“Ritratti incrociati”: magistrale esibizione di Orazio Sciortino al Palacultura

 “Ritratti incrociati”: magistrale esibizione di Orazio Sciortino al Palacultura

giovanni francio

 “Ritratti incrociati”: magistrale esibizione di Orazio Sciortino al Palacultura

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mercoledì 15 Marzo 2023 - 10:00

Un gradito ritorno per la stagione musicale della Filarmonica Laudamo dell'ottimo pianista e compositore

Un gradito ritorno, domenica scorsa al Palacultura, per la stagione musicale della Filarmonica Laudamo, quello di Orazio Sciortino, ottimo pianista e compositore, già più volte gradito ospite presso le sale messinesi.

Il concerto recava la curiosa intitolazione “Ritratti incrociati”, che lo stesso pianista – che, come suo costume, ha interloquito con il pubblico – ha spiegato con l’accostamento fra il primo brano eseguito, gli “Intermezzi” op. 4 di Robert Schumann, e il secondo, una composizione di Sciortino stesso, dal titolo “Promenades: 7 passeggiate immaginare per sopravvivere ad una quarantena”.

Parlando degli Intermezzi di Schumann, il pianista ha messo in rilievo la modernità del pianismo del compositore tedesco, i cui temi non seguono mai uno sviluppo compiuto, come siamo abituati ad ascoltare nei coevi musicisti romantici, da Beethoven a Chopin a Mendelssohn, ma si presentano sempre frammentati, e ogni tema porta sempre ad un’altra figurazione musicale, cosa che rende difficile l’esecuzione anche dal punto di vista mnemonico.

Si tratta di sei brani (Allegro quasi maestoso; Presto a capriccio; Allegro marcato; Allegretto semplice; Allegro moderato; Allegro) che, come sovente accade, in Schumann, contengono citazioni di altre composizioni dell’autore, pezzi spesso spigolosi, talora dissonanti, basati prevalentemente sul ritmo, ove troviamo espressi i più svariati sentimenti, angoscia, gioia, umorismo, serenità, inquietudine etc. Brani, insomma di una sorprendente modernità, anche se di rara esecuzione.

Non a caso Sciortino li ha voluti accostare ad una sua composizione, del 2020, concepita in pieno isolamento a causa della pandemia: sette brevi pezzi, così denominati: “Awaking”; “Unconscious rag”; “Circular Waltz”; “Saltarello”; “Pain Chain”; “A day dies dancing, darkening” e “Circular thoughts”. In tutti prevale l’elemento dissonante, la negazione dello sviluppo del tema, la descrizione di sensazioni ed evocazioni, attraverso le quali l’autore si figura delle passeggiate immaginarie, dal mattino fino alla notte, lontane dalle quattro mura in cui è rinchiuso forzatamente.

Il programma del concerto è proseguito con un altro brano di grande interesse, sebbene anch’esso poco eseguito: le “Sei danze in ritmo bulgaro” Sz. 107 di Bela Bartok.

Si tratta di sei brevi danze, eseguite splendidamente, ove l’elemento melodico e praticamente quasi assente, e prevale l’energia di un ritmo forsennato, trascinante, basato, come sempre nel compositore ungherese, sulla rielaborazione e trasfigurazione di temi popolari. Il trattamento del pianoforte diventa percussivo e a volte quasi violento, ricordando certo pianismo di Prokofiev. anche se, come del resto Prokofiev stesso, Bartok si mantiene sempre nell’ambito della tonalità.

Hanno concluso la serata due Rapsodie Ungheresi (la n. 13 e la n. 19) di Franz Liszt, autore del quale Sciortino è un vero specialista, e anche in questa occasione ne abbiamo avuto la conferma.

Le Rapsodie ungheresi Lisztiane sono delle fantasie costruite su temi popolari, per lo più di origine zigana. La n. 13 ricalca lo schema delle altre: una lunga introduzione lenta (“Lassu” nella tradizionale “Csardas” ungherese) seguita da un movimento veloce – “Friska”, di carattere virtuosistico. Lo stesso vale per la n. 19, l’ultima e la più lunga delle Rapsodie di Liszt, che dopo la consueta lunga introduzione lenta, sfocia in una trascinante “Friska”, assai ritmata, con un tipico tema ungherese zigano, per concludere in apoteosi con rapide ottave martellanti, di difficoltà tecniche davvero trascendentali, un autentico pezzo di bravura.

Il virtuosismo di Liszt ha dato modo a Orazio Sciortino di sfoggiare le sue notevoli abilità tecniche e la sua assoluta padronanza della tastiera, strappando convinti ed entusiastici applausi.

Molto belli e assai graditi dal pubblico i due bis concessi: ancora Liszt, con la celebre “Parafrasi dal Rigoletto”, un brano particolarmente riuscito e di sicuro effetto, basato sul tema del celeberrimo quartetto “Bella figlia dell’amore”; il tenero e sognante “Alla primavera” il brano forse più noto dei “Pezzi Lirici” di Edvard Grieg.

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