Reggio / Se il lavoro diventa sfruttamento: l'Usb e il caso paradossale di un cuoco

Reggio / Se il lavoro diventa sfruttamento: l’Usb e il caso paradossale di un cuoco

Redazione

Reggio / Se il lavoro diventa sfruttamento: l’Usb e il caso paradossale di un cuoco

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martedì 21 Dicembre 2021 - 16:14

Miceli, assunto tramite un contratto di somministrazione, ha denunciato abusi subiti: a distanza di due anni, però, latitano risposte istituzionali concrete

REGGIO CALABRIA – Il lavoro irregolare è una piaga sociale ed economica per il nostro Paese, per un volume di affari di circa 80 miliardi. La nostra regione è in cima a questa classifica, con circa il 22% di lavoratori irregolari, osservano dal sindacato di base Usb.

E forse è un dato anche al ribasso se consideriamo che oltre al “lavoro nero” – senza contratto, cioè – è compreso anche il “grigio”.
Qui il riferimento è ai rapporti di lavoro parzialmente irregolari. Accade spesso ai braccianti stranieri che magari, a fronte di una settimana di lavoro, si vedono registrato solo un giorno.

I mille volti degli abusi sul lavoro

Sono i tanti casi – questa la denuncia risuonata questa mattina, in conferenza stampa all’Usb di Reggio Calabria – di lavoratori costretti a restituire parte dello stipendio al datore di lavoro, o registrati con un part-time a fronte di un’intera giornata di lavoro, o che si vedono in busta paga assenze mai fatte per giustificare una paga più bassa del dovuto. Sono tante e diverse le forme di sfruttamento cui spesso i lavoratori sono costretti per paura di perdere il proprio posto di lavoro.

Questo – osservano Peppe Marra & C. – non è solo un danno immediato, in termini di minori introiti in busta paga, ma si riverserà anche più avanti, sicuramente in termini pensionistici, ma anche nel caso di disoccupazione e malattia».

Il coraggio contro lo sfruttamento

A incontrare la stampa, insieme al dirigente dell’Usb, anche Ruggero Marra, responsabile dello Slang-Usb (il sindacato di categoria dell’Usb che si occupa dei contratti informali e dei precari) e Marco Miceli.
Miceli è il protagonista di una delle tante vicende di sfruttamento nelle quali capita d’incappare a chi tutela i diritti dei lavoratori; ma anche un lavoratore cui sono capitati ulteriori “danni collaterali”.

«Si dice spesso, e anche a ragione, che l’unica strada è quella di denunciare gli abusi e le irregolarità contrattuali, e sappiamo che questo è un passo che ha bisogno di coraggio e determinazione. Ma per stimolare questo coraggio e questa determinazione c’è bisogno che le Istituzioni diano risposte e le diano in tempi rapidi – osservano dall’Usb -. Qualche tempo fa abbiamo avuto il piacere di incontrare Marco Miceli, un cuoco incappato in quell’abominio rappresentato dalla somministrazione di lavoro. Lui ha avuto il coraggio di denunciare gli abusi che ha subito, in termini di mancati pagamenti e versamenti dei contributi . Lo ha fatto nonostante le aziende denunciate siano aziende importanti e i titolari persone molto conosciute».

Le risposte dovute non arrivano…

Ecco perché, fanno sapere dal sindacato di base, «per noi Marco può e deve rappresentare un esempio e uno stimolo per tutti quelli che subiscono angherie e soprusi, può regalare loro quel coraggio che magari adesso non trovano.

Ma Marco si sta apprestando a festeggiare il secondo Natale senza avere risposte da quelle Istituzioni che lo dovrebbero tutelare – ecco il paradosso -. E questo,nonostante nel maggio 2020 si sia rivolto all’Ispettorato del Lavoro e nel novembre dello stesso anno alla Procura della Repubblica.

Questo è inaccettabile e produce l’effetto di far credere che denunciare sia inutile, una perdita di tempo, che i padroni sono troppo forti e inattaccabili», hanno fatto presente Peppe e Ruggero Marra nel corso della conferenza stampa.

«Un esercito d’ispettori del lavoro»

Il messaggio lanciato dai due rappresentanti dei lavoratori dell’Usb insieme a Marco Miceli, invece, è completamente diverso.

«In una regione con il 22% di lavoro irregolare abbiamo bisogno di un esercito d’ispettori del lavoro, non di poche unità impossibilitate ad affrontare il contesto in cui devono agire – rilevano -.

Abbiamo bisogno di tempi certi per questo tipo di vertenze. Abbiamo bisogno che la parte sana del nostro territorio stia con chi ha il coraggio di ribellarsi a questi soprusi».
Per «dare coraggio a tutti quelli che subiscono queste angherie», com’è giusto e come la stessa sigla sindacale sta facendo “con i fatti”.

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