“Suffragette”, la strada per l’emancipazione

“Suffragette”, la strada per l’emancipazione

Tosi Siragusa

“Suffragette”, la strada per l’emancipazione

Tag:

venerdì 18 Marzo 2016 - 23:09

Sulla rotta della decima musa: le bisnonne del Regno Unito attiviste per la libertà femminile nel nuovo film di Sarah Gavron. Impressioni a cura di Tosi Siragusa

Non convince del tutto il drammatico lungometraggio “Suffragette”, lavoro presentato all'ultimo Torino Film Festival che si avvale delle valenti interpretazioni di Carey Mulligan, in primis, di Helena Bonham Carter, di Anne Marie Duff, e della presenza cameo della sempre splendida Meryl Streep. La vicenda ruota intorno all'annosa conquista del suffragio femminile ed è ambientata nell'Inghilterra degli anni '10. Il primo voto del sesso femminile si ebbe poi nel Regno Unito nel 1928, mentre in Italia si dovette aspettare il marzo 1946 (alle amministrative) e nella "civile" Svizzera il 1971. Ricordiamo che per gli uomini era, invece, un diritto indiscusso.

Il prezzo della battaglia di quelle donne chiamate con disprezzo “suffragette” dalla stampa, e appropriatesi di tale dispregiativo, con slittamento semantico, fu comunque individualmente altissimo e il film tenta di scandagliare fra i meandri di quelle coraggiose esistenze immaginate, mentre Emmeline Pankhurst, storica leader del movimento, fondatrice della Women 's Social and Political Union, appare, quasi, quale meteora rilucente, visionaria solamente in poche scene ed è autorevolmente interpretata. Oggi come la definiremmo? Attivista o terrorista? Noi non abbiamo dubbi e infatti i diritti che oggi sembrano scontati, almeno nei paesi civilizzati, non sempre lo sono stati, anzi… e nulla può essere dato per acquisito. Protagonista è Maud Watts (lavandaia presso una terrificante fabbrica, soffocante per i vapori mefitici, con a capo un bieco maschilista, maniaco) coinvolta da altre operaie a ribellarsi contro quell'oppressione e rivendicare "in primis " la libertà di voto alle donne poco abbienti, cui si affianca, con un ruolo di sollecitazione, la moglie del farmacista, intelligente e illuminata, come peraltro il marito (la Carter è realmente bisnipote di Lord Asquith, poco tenero primo ministro all'epoca dei fatti). E mentre Maud, da timida e riluttante diverrà in breve tempo una delle più agguerrite, prendendo piena coscienza e posizione e perdendo però marito e figlio (la cui custodia le verrà sottratta e che sarà dato in adozione dal becero consorte), la collega, che pur l'aveva introdotta, dovrà rinunciare alla battaglia in nome della creatura che dovrà venire al mondo. Le suffragette erano pestate dai poliziotti, incarcerate, forzatamente alimentate se facevano lo sciopero della fame e tenute sotto controllo con le telecamere. I costumi non appaiono così fedelmente riprodotti ed anche la fotografia e le scenografie di Alice Normington non sono complessivamente ben riuscite, così come la sceneggiatura di Abi Morgan, che sembra sempre troppo costruita in funzione del messaggio che si vuol trasmettere. La regia di Sarah Gavron è discreta e la filmaker appartiene ad una ricca famiglia laburista. Certo, l'importanza dell'opera filmica sta nell'illuminarci sulla possibilità che le donne si emancipino, siano davvero protagoniste, per avere cioè autorevolezza e riconoscersela a vicenda, dato che oggi quella sorellanza, che negli anni '70 sembrava assoluta, purtroppo scarseggia.

