Rifiuti a Maregrosso, via all'udienza preliminare per la giunta Accorinti

Rifiuti a Maregrosso, via all’udienza preliminare per la giunta Accorinti

Alessandra Serio

Rifiuti a Maregrosso, via all’udienza preliminare per la giunta Accorinti

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sabato 19 Settembre 2020 - 07:00

La Procura vuole il rinvio a giudizio per ex sindaco di Messina Accorinti, Giunta e dirigenti che non smantellarono discarica abusiva a Maregrosso. Si decide il 25 settembre

La Procura vuole il processo per l’ex sindaco di Messina Renato Accorinti, la sua Giunta, alcuni dirigenti comunali e il titolare di un’impresa, imputati della mancata bonifica di una grossa area a Maregrosso, sequestrata nel 2017 dalla Capitaneria di Porto.

Il rappresentante dell’Accusa lo ha ribadito ieri mattina al GUP Maria Militello, che ha aperto il vaglio preliminare dell’inchiesta ed ha già ascoltato quasi tutti i difensori. Il giudice ha poi rinviato al prossimo 25 settembre per dare la parola ad altri due avvocati, poi deciderà se archiviare in parte o del tutto l’indagine, o se le ipotesi di reato sono fondate e devono essere sottoposte al processo di primo grado.

I reati contestati (a vario titolo) ad Accorinti, gli ex assessori Daniele Ialacqua, Sergio De Cola e Sebastiano Pino, i dirigenti comunali Salvatore Cardia, Romolo Dell’Acqua, Natale Maurizio Castronovo e Domenico Signorelli;i dirigenti regionali Aldo Guadagnino, Marco Messina e Giampaolo Nicocia, infine il titolare di una ditta di smaltimento dei rifiuti, Salvatore Croce – sono rifiuto ed omissione di atti d’ufficio, gestione di rifiuti non autorizzata, abusiva occupazione di spazio demaniale, falso ideologico in atti pubblici.

In buona sostanza gli inquirenti messinesi – i PM Rosanna Casabona e Marco Accolla – contestano all’amministrazione Accorinti di non aver agito per eliminare la discarica abusiva gestita in maniera irregolare da Croce, malgrado la situazione di degrado fosse notoria almeno dal 2017, ovvero dal primo sopralluogo della Capitaneria.

Ma soprattutto di non aver utilizzato i fondi regionali disponibili per la bonifica, reiterando le richieste di riaccredito delle somme senza però utilizzarle e mandandole perse. I 400 mila euro stanziati dovevano servire a demolire l’impianto di smaltimento abusivo, che occupava un’area demaniale di circa 1400 metri quadri, sequestrati a giugno dello scorso anno.

Il risultato della mancata corretta istruzione della pratica fu la perdita di somme residue non utilizzate per 233mila euro: 115mila 248 euro per il primo finanziamento e 117mila 831 euro per il secondo.

Difendono gli avvocati Salvatore Giannone, Alberto Gullino, Marco Di Mauro, Maria Puliatti, Carmelo Picciotto, Adriana La Manna, Roberto Materia, Isabella Barone, Antonio Catalioto, Rosa Di Bernardo e Cinzia Picciolo.


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