Il diritto di essere illogici e quello di non doversi giustificare per le proprie idee

Il diritto di essere illogici e quello di non doversi giustificare per le proprie idee

Il diritto di essere illogici e quello di non doversi giustificare per le proprie idee

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mercoledì 12 Febbraio 2014 - 08:16

Può anche accadere che abbracciamo un modo di vedere la vita, ma non riusciamo a staccarci da qualche abitudine che amiamo troppo, come ci regoliamo allora? Rinunciamo a cambiare per non essere tacciati di incoerenza? O, al contrario, diventiamo “integralisti” della nostra nuova filosofia? Chiedi alla psicologa: invia una mail all’indirizzo psicologica@tempostretto.it.

L’errore, come già discusso nelle settimane precedenti, è veicolo di conoscenza. Più conosciamo, più cambiamo idea. Noi stessi cambiamo di conseguenza.

C’è un momento durante il quale siamo influenzati sia dalle nostre vecchie idee, sia da quelle che ci andiamo formando. Le teorie che prima ci convincevano non ci convincono più tanto e quelle nuove non le abbiamo ancora interiorizzate fino in fondo. Ne deriva una certa illogicità, un’incoerenza nei nostri discorsi e nei nostri comportamenti che ci rende particolarmente esposti al giudizio altrui.

Può anche accadere che abbracciamo un modo di vedere la vita, ma non riusciamo a staccarci da qualche abitudine che amiamo troppo, come ci regoliamo allora? Rinunciamo a cambiare per non essere tacciati di incoerenza? O, al contrario, diventiamo “integralisti” della nostra nuova filosofia?

Facciamo un esempio: Gaia è da sempre attenta alle tematiche ambientali, ha cambiato molte delle sue abitudini, man mano che realizzava quanto fossero “inquinanti”. Ha convinto l’intero condominio a fare la differenziata, inimicandosi qualche condomino contrario. E’ proprio grazie alle frecciatine di uno dei suoi vicini di casa, che realizza solo di recente che, per essere coerente col suo spirito ambientalista, il suo uso dell’automobile dovrebbe diminuire. Si rende conto, inoltre, che la sua cabriolet d’epoca ha un impatto ambientale non indifferente. D’altro canto non può rinunciarci così, di punto in bianco: le avventure più belle le ha vissute con lei, non si sente di dire addio per sempre al senso di libertà che prova ogni volta che si rende conto che tra lei ed il cielo non c’è alcun ostacolo. Ci è così affezionata che le ha persino dato un nome. A Gaia pesa essere giudicata incoerente, mette quindi la sua auto in garage e non la tira più fuori. Che tristi domeniche senza le sue amatissime gite in cabrio. Nessuno però può darle dell’incoerente.

Il suo vicino invece, che crede che tanto non possiamo cambiare il mondo, rinuncia a priori a farlo: va in Suv al tabacchino sotto casa e butta i mozziconi per terra, tanto se non lo fa lui lo fa qualcun altro. Nemmeno lui è incoerente. Solo che, in nome della coerenza, abbiamo una persona incivile ed una triste.

Se la coerenza da sola non basta, come ci orientiamo in questi casi? Come sempre la soluzione sta nella domanda che ci poniamo, nelle priorità che ci diamo: qual è il valore per noi più importante, la coerenza ad ogni costo o la nostra serenità complessiva?

Non facendo più le sue gite fuori porta, Gaia si intristisce, le pesa un po’ di più fare le cose che di solito faceva, tanto che rifiuta l’invito a partecipare alla pulizia delle spiagge, invito che accetta sempre con gioia. Quando si rende conto di ciò, comprende anche che, tentando di essere totalmente coerente, ha sacrificato proprio ciò che le dava la gioia necessaria condurre la sua vita con piacere e leggerezza, rendendole più gravoso fare tutte quelle cose belle ed utili che aveva sempre fatto.

Gaia decide allora di ignorare i commenti sarcastici del suo vicino, decide di venire a patti con se stessa, trovando un saggio equilibrio tra la sua coscienza ambientalista e l’amore per la sua cabrio: decide di non usarla più per gli spostamenti quotidiani, che adesso fa in bici, ma di non rinunciare in alcun modo ai suoi fine settimana di libertà.
Rivendica il diritto assertivo di essere lei, e solo lei, giudice delle sue azioni, rivendica il diritto di essere illogica ed incoerente, rivendica il diritto di non dare giustificazioni per il suo agire: dentro sé, Gaia sa che questo è l’equilibrio giusto per lei sa che ogni tentativo di convincere il suo vicino della giustezza delle sue opinioni finirebbe solo per farla sembrare insicura, quindi in torto. Gaia ci fa vedere come ogni nostra azione sia collegata all’altra, come i nostri valori, per quanto tutti sani, possano entrare in conflitto tra loro. Ci illustra come la via “saggia” non sia seguire un valore a discapito di un altro, ma trovare tra loro un equilibrio. Incoerente ed imperfetto, come ogni cosa umana, ma utile per noi, nello specifico momento che viviamo, senza dimenticare mai che, come siamo cambiati una volta, cambieremo ancora, per cui non vale la pena affaticarsi troppo a trovare coerenza perfetta nella costante mutevolezza della vita.

“Psicologica” è curata da Francesca Giordano, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi di Torino, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma (SPC), Vicepresidente A.p.s. Psyché, “mamma di giorno” presso il nido famiglia Ohana di via Ugo Bassi, 145, Messina. Per informazioni telefonare al: 345.2238168.
Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni e le risposte fornite dall’esperta hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.

2 commenti

  1. Mi sembra uno di quei ragionamenti che così recita.
    “Da quando mi sono sposato/a sono un uomo/donna fedele, certo che se mi capita, ogni tanto, una ciulatina extra senza tanti coinvolgimenti, me la faccio volentieri….!”
    Mha!

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  2. Caro Goffredo,
    innanzitutto grazie per avermi letta e per darmi l’opportunità di precisare, ancora una volta, cosa vuol dire assertività. L’assertività è fondamentalmente il diritto di essere ciò che si vuole essere, nel rispetto di sé e degli altri, per questo si parla di diritto/dovere. Se l’assertività mi permette di ammettere a me stessa che sono attratta da altri partner, sebbene abbia giurato fedeltà ad uno solo, non mi permette di agire alle sue spalle, anzi mi impone di considerare il suo benessere ed il rispetto nei suoi riguardi tanto quanto considero i miei. Il compromesso da raggiungere, quando si parla di assertività, è sempre tra valori assertivi, che promuovono il benessere di tutti. Quando agiamo anteponendo il nostro benessere, magari venendo meno ad un patto di fiducia, allora non siamo più assertivi (io valgo quanto vali tu), ma scivoliamo nell’aggressività (io valgo più di te ed i miei bisogni vengono prima del rispetto che ho per te).
    Pensare ed agire in modo assertivo non implica centrarsi sul risultato, ma sul processo. Non agisco assertivamente in base a quello che faccio, ma in base alle variabili che considero nel processo decisionale che mi porta a quella scelta.
    Una scappatella extraconiugale non è un comportamento assertivo, ma aggressivo, se la coppia si è giurata fedeltà. E’ assertivo qualora i due partner abbiano concordato che è un comportamento lecito all’interno della loro coppia. Lì potremmo condividere o meno tale scelta ma, assertivamente, la coppia potrà rivendicare il diritto di gestire la propria vita come meglio crede, dato che il loro agire non compromette il benessere di nessuno.

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