Come sosteneva Simone de Beauvoir "donne non si nasce, si diventa": anche se nascere donne dovrebbe già essere il massimo della completezza, occorre ancora confrontare le storie, trovare parole comuni perché la cultura patriarcale sussiste e molti uomini non riescono ad accettare il femminile che invade il loro territorio e si scatena la violenza. Donne, dunque, nel film in trattazione, di diverse classi sociali, ma forse rese poco realisticamente in questa vicenda corale di discriminazioni, sofferenze, isolamento. E' importante comunque aver mostrato il movimento che si è generato, come un fiume , attraverso le cronache dei sacrifici che quelle pioniere dovettero subire. E oggi, che le donne possono avere più spazio e voce, andare nello spazio, essere capi di Stato e anche mogli e madri, persistono discriminazioni di genere in ambito professionale, scientifico, artistico e prima ancora nel substrato educativo e poi etico-sociale, che possono generare misoginia. E occorre continuare a reagire anche in nome di quelle donne italiane che nel 1946 hanno votato, in 9 su 10 fra le aventi diritto, un milione in più degli uomini, quando nessuno avrebbe scommesso sulla loro presenza; e per quelle che iniziarono ad entrare nei consigli comunali, per prima Ada Natali nelle Marche , "la maestra Ada", laureata in giurisprudenza e partigiana, facendosi personalmente carico di tutti i problemi ed inventando le colonie estive. Il 2 giugno dello stesso anno le donne ritornarono alle urne per il referendun istituzionale, venendo elette solo per il 3,6% dei deputati. Il periodo in cui non si votava non è poi così lontano e se pensiamo che a Londra non c'è neanche un vicolo intitolato alla leader, solo una targa vicino al Parlamento… e l'unico, ricordo, precedente al film, delle suffragette, risale a Mary Poppins , che bada ai bimbi mentre la madre partecipa ai cortei di protesta, comprendiamo che forse la rigida divisione sociale non ha favorito l'alleanza femminile. In conclusione, non trattasi di un biopic, né di un filmone storico, ma del percorso umano e politico di un'operaia che vive una condizione d'inferiorità che a caro prezzo riesce a cambiare. Come è riuscita a farlo, realmente, Noojom, che nello Yemen ha ottenuto il divorzio a 10 anni e la cui vicenda è divenuta un film, diretto da Khadija Al-Salami, che, a sua volta, è andata sposa a 11 anni, si è ribellata e affrancata. Il matrimonio precoce è illegale secondo il diritto internazionale, ma ancora praticato in Yemen, Giordania, Iran, molti paesi africani, etc… e si deve dunque investire in educazione e formazione. Pensiamo anche a Malala Yousafzai, oggi diciottenne attivista per i diritti umani che, a 15 anni in Pakistan fu ridotta in fin di vita dai talebani, a 17 anni ha vinto il Nobel per la Pace e oggi incita all'importanza dell'istruzione (la sua vita è immortalata nell'omonimo documentario di Davis Guggenheim).

Tosi Siragusa

2 commenti

  1. TINA ANSELMI NILDE IOTTI ROSY BINDI LIVIA TURCO DEBORA SERRACCHIANI FORNERO LA BOSCHI, POVERI BABBEI ELETTORI DEL SUO PARTITO E DI SUO PADRE ORA PIU’ POVERI DEI CLANDESTINIED ALTRE. LE SUFFRAGETTE MA PERCHE’ NON SI STAVANO A CASA. CONSIDERATO I RISULTATI DI QUESTE. CHE NON MI PARE CHE ABBIANO SVOLTO IL LORO COMPITO A FAVORE DELL’ITALIA. HANNO SVENDUTO L’ITALIA E BUTTATO NEL CESSO COME L’ACQUA CHE PULISCONO I PAVIMENTI LA DIGNITA’ DELL’ITALIA. BINDI SCOMPARSA, SERRACCHIANI HA TRADITO LA SUA REGIONE I SUOI, POVERI ALLOCCHI, ELETTORI, HA TRADITO LA MIGLIORE GIOVENTU’ I RAGAZZI DEL ’99 CHE NON HA SVOLTO NESSUN RICORDO DEL CENTENARIO DELLA VITTORIA. OLTRE LE SUE LEGGI CONTRO I SUOI STESSI ELETTORI. MA CHE BELLA COMPAGNIA. E MI LIMITO

    0
    0
  2. TINA ANSELMI NILDE IOTTI ROSY BINDI LIVIA TURCO DEBORA SERRACCHIANI FORNERO LA BOSCHI, POVERI BABBEI ELETTORI DEL SUO PARTITO E DI SUO PADRE ORA PIU’ POVERI DEI CLANDESTINIED ALTRE. LE SUFFRAGETTE MA PERCHE’ NON SI STAVANO A CASA. CONSIDERATO I RISULTATI DI QUESTE. CHE NON MI PARE CHE ABBIANO SVOLTO IL LORO COMPITO A FAVORE DELL’ITALIA. HANNO SVENDUTO L’ITALIA E BUTTATO NEL CESSO COME L’ACQUA CHE PULISCONO I PAVIMENTI LA DIGNITA’ DELL’ITALIA. BINDI SCOMPARSA, SERRACCHIANI HA TRADITO LA SUA REGIONE I SUOI, POVERI ALLOCCHI, ELETTORI, HA TRADITO LA MIGLIORE GIOVENTU’ I RAGAZZI DEL ’99 CHE NON HA SVOLTO NESSUN RICORDO DEL CENTENARIO DELLA VITTORIA. OLTRE LE SUE LEGGI CONTRO I SUOI STESSI ELETTORI. MA CHE BELLA COMPAGNIA. E MI LIMITO

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007