Il Comune vuole chiudere il canile di Maregrosso ma non indica un'alternativa

Il Comune vuole chiudere il canile di Maregrosso ma non indica un’alternativa

Emma De Maria

Il Comune vuole chiudere il canile di Maregrosso ma non indica un’alternativa

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sabato 24 Novembre 2012 - 11:17

Il rifugio dell'ex facoltà di veterinaria non è in buone condizioni igienico-sanitarie, ma si invita a rimettere i randagi sul territorio senza fornire un'altra struttura. Insorgono Atreju e Fare Verde che chiedono un incontro col commissario Croce

Colpevole indifferenza, degrado e mancato rispetto della normativa, in termini di custodia e cura degli animali randagi presenti sul territorio, sono ancora una volta i tratti distintivi di una realtà, quella messinese, incapace di rispondere ad un emergenza che si trascina da anni delineando una condizione di arretratezza culturale con la quale, ancora oggi, si guarda al fenomeno del randagismo.

L’associazione degli studenti universitari Atreju insieme all’associazione ambientalista Fare Verde onlus denuncia all’unisono l’ emergenza: “Una condizione volutamente ignorata che affligge la città in una fase certamente complessa e difficile”.
Questo è il netto giudizio espresso da Andrea Santalco e Daniele Trevisano presidente e coordinatore del movimento studentesco Atreju e da Antonio Macauda, Valeria Centorrino e Bianca Genitori responsabili dell’associazione Fare Verde.
Responsabilità che, secondo i rappresentanti delle associazioni studentesca ed ambientalista, risiedono in capo all’Ente comunale, competente per legge in materia, ed in capo all’ASP territorialmente competente: “È inconcepibile come un Comune di 250.000 abitanti, tredicesima città d’Italia – apostrofano – non esista una struttura che possa degnamente qualificarsi canile comunale”.
“La condizione nella quale continuano a vivere i randagi e le difficoltà con le quali giornalmente sono costrette ad operare le associazioni di volontari sul territorio, abbandonate dalle istituzioni, anche per via del silenzio assordante da parte di coloro che probabilmente hanno interesse affinché il problema continui ad essere taciuto ed ignorato, ha contribuito a determinare sotto il profilo sociale ed igienico-sanitario una gravissima emergenza”.

L’assenza di un canile comunale adeguato alla numerosa popolazione canina presente sul territorio continua ad essere surrogata, con enormi difficoltà logistiche ed economiche, da parte di alcune associazioni animaliste: “Volontari per i quali l’assistenza al randagio rappresenta una missione di vita”.
Non manca un riferimento al Millemusi di Castanea ed al ricovero allestito presso l’ex Facoltà di Medicina Veterinaria a Maregrosso dove, più volte, si è intimato alle associazioni che operano al suo interno di abbandonare la struttura: “Nel caso del rifugio dell’ ex Facoltà di Veterinaria poi si giunge al paradosso – spigano i responsabili di Atreju e Fare Verde – in un primo tempo le istituzioni cittadine si sono avvalse della struttura, nonostante la consapevolezza di una situazione priva dei requisiti minimi di legalità, mentre oggi si invitano le associazioni a traslocare senza indicare o fornire una sistemazione alternativa.
E’ opportuno ricordare come, durante l’amministrazione Genovese, la Giunta comunale consegnò alle associazioni le chiavi della struttura di Maregrosso: liberandosi così della scomoda questione”.
Accuse che non risparmiano neppure la locale ASP: “Se da una parte si mettono a disposizione servizi vaccinazione, sterilizzazione e microchip allo stesso tempo non esita, attraverso l’ausilio di ispettori, ad elevare salate contravvenzioni per esercizio abusivo di cure cinofile”.
Nei giorni scorsi l’ente Comune ha diramato, attraverso una nota del 13 novembre, l’ennesimo invito ad abbandonare la struttura; nota attraverso la quale si esorta l’ASP a verificare il numero dei cani da rimettere sul territorio : “Si intima lo sfratto di circa 80 cani ed altrettanti gatti raccolti, curati, nutriti e sottratti alla vergognosa piaga di un randagismo che non è possibile arginare e combattere con provvedimenti indegni di un paese civile”.

