Teatro Vittorio Emanuele: da casa della cultura e dell'arte è diventato un campo di guerra

Teatro Vittorio Emanuele: da casa della cultura e dell’arte è diventato un campo di guerra

Rosaria Brancato

Teatro Vittorio Emanuele: da casa della cultura e dell’arte è diventato un campo di guerra

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mercoledì 31 Agosto 2016 - 22:08

L'Ente sembra essere diventato un ring. La guerra si combatte a colpi di lettere di ogni genere. Un Cda "esautorato" dalle proprie divisioni prima ancora che dal provvedimento dell'assessore della Regione non riesce a superare la stagione dei rancori.

Partiamo dalla fine: la prossima seduta è stata fissata per il 7 settembre. All’ordine del giorno il previsionale 2016-2017, la spinosa questione dei debiti fuori bilancio (gli uffici entro la prossima settimana dovranno fornire le relazioni in merito), la programmazione artistica, la modifica dello Statuto, il contratto per la foresteria e la convenzione con il Comune per il Giardino Corallo.

Dipendenti, artisti, orchestrali, fornitori, sanno che dall’approvazione o meno del bilancio dipendono le spettanze che tutti avanzano ormai da mesi.

Non sappiamo come finirà la seduta del 7 settembre, quel che però è noto, è che il Teatro Vittorio Emanuele da casa della cultura, tempio degli spettacoli, si è trasformato in un campo da guerra, senza esclusione di colpi.

La seduta del 30 agosto per poco non si è trasformata in rissa ed i veleni inizialmente sotterranei sono diventati con il passare dei giorni palesi. Il Cda è allo sbando, dilaniato da vendette trasversali, ripicche, senza nessuna certezza sugli assetti futuri ma anche sull’effettivo ruolo attuale. Da maggio è cambiato tutto. Alle dimissioni dell’ex sovrintendente Saija sono seguite quelle del consigliere Totò D’Urso ed alla vigilia della seduta del 30 agosto anche quelle di Giovanni Moschella.

Il 12 settembre scadono i 30 giorni indicati dall’assessore Barbagallo al Cda per completare quanto di competenza prima di aprire la fase della riduzione a 3 del Consiglio attraverso le nuove designazioni. Nel frattempo quel Teatro nel quale per decenni si è discusso di arte, spettacoli, cultura, si è trasformato in un ring, con i vertici che si guardano in cagnesco, si denunciano a vicenda e danno vita ad un ricco carteggio di accuse reciproche.

Il Cda, dopo aver perso quasi 2 mesi nel vano tentativo di trovare l’intesa sul nome del nuovo sovrintendente, ha trasmesso all’assessore Barbagallo i nomi dei due candidati rimasti in pista. Barbagallo ha scelto Egidio Bernava, sostenuto da gran parte della deputazione e dallo stesso collega di giunta assessore Vermiglio.

Poche settimane dopo l’assessore ha anche ridotto a 3 il numero del Cda, dando gli ultimi 30 giorni all’attuale. Nel frattempo però il Teatro si è trasformato in un campo minato. La guerra si combatte a suon di lettere. Così ci sono le missive di fuoco che il tandem Puglisi-Bruschetta tramite la stampa indirizza a Bernava, “reo” di essere stato scelto dall’assessore Barbagallo” in alternativa a . E sono lettere pubbliche. C’è poi un ricco carteggio che dagli uffici del Vittorio Emanuele passa da una stanza all’altra e dal Teatro fino a Palazzo Zanca, alla Regione, alla Corte dei Conti. In questo caso è il presidente Puglisi che chiede lumi sulla legittimità e sui costi del dirigente regionale Filippo Nasca e sul Giardino Corallo (convenzione strenuamente voluta dallo stesso Puglisi fino a due mesi prima), e di contro Bernava che spedisce le sue lettere alla Corte dei conti per chiedere chiarezza sull’entità dei debiti fuori bilancio.

C’è la lettera di Bruschetta che teme il ritorno della vecchia politica e i verbali dei revisori che accendono i riflettori sui costi della gestione attuale. C’è la lettera di Saia che spiega la sua versione dei fatti. Ci sono poi le lettere di dimissioni. Dopo Saija e D’Urso, ecco la lettera di dimissioni del direttore artistico Giovanni Renzo (successiva ad uno scontro in Cda) ad inizio estate e la lettera di ritiro delle dimissioni presentata il 9 agosto. A fine mese è la volta di Giovanni Moschella.

Oppure quelle di operatori che si sono sentiti esclusi dall’utilizzo del Giardino Corallo. Tra aprile e maggio non sono mancate le lettere dei consiglieri che invitavano alla prudenza nella programmazione ed a valutare ogni costo.

Rileggendo le missive (almeno quelle note) emerge un quadro devastato dagli scontri, dalle accuse reciproche di nefandezze varie (dall’essere pilotati dalla vecchia politica al fare piccoli interessi di bottega, all’aver strumentalizzato gli orchestrali).

Sembra di vedere una città in fiamme. La seduta del 30 agosto, dai toni più che accesi, sfociata in uno scontro verbale tra il direttore artistico Bruschetta e il sovrintendente Egidio Bernava, è solo l’ultimo esempio. Il Cda è paralizzato dall’impossibilità di decidere ed anche di programmare, alla luce delle gravissime criticità dei conti. Del resto fin quando non sarà nota l’entità dei debiti fuori bilancio e la strada per risolvere la questione, è arduo pensare che un consigliere approvi a scatola chiusa i provvedimenti (come invece fatto finora negli ultimi 2 anni).

Ha ragione Moschella quando nella lettera al Presidente Puglisi (che però aspetta quella ufficiale di dimissioni): “a cosa serve decidere di sciogliere il Consiglio quando lo si è già nei fatti?” Un Cda che non è stato in grado di decidere il nome del sovrintendente, un Cda litigioso e già ridotto nei numeri dalle dimissioni, un Cda che non è nelle possibilità di varare una programmazione artistica, nei fatti è già esautorato.

“La cosa più importante da fare è approvare il bilancio, lo dobbiamo a quanti aspettano lo stipendio, artisti, maestranze, orchestrali”, ha dichiarato Laura Pulejo. In questo clima di guerra infatti a pagare le ripicche, le antipatie, le rese dei conti ed anche le eredità di una gestione non eccellente, sono proprio i lavoratori, quelli che così come il pubblico hanno davvero creduto nel cambiamento del Teatro.

Pare che dopo la tempesta del 30 il clima si sia rasserenato e sia iniziato un dialogo.

Solo il 7 settembre sapremo se è stato un armistizio o una mezza pace. L'auspicio è che finisca la stagione dei veleni.

Rosaria Brancato

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