Antonino Marino: "A proposito di elezioni e dei magistrati in politica"

Antonino Marino: “A proposito di elezioni e dei magistrati in politica”

Antonino Marino: “A proposito di elezioni e dei magistrati in politica”

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sabato 27 Gennaio 2018 - 05:22

La riflessione si sofferma sul caso Grasso e di quanti lo hanno preceduto, come Ingroia.

In questo periodo su questa nostra povera Italia, incombono due seri problemi. Il primo riguarda il bullismo o le baby-gang, che si sta rivelando un affare sicuramente preoccupante, da aggiungere alla lunga serie in essere, quali la disoccupazione, le pensioni da fame, la Sanità, l’immigrazione e le tasse che aumentano – nonostante l’attuale Governo blateri il contrario – e via elencando. E noi, poveri elettori, speriamo sempre che il buon Dio ci mandi finalmente gli uomini giusti nel posto giusto, per raddrizzare questa barca che rischia di affondare. A proposito delle prossime Elezioni Politiche, si è appena conclusa la presentazione dei Simboli e abbiamo assistito alla ridicola gara a chi la spara più grossa. Un ginepraio di scudi e scudetti con didascalie degne della peggiore raccolta di barzellette, se non il nulla o il senso del ridicolo elevato al cubo. C’è quello “Delle mamme” e anche de “La fisica”. Fra le tante sigle e immagini appese alle pareti del Ministero, ha fatto molto rumore quello dell’ex Magistrato Pietro Grasso, ennesimo caso di Giudice passato alla Politica, per il quale, come i vari Ingroia & c, sarebbe interessante andare a spulciare le varie sentenze emesse prima del “trasloco”, e verificare se in qualche occasione “l’orientamento politico” abbia condizionato qualche verdetto. La “neoformazione” l’ex Magistrato ha deciso di chiamarla “Liberi e uguali”. A mio parere sarebbe stato più indicato chiamarlo – visti i tempi – “Uguali e liberi”. Nel senso: “Saremo Uguali agli altri” e “Liberi di continuare a farci i santissimi cavoli nostri e non quelli del popolo Italiano”.

Vabbè, meglio sdrammatizzare, ma resto dell’idea che, fermo restando il diritto di un Giudice ad avere la sua idea Politica, il Magistrato – se non per una questione etica, sicuramente per un fatto di opportunità – non dovrebbe traslocare dagli scranni delle Aule Giudiziarie alle “poltrone della politica”. Come se un Prete dismettesse l’abito talare per andare a dirigere una casa di tolleranza. E per favore, nessuno venga a raccontarmi la favola secondo cui certe Sentenze non siano state condizionate dal “credo politico” del Magistrato. Punto e lasciamo stare, altrimenti finisce che il 4 marzo ce ne stiamo tutti a casa, e invece è auspicabile che il popolo degli elettori avverta uno stimolo ribelle che determini la massiccia partecipazione al voto in modo da avere finalmente un Governo scelto dai cittadini e non dai palazzi del potere.

