Il calciatore-pendolare abita al Villaggio Cep e traghetta ogni giorno per indossare la casacca amaranto. E' l'orgoglio della sua famiglia
Un fantastico assist e una prestazione da stropicciarsi gli occhi: così s’è presentato al pubblico per la prima volta da titolare Giuseppe Rizzo nella posizione di mediano, affianco all’altro giovanissimo prodotto del vivaio amaranto, Nicolas Viola di Oppido Mamertina.
La Reggina che si appresta ad affrontare la serie B 2010/2010 punta tutto sulla -linea verde-. Ha moltissimi giovani, 12 dei quali provenienti direttamente dal vivaio del Sant’Agata e addirittura 7 reggini doc +1. Il messinese, Giuseppe Rizzo.
Lanciato in serie B in alcuni spezzoni di gara l’anno scorso, nella parte finale del campionato, da Roberto Breda, adesso sembra essere un vero e proprio pallino di mister Atzori che in ritiro ne ha notato subito le capacità e adesso l’ha lanciato nella mischia.
Giuseppe è un centrocampista di interdizione molto intenso, con grande cuore e grinta. Ha senso tattico e personalità, oltre a una grande umiltà che lo porta all’operosità di allievo, all’applicazione da ambizioso. In campo sembra avere una maturità e un’esperienza da veterano.
Da tre anni alla Reggina, Rizzo è una scoperta di Simone Giacchetta che lo ha prelevato senza spendere un euro dal Messina appena fallito. Tre anni trascorsi nella primavera ad apprendere proprio da Roberto Breda, talmente tanto impressionato da farlo esordire, appunto, in B.
Rizzo è Messinese purosangue: abita al Villaggio Cep, vicino Contesse, a un passo dal San Filippo. E ogni mattina prende l’aliscafo per allenarsi con la Reggina.
In una recente intervista, Rizzo ha detto che «per me il calcio è tutto. Ho papà e mamma disoccupati o con lavori saltuari. L’unico che guadagna sono io». E in famiglia sono tanti, sei. Papà Giovanni, mamma Caterina e poi i fratelli: Antonio, Melania e Genny che ha soltanto 12 anni.
«Sono felice, non faccio per nulla fatica quando so che mi devo allenare e devo giocare. La vera gioia è questa, giocare. Il calcio è divertimento ma anche, allo stesso tempo, è il mio unico lavoro. Mi piace allenarmi e dare ogni giorno di più. In fondo è bello il sacrificio quando si è così ripagati». E sulla stagione ormai alle porte «speriamo di fare bene. Anzi spero che i miei compagni facciano bene. Io sarò felice se giocherò anche qualche frammento di partita. È già grande cosa esserci e partecipare».
Parole di grande umiltà che testimoniano la serietà, la maturità e la professionalità di un ragazzo che incarna il dna dello Stretto e che adesso si candida a protagonista della Reggina 2010/2011.
Prendendo il traghetto ogni mattina …
Peppe Caridi
