città e la provincia. Il territorio necessita di uno scalo aeroportuale di riferimento ed in modo particolare grande attenzione merita l’esigenza di collegamento della comunità e degli operatori privati che risiedono e operano nella zona tirrenica e in quella dei Nebrodi. In linea di principio esistono tre opzioni: due già esistenti, la terza, al momento, solo virtuale. Queste alternative dovrebbero essere analizzate alla luce di criteri oggettivi – tempi di realizzazione, tempi di accesso allo scalo, stime dei risultati di gestione della società aeroportuale – e non solo in base a dichiarazioni di principio o peggio ancora tentativi di strumentalizzazione politica che sottendono il raggiungimento di obiettivi che nulla hanno a che vedere con la realizzazione di collegamenti efficienti per il territorio. La prima ipotesi guarda allo scalo di Catania. Gran parte dell’utenza Messinese si serve dell’aeroporto etneo (84% dell’utenza messinese). Nonostante ciò, si registrano crescenti disagi; anche se in possesso di auto bisogna partire ormai da Messina almeno due ore prima per via della ricerca del parcheggio. Per non parlare poi dei cronici ritardi alla partenza dei voli a causa del congestionamento aereo. I tempi di percorrenza peraltro si allungano nel caso l’utente sceglie di raggiungere lo scalo con mezzi pubblici. Il rischio infatti di rimanere a Catania se il volo atterra nella tarda serata è sempre più alto. Per chi si muove dalla provincia è ovviamente tutto più complicato. Se le Ferrovie realizzassero un collegamento veloce Messina-Stazione centrale- Aereoporto, prevedendo solo tre fermate (Taormina, Catania, Aereporto) da percorrere in 35 minuti (come il treno veloce Gatwick-Londra), allora l’opzione Catania diverrebbe ancora più attraente. Ma questo piano, almeno per il momento, non rientra tra le strategie annunciate da RFI.

E la seconda opzione?

E’ quella dell’aereoporto di Reggio o meglio ‘Aeroporto dello Stretto’. E’ a tutti noto che al momento esistono numerose criticità: dall’accessibilità all’’aereo-stazione, ai collegamenti marittimi e terrestri, al check-in, alla frequenza delle rotte, alle tariffe dei vettori, alla presenza di compagnie low-cost. Vero è, tuttavia, che i tempi di percorrenza tra Messina e Reggio in condizioni di non criticità sono davvero interessanti e comunque inferiori a quelli relativi alla tratta Messina-Catania. Il Ministro Matteoli, il giorno della presentazione del ponte dello stretto al Pala-Antonello, è atterrato a Reggio Calabria, si è imbarcato al nuovo pontile sul mezzo navale messo a disposizione dalla Capitaneria di Porto e dopo 25 minuti era a Messina. Bisogna certo lavorare molto ma il CdA della Sogas ha già posto in essere azioni per ridurre alcune delle criticità sopra richiamate. Intanto l’attività volativa: entro l’anno partiranno i voli per raggiungere 5 nuove rotte Bologna, Venezia, Firenze, Torino e Milano; contatti informali sono in corso con alcune compagnie low-cost, così come è stata riavviata la procedura per l’individuazione di un partner privato per la gestione dello scalo. La Sogas è pronta ad investire risorse finanziarie per potenziare il collegamento con Messina e intende dialogare con le autorità politiche e amministrative della città e della provincia per la definizione delle soluzioni ottimali. Per la zona tirrenica rimane da risolvere il problema dell’accessibilità all’hub messinese ma le soluzioni a questo riguardo sono già allo studio. A regime, l’aeroporto dello stretto è sicuramente competitivo e alternativo a quello di Catania e sarebbe preferito allo scalo catanese da una percentuale sempre maggiore di utenza messinese che intende recarsi a Roma e Milano piuttosto che in altre destinazioni europee.

C’è chi sostiene l’idea di realizzarne uno nuovo nella Provincia di Messina. Ma che senso ha, se già ce ne sono due così vicini (Reggio e Catania) su cui poter puntare?

Si è la terza’ipotesi; un nuovo aeroporto da collocare nell’area di Barcellona. Per cominciare, al momento, questa opzione non è disponibile; dobbiamo aspettare, e se tutto va bene, almeno quattro anni. Oltre ai problemi di natura tecnica e ambientale e alla esatta individuazione delle consistenti risorse finanziarie necessarie per la realizzazione della infrastruttura, il nuovo aeroporto dovrà definire puntualmente il bacino di utenza che utilizzerà i servizi. Le società di gestione degli aeroport, infatti, sopportano da un lato costi altissimi per via degli standard di sicurezza imposti dall’ENAC e generano dall’altro ricavi che dipendono dal numero di passeggeri in transito dallo scalo. La società di gestione di un city airport nel messinese per avere la possibilità di produrre risultati di gestione positivi o almeno di bilanci in pareggio dovrà necessariamente allargare il suo bacino di utenza ad altre province e temo anche oltre lo stretto. Quanto ciò sia possibile in un’area in cui già esistono gli scali di Palermo, Catania, e Reggio è questione controversa. A me sembra che puntare oggi su Reggio sia la strategia più efficace e percorribile nell’immediato. Tutto ciò acquista poi un valenza ulteriore se tale scelta si inserisce nel quadro delle azioni finalizzate alla costruzione di un’area integrata dello stretto.

Il primo marzo dovrebbero partire, con la ‘Metropolitana del Mare’, i collegamenti diretti. Come funzioneranno?

-Metromare partirà con quattro collegamenti giornalieri… E’ importante partire, anche se ritengo dovremo pensare presto ad una rimodulazione e al potenziamento del servizio. La Sogas ha chiesto in una formale audizione alla Commissione Parlamentare dei Trasporti che le corse siano aumentate da quattro a dieci. Oltre al collegamento, poi, sarà realizzato il check-in a Messina, compreso il controllo dei bagagli da cui ci si separerà comodamente già in fase di assegnazione del posto e ritirato nella destinazione finale. Una navetta veloce collega il pontile mobile, situato nei pressi della stazione marittima al nuovo pontile, già completato, dell’Aeroporto di Reggio, dove sono in via di ultimazione la nuova piazzuola d’ingresso al molo e l’illuminazione del sottopassaggio che porta all’aereostazione. La stazione marittima di Messina è destinata a diventare un grande hub aeroportuale-ferroviario-.

Possiamo essere ottimisti per il futuro, in base a tutti questi progetti legati allo Stretto e all’Integrazione tra Reggio e Messina?

“Si, se ritroviamo il senso del nostro viaggio. Sono le grandi idee che appassionano e scaldano il cuore della gente. Possiamo partire da posti diversi, portando con noi le esperienze e le professionalità, ma è necessario condividere la meta. Tutto ciò non solo per orientare le nostre azioni ma soprattutto per definire i criteri che ci consentano di valutare tutti quei progetti che ognuno di noi legittimamente propone ma che, in questa prospettiva, non andranno giudicati solo in relazione alla loro bontà, ma anche e soprattutto alla loro capacità di avvicinarsi alla meta.

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