Quanto al “bullismo e baby gang”- per tornare al secondo tema – capita sovente di assistere a simposi, ricorrenze, congressi, assemblee sindacali, summit politici, riunioni segrete che poi tanto segrete non sono visto che il primo telegiornale ne spiffera i contenuti, insomma dove si fanno discorsi di vario genere, e un po’ tutti si riempiono la bocca con la parola “Progresso” e noi, popolo italiano, un tempo terra di santi, poeti, navigatori, ma a volte anche di pecoroni o furbi, ormai con ritmo incalzante e preoccupante assistiamo increduli al “progresso” di quel brutto fenomeno che riguarda gli strani, quanto ingiustificabili violenti episodi di pura delinquenza da parte dei nostri ragazzi/e dell’età adolescenziale avanzata (10/13) e giovanile (14/17). Spesso si tratta di bambinate, ragazzate o liti infantili, e fin qui, visti i tempi degli smartphone e internet, potremmo anche pensare a un dato “evolutivo” legato a fattori che attengono un certo tipo di progresso. Purtroppo, ahinoi, gli episodi che in questi ultimi tempi continua a offrire la cronaca quotidiana, hanno assunto le caratteristiche di delinquenza pura e brutale. Si tratta di gruppi organizzati, armati di bastoni, catene e coltelli a serramanico, che in qualche caso vanno allo scontro con altri gruppi di pari livello, ma spesso – e questo è il dato che scombina ogni logica – nei confronti di pari età incontrati per caso in strada o alla fermata del tram, così, per il piacere di spaccare le ossa a qualcuno oppure di sferrare una diecina di coltellate. Sì, va bene, non esageriamo – dirà qualcuno – perché il bullismo c’è sempre stato. E questo è anche vero in parte, perché fino a qualche anno fa, episodi di tal genere accadevano raramente, e dunque classificabili alla stregua di un “normale” fatto di cronaca nera. Adesso destano forte preoccupazione poiché assurti a cronaca quotidiana. Insomma, per farla breve, quando gli episodi di violenza accadono con cadenza periodica, ognuno dice che siamo nella normalità. Quando invece accadono con cadenza quotidiana, allora occorre che i nostri governanti s’impegnino in qualche Progetto di Legge serio, che preveda pene esemplari senza sconti o riduzioni di pena. E quando si tratta di baby-soggetti, di 8-10 anni, suggerire ai genitori di somministrare bonariamente quattro salutari scoppole e un paio di calci nel sedere, con sequestro dello smartphone per un mese. E succede – purtroppo – che qualcuno dal carattere docile (come la maggioranza delle vittime) per paura o vergogna (ingiustificata) dopo avere subito più volte spintoni insulti e pestaggi nei locali della Scuola, decida di non parlarne con i genitori o gli Insegnanti e che alla fine decida di farla finita. E’ cronaca degli ultimi giorni quanto accaduti a Napoli, dove un giovane liceale è stato aggredito da una gang (no baby) che dopo gli spintoni e i calci gli hanno “somministrato” anche una serie di coltellate, una delle quali gli ha reciso la giugulare. I tecnici della materia lo chiamano “cyber bullismo” in quanto, sostengono si tratti di un fenomeno delinquenziale partorito dalla cosiddetta RETE. Insomma, giriamola come vogliamo, ma alla fine non possiamo che convenire con chi ha spiegato che trattasi di soggetti il cui cervello è andato in “e-bullizione” e la nostra bella Napoli, oltre al Vesuvio, O sole mio, I te vurria vasà , ma anche la camorra e Scampia, si stia proponendo come capoclassifica degli episodi di violenza gratuita da parte delle gang giovanili. Dice: sì è vero, però gli organi di Polizia, di solito riescono a individuare i responsabili e arrestarli. Sì: e il Magistrato, dopo il rituale interrogatorio ne trattiene uno e gli altri li manda a casa. Gli studiosi della materia sostengono che questi delinquenti non sempre appartengono a famiglie di camorristi ma più spesso a gruppi di persone che vivono sì nello stesso ambiente casalingo, ma dove ciascuno va dove gli pare e fa quello che vuole, che il più delle volte significa attività illecite, tipo furti, o “vedetta” in quel di Scampia o altre zone dove lo spaccio è organizzato a livello “imprenditoriale”, come ha raccontato Saviano nel suo Gomorra e documentato da vari programmi televisivi. Insomma – per dirla in un tutt’uno – si tratta di ambienti in cui mancano la famiglia e la scuola, organismi il cui compito principale è – o dovrebbe essere – l’educazione e il rispetto delle regole. Occorre potere offrire ai nostri giovani, esempi di legalità, condanna della violenza e rispetto delle Leggi. Solo così il futuro della nostra bella Italia potrà vantarsi del proprio livello di civiltà, altrimenti non ci resterà che cantare: (1)“”Italia tu brami, funesta, arcana: soffri, ti contorci, stringi le labbra, piangi. Ti spezzano le gambe: ti sfregiano il viso a morte,sangue! ………..Povera Italia che vanto avevi, povera madre come t’hanno ridotta i figli tuoi””.

(1)Voce nel Silenzio“Italia brami” di Maria Adiberai Sauta

Antonino Marino

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