Pacchetto Università: dall’ateneo Reggino una nota positiva per la ‘rivoluzione’ targata Gelmini

Pacchetto Università: dall’ateneo Reggino una nota positiva per la ‘rivoluzione’ targata Gelmini

Pacchetto Università: dall’ateneo Reggino una nota positiva per la ‘rivoluzione’ targata Gelmini

giovedì 30 Luglio 2009 - 08:57

Intervista al prof. Ferrara, Presidente del corso di laurea in Scienze Economiche dell’Università Mediterranea di Reggio

Se nell’ateneo Messinese l’approvazione del ‘pacchetto università’ ha scatenato malcontenti e lamentele, la stessa cosa non s’è verificata nella dirimpettaia ‘Mediterranea’ di Reggio, ateneo giovane, tecnico e fortemente specializzato, nato poco più di quarant’anni fa, con appena quattro facoltà e meno di diecimila studenti. Alla luce della storia, della situazione attuale e delle prospettive dell’ateneo reggino, possiamo giudicare in modo non esclusivamente negativo il risultato conseguito dalla Mediterranea che s’è posizionata al 32° posto (su 54 atenei), sfiorando l’accesso tra le prime 27 che avranno un aumento dei fondi.

Questo risultato non ha prodotto piagnistei e proteste, ma è visto come un ulteriore stimolo per crescere e continuare a migliorarsi nel futuro.

Per saperne di più, abbiamo intervistato il Presidente del corso di laurea in Scienze economiche dell’ateneo Reggino, Massimiliano Ferrara.

Professore, non è il caso di Reggio ma dopo la pubblicazione della graduatoria per l’assegnazione del 7% del fondo dei finanziamenti ordinari, altri atenei (Messina in primis) hanno criticato i criteri di scelta del Ministero lamentando ingiustizie.

“Qualsiasi criterio può essere discutibile, se la classifica fosse stata al contrario si sarebbero lamentati altri. Ma bisogna pur partire da qualcosa”.

E da dov’è partito il Ministero? Su quali basi ha stilato la graduatoria?

“Il Ministero non s’è sognato la notte dei dati, per poi pubblicarli al mattino. Si tratta di criteri Europei, ed è la prima volta che ci ispiriamo a una modalità di scelta Mittel-Europea e Transalpina. Solitamente abbiamo il mito del mondo britannico e anglosassone, e prendiamo ad esempio la meritocrazia dei sistemi Statunitensi e Inglesi, dove pensiamo che l’istruzione funziona meglio. Ed effettivamente è così. Ma sappiamo anche bene che non possiamo copiare un sistema di una società così lontana e diversa senza calarlo nel nostro contesto, nella nostra realtà ricca di peculiarità. Stavolta ci siamo ispirati all’esperienza Francese, dove l’Università è oggi all’avanguardia grazie alle vere e proprie ‘rivoluzioni’ di sistema effettuate da qualche anno a questa parte proprio nel settore della formazione universitaria. La realtà Francese è molto più simile e vicina alla nostra, e quindi più facilmente conciliabile con il nostro contesto”.

Se da una parte l’Università Francese è all’avanguardia, dall’altra non possiamo dire la stessa cosa per quella Italiana. Come giudica le ultime riforme e gli ultimi interventi ministeriali proprio sul sistema universitario?

“Vorrei premettere, innanzitutto, che la realtà delle cose sta smentendo i timori che hanno accompagnato il mondo accademico negli ultimi anni. Bisogna essere coerenti e dire le cose come stanno: fino a poco tempo fa si paventava che i ministri Moratti prima e Gelmini poi, volessero far scomparire l’università pubblica puntando esclusivamente su quella privata. I fatti di questi ultimi mesi ci dimostrano l’esatto contrario, e cioè che il Ministro Gelmini sta provando a migliorare l’università pubblica. Per entrare nel merito degli interventi ministeriali, il mio giudizio sul ‘pacchetto università’ è moderatamente positivo, nel senso che giudico ottima la legge ma vorrei aspettare di vedere gli effetti concreti che potrà determinare prima di sbilanciarmi in modo più deciso. Di certo c’è che il Ministro sta dettando una strada in modo forte e deciso, una strada che vuole esaltare la meritocrazia, e questo è già motivo di plauso e riconoscimento. Per il resto, vedremo in seguito cosa succederà e se l’Università cambierà come vuole il Ministro e come tutti vorremmo. Mi sento di sbilanciarmi molto di più, invece, sulla riforma dei concorsi universitari, che giudico ampiamente positiva, perché adesso finalmente il sistema sarà altamente meritocratico, e con questo il ministro ha dato un segnale molto forte”.

Entriamo nel merito dell’ultima graduatoria, quella stilata per l’assegnazione del 7% del fondo dei finanziamenti ordinari. Reggio ha sfiorato l’accesso in ‘Serie A’, classificandosi al 32° posto, a un soffio da quel 27° che le avrebbe garantito un incremento di fondi.

“La Mediterranea è un’università con, sì, dei problemi ma anche con grandi prospettive e settori d’eccellenza. Non esistono promossi e bocciati, questa graduatoria stimola la competizione per i prossimi anni”.

Tranne Cosenza, Bari e Benevento non ci sono altri atenei meridionali tra i primi 27. Che significa? Ha ragione d’esistere anche nel settore universitario una ‘questione meridionale’ ?

“Le università del sud hanno problemi vecchi di molti anni, perché per lungo tempo hanno svolto un ruolo, come comparto della Pubblica Amministrazione, di tipo assistenzialistico nell’economia del sistema-sud, essendo in alcuni casi le più grandi “aziende” presenti sul territorio. In questo modo ci sono stati pesanti aggravi degli oneri di bilancio. Non è il caso di Reggio, ma quello di altre Università meridionali. Adesso dipende tutto dalla razionalizzazione interna agli atenei. Non si può più andare avanti come prima, perché il prodotto del sistema formativo degli ultimi decenni è stato l’inefficienza dell’università stessa. Chiaramente una ‘rivoluzione’ così radicale come quella proposta dal ministro Gelmini nel ‘pacchetto università’, soprattutto all’inizio, può creare malcontento, ma va dato merito al ministero di aver proposto una ricetta. Per capire se è quella giusta dovrà passare ancora del tempo…”

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