Ponte sullo Stretto: congelato dal ministro Passera, ma ancora fonte di polemiche in città

Ponte sullo Stretto: congelato dal ministro Passera, ma ancora fonte di polemiche in città

Giovanni Mollica

Ponte sullo Stretto: congelato dal ministro Passera, ma ancora fonte di polemiche in città

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domenica 01 Luglio 2012 - 04:39

Il brillante pezzo di di Rosaria Brancato su Accorinti e il Ponte ha suscitato commenti interessanti. Che si prestano a qualche riflessione sull’efficacia mediatica di “parlare alla pancia” dei lettori e sull’illusione che la realizzazione del Ponte sia stata bloccata dal “cavaliere bianco” messinese e dai suoi sostenitori

Sono rimasto impressionato dal numero di commenti suscitati dal pezzo di Rosaria Brancato apparso su Tempo Stretto qualche giorno fa (vedi correlato). Un significativo esempio di quello che gli addetti ai lavori chiamano “nuovissimo giornalismo”.
Dove il comunicatore comprende e condivide i sentimenti dei lettori e scrive (o dice) bene quello che loro vogliono sentirsi dire.
Le emozioni non possono essere contestate o smentite e finiscono per prevalere sui ragionamenti, sui fatti e sulle cifre. Non esprimo giudizi di merito, constato solo che è un modo di intendere il mestiere che, da qualche anno, si sta dimostrando vincente.
La Repubblica è stata la prima a utilizzarlo: i suoi lettori volevano un giornale che parlasse male di Berlusconi e di tutto quello che si proponeva di fare, Ponte compreso. Ezio Mauro e la sua truppa li hanno accontentati, con piena soddisfazione (o con l’ispirazione?) di Carlo De Benedetti, proprietario del quotidiano e avversario storico del Cavaliere.
Oggi La Repubblica vende più del Corriere della sera, mostratosi molto più misurato e composto.
Nel mondo della comunicazione del XXI secolo, il modo nel quale si “vende” un prodotto conta più della qualità del prodotto stesso: si arriva alla mente del lettore attraverso una forma di “empatia” (così la chiama Beppe Severgnini) che comunica al lettore gli stati d’animo che il giornalista si propone di trasmettere. Un giornalismo da “venditori di idee attraverso le emozioni”, non attraverso il ragionamento. Dove l’obiettivo è “condividere” e non creare un prodotto di qualità.
La brava Rosaria, lodando l’impegno e il coraggio di Renato – quel puntino colorato a 220 metri d’altezza -, ha indicato in lui l’origine storica dell’opposizione “strutturata” contro un “ponte di parole”, proprio come lo chiama Repubblica. Opposizione a un’opera inventata dal Potere per lasciare la Sicilia nelle condizioni in cui era 10 anni fa, per toglierci la terra sotto i piedi … il diritto a raggiungere Torino, Milano, Venezia in treno.
Quale sia questo Potere non si dice.
E’ quello berlusconiano? No, o non solo, visto che il Ponte lo volevano in tanti (Prodi, Rutelli, Craxi, etc.) anche prima di lui; forse i “poteri forti” che si nascondono dietro la Bilderberg di Monti? O la Massoneria, la Mafia, la diabolica Angela Merkel o chi altri? Anche se Brancato non ce lo svela, un fatto è certo: erano “i Cattivi”. E noi, per converso, siamo “i Buoni”.
Passando – solo per un attimo, per carità – dalla pancia al cervello: veramente qualcuno pensa che il Ponte sia stato uno strumento del Potere per bloccare lo sviluppo del Sud?
Per cancellare i treni a lunga percorrenza, tagliare i collegamenti con le isole minori via mare, far lievitare i costi degli aerei, ridurre le ferrovie regionali a livello di terzo mondo e impedire la realizzazione del secondo binario e delle autostrade? Mah!
Superata l’emozione della lettura, la tesi lascia spazio a qualche perplessità.
Passando poi ai commenti, ve n’è uno che, in modo molto articolato, ipotizza una diversa lettura della vicenda: non è affatto vero che il Ponte non si sia fatto a causa dell’opposizione dei NoPonte guidati da Renato. E nemmeno perché il progetto non ha superato l’esame degli organi di controllo: il definitivo ha ottenuto tutte le approvazioni tecniche, rimane soltanto il problema delle sue luci che, di notte, attirerebbero gli uccelli migratori, il che sta richiedendo approfondimenti da parte del Ministero dell’Ambiente. Non si è fatto perché ci sono politici e industriali – molto più influenti degli omologhi siciliani – che vogliono i soldi destinati al Ponte per realizzare altre opere a casa loro. Che costano ben più.
