Se lo smartphone diventa una dipendenza "globale"

Se lo smartphone diventa una dipendenza “globale”

Antonino Marino

Se lo smartphone diventa una dipendenza “globale”

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giovedì 27 Dicembre 2018 - 06:05
La riflessione

Era il 3 Aprile del 1973, quando da una Piazza a New York, Martin Cooper fece una chiamata dal prototipo di cellulare che aveva costruito e – poverino – non poteva certo immaginare la straordinaria evoluzione che nel tempo avrebbe avuto la sua geniale invenzione.

Mia nipote, sedicenne brillante studentessa al Liceo, ha lasciato nel mio cuore l’immagine indelebile del tempo in cui era ancora una soave deliziosa bambina in età prescolare, che quando passavo a farle visita dopo cena, stava lì nel suo lettino, abbracciata a un simpatico orsacchotto di peluche giallo. Adesso, il povero pupazzo giace offeso e desolato sopra l’armadietto fronte letto, perché sostituito dallo” smartphone” di ultima generazione che la mia splendida nipote non abbandona mai. Neanche quando viene a trovarmi: si catapulta sul lettino che fu di sua madre, gambe piegate a formare una M e via con i due pollici a tormentare a ritmo vertiginoso il povero smart. Ecco, ho voluto descrivere una “moda” che certamente sta condizionando la vita di milioni di ragazzi, ma anche di persone adulte, senza distinzione di sesso, ceto o cultura.

Dovunque vi sia un raggruppamento di persone, al Centro commerciale come all’Ambulatorio Medico, ai giardini pubblici o al cinema durante l’intervallo (ma anche più silenziosamente durante la proiezione del film) dobbiamo sorbirci le più strane musiche in chiamata e il conseguente ticchettio azionato da dita impazzite. Anche l’uso notturno però si difende bene, poiché, secondo indagini non contestate, il 75 % degli adolescenti dorme meno di otto ore, a causa dell’utilizzo notturno. Prima che questo beneMALEdetto cellulare entrasse a far parte delle irrinunciabili comodità, il primo pensiero la mattina appena svegli, era diretto verso gli affetti familiari o gli impegni da assolvere durante la mattinata. Adesso invece, appena apriamo gli occhi pensiero e mano si dirigono furiosamente verso il cellulare appoggiato sul comodino oppure al caldo sotto il cuscino. E la sera, dopo la”buonanotte” l’ultimo abbraccio è a lui riservato.

Insomma la dipendenza da smartphone esiste, ma preferiamo non ammetterlo, forse perché erroneamente convinti, che sia possibile abbandonarlo quando lo vorremo. I dati statistici però ci informano che il 54% degli uomini e il 56% delle donne non rinuncerebbero al cellulare per nessuna ragione al mondo.

In tutti prevale la convinzione che cellulare, smart o tablet siano strumenti che ci semplificano l’esistenza sotto ogni profilo. Insomma, diciamo che trattasi di una comodità elettronica che si è impadronita del nostro quotidiano e anche del nostro sonno.

Al riguardo, risulta che quattro persone su dieci trascorrono mediamente dai sessanta ai novanta minuti con gli occhi sullo schermo. Il 70% degli italiani di età medio/avanzata intervistata, ha ammesso che accortosi di avere dimenticato il cellulare a casa, sia subito tornato a prenderlo, soprattutto perché – unanime giustificazione – i cellulari di ultima generazione sono dotati di un sistema che permette di controllare l’impianto d’allarme installato nell’abitazione. E poi c’è il piacere di fare l’acquisto on line, programmare l’accensione degli elettrodomestici ma anche e soprattutto di potere chiamare o ricevere telefonate.

Certo – e chiudo – assistere a certi spettacoli mostrati da Stampa e TV riguardanti il Mercato della telefonia mobile, dove masse di giovani e meno giovani trascorrono la nottata in auto per essere primi a entrare in quel negozio dove l’ultimo modello si acquista a metà prezzo ma anche meno, è una roba sconvolgente che lascia perplessi. E mi viene da dire:

(1) “Oh andiamo gente! Non siate patetici! Smettetela di vedere il mondo dallo schermo di un cellulare. Vivete davvero. Ca…volo”

Dal film “Birdmav”

Antonino Marino

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