Il Traghettamento nello Stretto: una triste storia dal passato glorioso
La storia dei trasporti nello Stretto è emblematica rispetto quella delle due Regioni che si affacciano su questo magico specchio di mare.
Calabria e Sicilia, culla della Magna Grecia e Province protagoniste dell’Imperiale stagione Romana, soffrono oggi una marginalità economica, sociale e civile che si traduce in sottosviluppo rispetto le realtà che trainano l’Italia, l’Europa e il Mondo.
Una storia dal passato glorioso, segnata però da anni di declino e da un presente di arretratezza.
La storia dei trasporti nello Stretto è molto simile, seppur decisamente più breve e recente: durante la presentazione a Messina del libro sull’Area Metropolitana è emerso che quello dei trasporti tra Calabria e Sicilia è oggi il problema più grave, serio e immediato tanto da assumere connotati di drammaticità.
Ma a cos’è dovuta questa situazione?
Per capirlo ci siamo tuffati tra i flutti di ‘Scilla e Cariddi’ e abbiamo riscoperto la storia dei traghettamenti nello Stretto, una storia dal passato glorioso ma anch’essa tremendamente segnata da decenni di declino che hanno portato alla vergognosa situazione attuale.
E l’abbiamo fatto grazie a Roberto Copia dell’Associazione Ferrovie Siciliane di Messina (http://www.a-f-s.it/), che con un video dai tratti commoventi ci ha raccontato con immagini e cartoline inedite i 114 anni di servizio dei ‘Ferry-Boats’ nello Stretto (vedi videogallery in basso).
I primi due battelli a vapore iniziarono a cavalcare le onde dello Stretto nel lontano 1896, dopo decenni di tormenti legati alla realizzazione delle linee ferroviarie in Calabria. Già negli anni ’40 e ’50 dell’800, infatti, Messina era collegata direttamente via mare, con i porti di Salerno e Napoli vista l’impossibilità dell’attraversamento ferroviario della Calabria.
Ma tornando allo Stretto e ai traghetti, i primi decenni furono esaltanti a 360°: i ‘Ferry-Boats’ divennero subito simbolo di quell’identità comune che già allora apparteneva alle comunità delle due sponde dello Stretto, testimoniando anche un’esclusività tecnologica all’avanguardia internazionale per quei tempi, che fungeva da forte richiamo turistico. Nei cantieri navali lavoravano le maestranze locali e le eccellenze mondiali, e i viaggi dei traghetti (che già allora impiegavano circa 30 minuti per collegare Sicilia e Calabria!) rappresentavano un vero e proprio momento di svolta e sviluppo.
Il successo dei primi anni fu oltre ogni aspettativa, e nel 1905 altri due battelli si affiancarono ai primi due, per poi moltiplicarsi ancora l’anno successivo.
Il traghettamento era gestito dalle Ferrovie dello Stato, e andava quindi di pari passo con i collegamenti ferroviari tra la Sicilia e il resto d’Italia.
Durante la prima guerra mondiale, uno dei traghetti affondò a causa di una mina nemica: neanche questo tragico evento riuscì a ostacolare lo sviluppo del servizio di traghettamento. Subito venne ordinata la sistituzione con una nave più grande, comoda e moderna che prontamente fu costruita proprio a Messina. Nel 1924 erano già 8 i mezzi che viaggiavano tra le due sponde (oggi sono 12!). Durante il periodo fascista, il servizio continuò a crescere con nuovi mezzi sempre più funzionali, veloci e moderni: sono di questo periodo le rivoluzionarie navi a propulsione con apparati motori diesel-elettrici che diedero ai traghetti dello Stretto il primato Europeo di efficienza, comodità e sviluppo tenologico.
Inoltre negli anni ’30 vennero realizzati i moli, le invasature e le stazioni che ancora oggi sono regolarmente utilizzati (o addirittura sottoutilizzati, abbandonati e degradati!).
Durante la seconda guerra mondiale, la flotta delle Ferrovie dello Stato dello Stretto venne tragicamente coinvolta nel conflitto con gravi perdite e distruzioni dovute ai bombardamenti. Il servizio fu completamente interrotto durante gli anni più duri della guerra, per riprendere poi nel 1944 sull’unica nave rimasta operativa, soprannominata poco dopo ‘u iaddinaru’ date le disagevoli condizioni di traghettamento cui era sottoposta, dovendo da sola svolgere un servizio che fino a pochi anni prima era realizzato da molti più mezzi.
Subito dopo, però, le Ferrovie iniziarono un programma di ricupero delle navi e in pochi anni il traffico ferroviario attraverso lo stretto superò quello d’anteguerra.
Dal 1960, grazie al Piano Decennale delle Ferrovie, la flotta dello Stretto si arricchisce di navi ancora più moderne e capienti e gli anni ’70 sono i migliori in assoluto per quanto concerne il servizio di navigazione, che però iniziò a soffrire dagli anni ’80 la riconversione delle prospettive politiche ed economiche legate, adesso, al contenimento dei costi. Il resto è storia recente: una storia di disarmi, ridimensionamenti, tagli, abbandono, disinteresse e degrado.
Intanto, però, lo Stretto non è più lo stesso. Reggio, Messina, Villa San Giovanni in 114 anni sono cambiate tantissimo, e se all’inzio i ‘Ferry-Boat’ erano solo una festa, un motivo d’orgoglio e un’occasione di svago, oggi sono invece un’esigenza primaria per una comunità composta da dodici mila pendolari che ogni giorno devono spostarsi, per studiare e lavorare, tra le due sponde e per chissà quanti altri migliaia di cittadini che vorrebbero farlo per altri motivi (svago, turismo, divertimento, amicizia, amore) ma non possono.
Reggio e Messina sono quasi più lontane di Cagliari e Trapani, Malta e Pozzallo, Marsala e Tunisi.
Eppure sono due realtà urbane di quella che, di fatto, è un’unica area metropolitana.
Quello della mobilità, delle infrastrutture e dei trasporti nello Stretto è un problema congiunturale che si aggancia ai problemi dello stesso settore nei due territori di riferimento, in Sicilia e in Calabria, nelle Province di Reggio e di Messina. Un problema che può essere risolto solo con l’impegno comune di tutti gli enti locali affinchè si possa rispondere, con fatti concreti, alle esigenze del territorio.