Il che non vuol dire essere “Cattivi” ma solo tenere agli interessi della loro terra.
Per esempio, Vendola, Fitto ed Emiliano sono perfettamente d’accordo che la Napoli-Bari debba essere considerata prioritaria rispetto al Ponte. Mentre politici e industriali liguri, lombardi e piemontesi sono riusciti a destinare 1,1 miliardi – buona parte di quanto è stato tolto al Ponte – per il collegamento del porto di Genova con Milano e Torino, attraverso il Terzo Valico dei Giovi.
Il tutto con la benedizione del PD siciliano nel quale Francantonio Genovese occupa un ruolo di rilievo. Con i suoi ingombranti interessi personali.
Altri lettori, poi, ritengono che l’opera non vada fatta perché il conto economico di chi la gestirà sarà certamente negativo, come (a loro dire) avviene per il Golden Gate di San Francisco. Questa è una sciocchezza sul piano economico ed è la classica zappa sui piedi degli avversari dell’attraversamento stabile: numerosissime opere ed attività – come il GRA di Roma, la Salerno-Reggio Calabria, la rete di trasporti su gomma siciliana e lo stesso traghettamento dello Stretto – hanno ricavi ampiamente insufficienti a coprire i costi. Ma vanno giudicate nel loro complesso.
Quando fu proposto di far pagare un pedaggio a chi utilizzava il GRA, i Romani fecero scoppiare un putiferio e l’idea fu accantonata. Nessuno si pose il problema di quanto costava all’ANAS (e, quindi, a tutti noi) sopportarne i costi senza alcuna entrata.
I turisti richiamati dal Golden Gate portano alla città di San Francisco più o meno soldi di quanto costa l’ipotetico passivo della società preposta alla gestione del ponte? E, senza quella pseudo-autostrada (gratuita) a sud di Salerno, quale danno subirebbe l’agonizzante economia del Mezzogiorno? Non parliamo poi dei traghetti, di Metromare e dei pullman che girano la Sicilia. Tutti si reggono grazie a sostanziosi contributi pubblici. Chiudiamo queste aziende perché non si reggono economicamente da sole?
Possibile che, per alcuni Messinesi, l’unico ente di gestione obbligatoriamente attivo debba essere quello del Ponte?
Stesso discorso vale per le osservazioni geoingegneristiche. La depressione di origine tettonica chiamata Graben è abbastanza comune nel mondo ed è stata ampiamente studiata dai tanti tecnici di fama mondiale, compresi quelli che hanno redatto il progetto definitivo del Ponte. Chi ritiene che il fondo dello Stretto sia una “bomba ad orologeria” si confronti pubblicamente con loro, oppure scriva una relazione scientifica adeguata e l’invii al Ministero delle Infrastrutture, al Prefetto e alla Procura della Repubblica. Ma non per bloccare la costruzione del Ponte – che, per altro, è già bloccata -, ma per fare evacuare i tantissimi Messinesi che vivono in strutture a rischio. Se non lo fa, vuol dire che utilizza conoscenze approssimate in funzione anti Ponte. Dicevo però che, in mezzo a poesia, chiacchiere da bar e improvvisate teorie scientifiche, affiora una nuova domanda: il Ponte può essere utile? Ai Messinesi, ai Siciliani e agli Italiani in generale. A mio parere, questo è il quesito più interessante. Quello che avrebbe dovuto essere posto a premessa di ogni dibattito. E, invece, non è mai stato affrontato seriamente. I lettori del Corriere della sera hanno risposto No quasi al 90%, a dimostrazione del clamoroso fallimento di chi doveva convincere gli Italiani dell’utilità socioeconomica dell’opera. Non c’è bisogno di richiamarsi a McLuhan per affermare che l’informazione che non arriva a destinazione è come se non esistesse. Cioè che non si può pretendere che gli Italiani, di tutte le latitudini e di tutti gli schieramenti, si battano a favore dell’attraversamento stabile quando nessuno si è mai premurato di spiegar loro a cosa serve e quali benefici potranno trarne. Molto più del sostegno politico locale – Buzzanca, Lombardo e Scopelliti contano ben poco nel panorama nazionale –, Ciucci avrebbe dovuto cercare quello di Bersani, Casini e Montezemolo. Non ne è stato capace o, più probabilmente, non ci ha nemmeno provato. Forse, fare il Ponte era l’ultimo dei suoi obiettivi.

