Falsi tumori, venerdì gli interrogatori dei medici arrestati

Falsi tumori, venerdì gli interrogatori dei medici arrestati

Alessandra Serio

Falsi tumori, venerdì gli interrogatori dei medici arrestati

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mercoledì 29 Giugno 2016 - 01:18

I medici del Policlinico ai domiciliari da sabato saranno interrogati dal giudice che ne ha disposto l'arresto per aver diagnosticato falsi tumori così da effettuare interventi estetici a carico del SSN. A dare il via all'inchiesta, l'input del dg Pecoraro, raccolto dalla direttrice sanitaria Paolina Reitano.

E' venerdì 1 luglio il giorno del confronto tra il GIP Tiziana Leanza e i tre medici coinvolti nell'inchiesta sulle false diagnosi effettuate per impiantare protesi estetiche al seno alle pazienti, al Policlinico di Messina. Letterio ed Enrico Calbo e Massimo Marullo compariranno davanti al Giudice per le indagini preliminari accompagnati dai difensori, gli avvocati Giuseppe Carrabba e Piero Pollicino, e decideranno se avvalersi della facoltà di non rispondere e tacere, oppure rispondere alle domande del giudice che li ha posti ai domiciliari, con in più il divieto di comunicare con persone diverse dai conviventi. Il giudice ha anche stabilito che non potranno godere del beneficio della sospensione della pena.

L'indagine, condotta dalla sezione di Pg della Polizia, ai comandi del vice questore Fabio Ettaro, ha scosso l'opinione pubblica perché le accuse contestate ai tre sanitari – falso, truffa e peculato – cristallizzano un modus operandi preciso: diagnosticare falsi tumori, o la necessità di sostituire protesi mammarie già impiantate, quando ciò non era affatto necessario.

Sarebbe successo con almeno 12 donne tra il 2011 e il 2012, secondo gli investigatori, e in tutti i casi le donne sarebbero state all'oscuro della truffa. Sebbene non abbiano risposto alla raccomandata inviata dal Policlinico mentre era in corso l'indagine interna a carico dei medici, infatti, le pazienti sono state poi interrogate dalla Polizia giudiziaria, e hanno precisato di non aver mai saputo di essere state sottoposte ad esame istologico né di aver mai saputo l'esito dello stesso esame. Le pazienti hanno spiegato di aver pagato la somma richiesta, circa 2 mila euro a testa, a pagamento delle protesi. Non avrebbero avuto contezza, cioè, del fatto che le protesi adoperate non erano state fornite dal Policlinico, sebbene l'intervento fosse a carico del Servizio sanitario nazionale – grazie alla falsa diagnosi di tumore.

Prima ancora del racconto delle pazienti, a confermare agli inquirenti le anomalìè era stato l'esposto, nel 2013, del direttore generale del Policlinico. Nel 2012, infatti, una segnalazione al dg Pecoraro aveva messo sul chi va la la dirigenza sanitaria, in particolare l'allora ds Paolina Reitano, la quale aveva avviato una indagine interna. Analizzando i dati contenuti nell'Orma Web – un servizio di monitoraggio in rete costituito attraverso l'inserimento da parte dei medici, dopo ogni intervento, di una scheda descrittiva dell'intervento – la Reitano ha rilevato anomalie evidenti in una parte degli interventi effettuati dal direttore di Endrocrinologia, il figlio specializzando e il vice direttore dello stesso reparto, in particolare sull'applicazione delle protesi nei casi di ricostruzione del seno. La prova delle anomalie, è emerso alla fine del lavoro della commissione interna, è arrivata dalla Farmacia del Policlinico, che ha attestato di non aver mai fornito protesi nel periodo in cui Calbo, il figlio e il suo vice eseguivano le operazioni di chirurgia estetica.

Scorrendo le cartelle, poi, è emerso che le diagnosi di ingresso delle pazienti non corrispondeva con la diagnosi finale, quella alla base della richiesta di intervento chirurgico. Le stesse cartelle sono state poi esaminate dai medici legali consulenti della Procura, i dottori Elvira Ventura Spagnolo e Nello Grassi, che hanno rilevato le stesse anomalie. Non una semplice violazione dei protocolli, quindi, per impiantare protesi più costose, secondo gli investigatori, ma un meccanismo ben rodato per intascare denaro extra, visto che il quantum pagato dalle pazienti non veniva dichiarato affatto al Policnico, ma trattenuto dai medici. Interrogati durante le indagini, uno di loro ha anche ammesso la "leggerezza" e lamentato l'assenza dei controlli, che avrebbe consentito loro di correggere la procedura. Tutti si sono detti disponibili a restituire le somme all'azienda. Ma secondo la Procura avrebbero anche alterato ex post le cartelle, per evitare le conseguenze delle indagini. E hanno consigliato alle pazienti – sono state loro a raccontarlo – di non rispondere alla richiesta del Policlinico di avere chiarimenti sul loro percorso terapeutico.

E' per questo che tutti e tre, a suo tempo, erano stati sospesi dal servizio per due mesi. La notizia della sospensione era finita sui giornali, e attraverso la stampa lo ha saputo una delle pazienti. La donna, preoccupata, ha chiesto consulenza ad altri due chirurghi estetici, scoprendo così che l'intervento effettuato al Policlinico le aveva provocato gravi danni, soltanto parzialmente rimediabili attraverso una ulteriore, costosa operazione.

Questi i fatti inanellati dal Sostituto procuratore Antonella Fradà, che alla fine degli accertamenti ha chiesto ed ottenuto i domiciliari per i tre medici. Adesso toccherà a loro difendersi.

Alessandra Serio

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