“Adulto”, stato di tensione

“Adulto”, stato di tensione

Domenico Colosi

“Adulto”, stato di tensione

Tag:

venerdì 07 Ottobre 2016 - 14:23

Presentato all’interno della sezione “Discordanze teatrali” il lavoro della compagnia milanese Phoebe Zeitgeist dedicato ai testi finali di Dario Bellezza, Pier Paolo Pasolini ed Elsa Morante

La metamorfosi come rivincita pansessuale. Un borghese degradato al rango di prostituta ritualizza una serie di fellatio con giovani proletari: la soddisfazione sgorga dai loro membri nel segno di un abbattimento della finta rispettabilità di matrice cattolica. La scena si ripete, smessi gli opprimenti vestiti arriva il raggiungimento del piacere, un orgoglio che matura nella forzatura, nell’umiliazione. Stacco netto: la separazione lacerante dalle confortevoli pareti del grembo materno, un complesso edipico che sfocia nel disprezzo di sé. Un uomo piegato dall’insopprimibile desiderio di poter primeggiare, nella propria mediocrità, sull’unico fronte di interesse: l’amore della madre, passione totalizzante, paralisi su cui si arenano tutte le ambizioni sessuali.

Presentato all’interno del SabirFest nella sezione “Discordanze teatrali” curata da Gigi Spedale, “Adulto” della compagnia Phoebe Zeitgeist giunge alla sua 44esima replica nel maestoso scenario del Monte di Pietà. Occasione particolare per il regista Giuseppe Isgrò, milanese di nascita, per la prima volta in carriera impegnato nella propria città di origine. In scena, sapientemente riadattati con la collaborazione della dramaturg Francesca Marianna Consonni, i testi finali di Dario Bellezza, Pier Paolo Pasolini ed Elsa Morante: “Testamento di sangue”, “Petrolio” e “Aracoeli” dispiegano tutte le immaturità di un cattolicesimo sessuofobo, lo stato di tensione castrante di un’Italia perdutamente perbenista. L’ammirazione del Carlo pasoliniano per i genitali dei giovani proletari, prigionieri in fuga da una timidezza che non ha nome, rivendica il trionfo dell’istinto sulla morale borghese: l’ultima goccia di liquido seminale, gustata con brioso masochismo, diviene così medicina per ridefinire il proprio ruolo di adulto lontano dalle opprimenti convenzioni che la società impone. Lo spettro di Aracoeli, incestuosa condanna del figlio, è il destinatario dell’angosciosa invettiva di chi non riesce a divenire uomo. Un recinto tricolore nelle luci che delimitano la scena, chiarori sempre smembrati fino all’inevitabile buio: un urlo sincopato ad attraversare la notte.

Unico protagonista Dario Muratore e la sua ironica sofferenza tra i tormenti della carne: prono sulla sabbia, in pantaloni corti su un cavalluccio di legno, sui tacchi con biancheria femminile, a mimare una fellatio con un microfono, l’attore palermitano non tradisce l’ambizione di un progetto che esplora intime debolezze, vizi rigeneranti, visioni apocalittiche al di là delle apparenze. Il nostro Paese, oltre una porta chiusa.

Domenico Colosi

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007