13 commenti

  1. rossetti mariano 1 Luglio 2012 09:21

    Io mi firmo, chi ha scritto questo pezzo no!
    Vorrei dire tante caso, ma non conviene.
    Non peggior cieco di chi non vuole vedere e peggior sordo di chi non vuole sentire.
    Inoltre, ricordiamoci che lavare la faccia all’asino e tempo perso e sapone sprecato.

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  2. Il ponte alla fine si è rivelato un salvadanaio per le esigenze del nord….forse lo è sempre stato sin dall’inizio…
    Povero Accorinti ha protestato contro il niente assoluto…..il suo impegno vuoto ed inutile(per quello che sappiamo) poteva essere pieno ed utile ai reali problemi di Messina.
    Purtroppo i problemi reali di Messina, la sua depredazione non ha trovato ostacoli e proteste….Una bella maglietta con la scritta” lavoro e strutture dei messinesi non si toccano” sarebbe stata più utile di mille inutili”NO POnte”.

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  3. Il pezzo è regolarmente firmato. Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere …

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  4. rossetti mariano 1 Luglio 2012 16:47

    Dov’è la firma?

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  5. Ma allora insisti! Due righe sotto la fotografia

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  6. rossetti mariano 2 Luglio 2012 09:15

    Non ti scaldare, che ti fa male alla salute.
    Le firme negli articoli si mettono alla fine e non in un box a parte.
    In ogni caso, trovo i tuoi giudizi sulla economicità della realizzazione e della gestione molto surreali. Tu cosa proponi, ua costruzione ed una gestione in perdita? I bei tempi sono finiti.
    Le stesse ferrovie tagliano i rami improduttivi (e, volenti o nolenti, le tratte del sud e della Sicilia in particolare, sono improduttive per antonomasia).
    Ma tu pensi che un bergamasco o ad un pescarese saranno disposti a finanziare in perdita un’opera che non renderà un cewntesim di guadagno e che non porterà in cassa nemmeno i soldi della manutenzione?
    Perchè lo dovrebbero fare?
    In una economia al collasso come quella italiana i pochi denari devono essere investiri dove c’è la possivilitò di un ritorno. Piuttosto che gestire la Caltanissetta-Gela o la Terrsinio-Palermo, per esempio, allo stato conviene gestire le linee che portano soldi.
    E’ una realtà triste, anche crudele se vuoi, ma è il mercato.
    Basta più con i contributi a pioggia che servono solo a fare prosperare le solite ditte calabro-campane di inesistente manutenzione.
    Da oggi si cambia musica, amico mio.

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  7. Ho scritto io i commenti sul Graben e “bomba ad orologeria” e non me li sono di certo inventati. Sulla rete esistono milioni di informazioni, vere o false, ma sul ponte sono stati fatti studi scientifici di alto livello. Lei, Mollica, fà chiacchiere da bar di paese e sostiene che il ponte è bloccato perchè il Ministero dell’Ambiente sta valutando il problema delle migrazioni! E sottovaluta il rischio sismico dell’area dello Stretto, così come riportato da uno studio del 2008 dell’ Ingv (Istituto nazionale di geologia e vulcanologia). Detto studio, firmato dai maggiori studiosi mondiali, svela che in caso di sisma importante sull’area dello Stretto, circa il 38% degli edifici collasserebbe e le vittime potrebbero essere decine di migliaia. Lei pensa che un’opera così imponente come il ponte non subirebbe alcun danno?
    Continui a fare il giornalista, ma meno cinicamente.

    Giuseppe Spadaro

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  8. diciamo che l’iscrizione sulla maglietta avrebbe dovuto essere: NO AL PONTE: SI ALLA FAME, ALLA MISERIA, AL SOTTOSVILUPPO.

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  9. Nesuno può escludere che a Messina vi sia in futuro un sisma digrado superiore a quello del 1908. I parametri di sicurezza non si basano sui prossimi 10 o 20 secoli ma su quello che è successo da quando si è iniziato a registrare l’intensità dei terremoti. E’ un metodo empirico, certo, ma non ce ne sono altri. Il ponte è stato progettato per resistere a un sisma come quello del 1908, non a uno del 10° Richter. Lo stesso dovrebbe (?) valere per tutti gli edifici nuovi. Non si tratta di cinismo ma di semplice buon senso. Se così non fosse, in Giappone, in California, in Cile e in mezzo mondo non costruirebbero più nulla per la paura che arrivi qualcosa di più forte di quanto RAGIONEVOLMENTE PREVEDIBILE. Vale per il terremoto ma anche per i chicchi di grandine, per le nevicate e per le piene dei fiumi. Lo ha insegnato un certo Galileo e nessuno ha mai saputo suggerire metodi migliori, che uniscano economicità e rischi. Insisto però sul concetto: un sisma come quello del 1908 (7,2° Richter) è ragionevolmente prevedibile (pur se improbabile) entro i prossimi 200 anni, e lei si preoccupa di una struttura (il Ponte) progettata per resistere e non del 38% degli edifici che, presumibilmente, collasserebbe? Con tutto il rispetto, è il suo che mi sembra un ragionamento cinico.

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  10. Riguardo alle attività “in perdita”, non credo valga la pena approfondire: è evidente che tutto va commisurato in base ai benefici diretti e indiretti. Anche la linea dell’autobus che arriva a Tipoldo è in perdita ma vi è un beneficio sociale che non deve essere trascurato. Anche il contributo della Provincia alle compagnie di navigazione è un costo senza benefici “diretti”, ma si spera che i crocieristi portino qulche beneficio alla città. E così via. La navigazione sui laghi lombardi è sussidiata (hai mai protestato?), così come quella sullo Stretto (hai mai protestato?) e l’autostrada (gratuita) CT-PA (hai mai protestato?). E’ storia che questa fregola della gestione attiva è nata col Ponte sullo Stretto per ragioni strumentali, ammettiamolo una buona volta! E poi, certi discorsi li vedrei meglio in bocca a un bergamasco che a un Messinese.

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  11. Però è più probabile un grande sisma al largo di Siracusa e Catania mentre un evento sismico simile al quello del 1908 di Messina ha tempi di ritorno di almeno 1000 anni…poi nessuno può realmente prevedere nulla, in qualsiasi angolo del mondo.
    Allora fermiamo tutto perchè….non si sa mai…..
    Il mondo va avanti lo stesso, alla faccia dei catastrofici che prevedono la fine del mondo ogni anno, distruzioni ed apocalissi continue.
    In realtà la terra e viva: tifoni, terremoti, inondazioni ect. sono la normalità dell’attività del nostro pianeta…l’uomo si adatta, cerca di controllare eventi incontrollabili…e non si arrende, continua nella sua evoluzione, nel realizzare opere sempre più ardite….che segnano epoche, storia, cultura.
    Questa è la grandezza dell’uomo.
    Chissà se esistono popoli senza storia, senza cultura, senza nulla che ha sfidato i tempi, senza testimonianze del loro passato…dei rinunciatari apatici, inconcludenti e passivi.
    L’orgoglio dei Messinesi è la grande storia e le grandiose testimonianze realizzate dai nostri avi, che nonostante guerre e terremoti sono li a farsi ammirare.

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  12. Probabilmente mi sono espresso male. E’ chiaro che mi preoccupa più la situazione “esterna” al ponte. Ho fatto solo notare che il nostro sito è pericolosamente esposto al rischio sismico e quindi se collassassero gli edifici, “qualche” danno l’avrebbe anche il suo ponte, pur se costruito secondo i più rigorosi parametri di sicurezza. Non sappiamo cosa succederebbe agli automezzi che transitando sopra la campata, sarebbero investiti da violenti scossoni o sussulti, solo Dio lo sa. Non sono cinico, io, mi interessa la salute pubblica che un’opera così inutile.

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  13. Grazie per l’esempio di confronto civile di idee diverse
    Giovanni Mollica

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