Atreju e Fare Verde si schierano dunque al fianco dei volontari e dei quattro zampe preannunciando eclatanti iniziative di protesta e chiedendo, sin da subito, un incontro con il Commissario straordinario Croce affinché possano essere adottati provvedimenti di equità sociale capaci di conciliare soluzioni adeguate a salvaguardia di un diritto costituzionalmente garantito quello alla salute e all’incolumità dei cittadini ed il rispetto della dignità dei migliori amici dell’uomo.
Emma De Maria

10 commenti

  1. I cani ed i gatti raccolti all’interno del canile e gattile sono in pessime condizioni.Le varie associazioni composte da altrettanti volontari, dovrebbero capire che se il comune non riconosce la struttura, o elargisce fondi per poter curare i nostri amici a 4 zampe ,non si può parlare di rifugio per animali, dovrebbero aprire le porte e far scappare gli animali, non e’ una scelta di amore costringere gli animali a convivere con altri animali malati, questo e’ condannarli tutti allo stesso destino, senza acqua e senza corrente il cosiddetto rifugio e’ un vero e proprio lager, le condizioni igenico sanitarie molto fatiscenti mettono a serio rischio la salute di tutti gli animali che si trovano in quella struttura, e di tutti gli operatori che entrano in contatto con gli stessi animali.CHIUDETE SUBITO QUEL POSTO, QUELLE POVERE BESTIE NON MERITANO QUESTA TRAGICA FINE!

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  2. ho come l’impressione che il dott. croce finirà mandato a quel paese dalla cittadinanza molto presto…

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  3. “L’assenza di un canile comunale adeguato alla numerosa popolazione canina presente sul territorio continua ad essere surrogata, con enormi difficoltà logistiche ed economiche, da parte di alcune associazioni animaliste: “Volontari per i quali l’assistenza al randagio rappresenta una missione di vita” Sto rivivendo un pezzo della mia esistenza professionale e di attaccamento ai valori umani e sociali. Siamo a cavallo (per essere in argomento) fra gli anni 1970 e 1980 quando, dopo avere udito le difficoltà di mantenimento della struttura che ospitava cani randagi esposte dal dr. Oliva, all’epoca presidente della associazione amici del “rifugio del Cane” proposi alla giunta provinciale, se bene ricorso, Presidente il dr. Giuseppe Naro, in sede di predisposizione del “Bilancio di previsione” di istituzionale, attraverso la iscrizione nel bilancio, la concessione di un contributo annuale da destinare alla associazione ” Rifugio del cane”. Ricordo che il dr. Olivo, per ringraziarmi, mi consegnò la tessera di “socio benemerito” dell’associazione. Ricordo anche che in detta tessera, nel decalogo degli amici del cane, esisteva un detto che diceva ” Dio creò il cane per farsi perdonare di avere creata la donna. Certamente ed indiscutibilmente, era esaltata la fedeltà del cane che è disposto a morire per difendere il suo amico uomo. Ricordo un’altra frase del decalogo, ma non ricordo a chi era attribuita che diceva ” se potessi rinascere preferirei essere in cane”. Oggi i nostri cari amici sono allo sbando così come sono allo sbando gli esser umani deboli e gli indifesi della nostra città. E’ proprio in questi giorni la cattiva sorte li accumula impietosamente senza pietà. Così come “Casa Serena deve chiudere, chiudiamo anche il rifugio dell’ex facoltà di veterinaria che non è in buone condizioni igienico-sanitarie. E’ tutto giusto e rispetta le norme civili e penali della civile tolleranza nella speranza che, al più presto-chiudano anche, gli occhi gli ex ospiti delle due strutture che una società civile non ha saputo mantenere in vita. Messina, con questi atteggiamenti, fa impallidire i metodi dell’era Hitleriana, di nefasta memoria

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  4. Quindi in base a tutto questo articolo lei cos’ha colto nel preciso? Stiamo parlando di abusivismo, cani sistemati alla meno peggio e quant’altro e lei cosa sottolinea?
    I cani sono lì da prima che noi volontarie andassimo a fare il nostro lavoro, dopo anni e anni che i cani sono li non possiamo di certo lasciarli liberi di correre tra le macchine.
    Inoltre non mettiamo cani su cani perchè oltre a non esserci lo spazio consono non abbiamo nemmeno più soldi e sangue da buttare per altri cani.
    Mi dica poi secondo lei quali malattie trasmissibili hanno i cani che possono così contaminare tra loro.
    I cani dentro l’ex macello solo grazie alle tasche delle nostre volontarie e alle sporadiche donazioni hanno la prevenzione da pulci, zecche, rogna, vermi.
    Facciamo periodicamente test ELISA per la leishmaniosi, alcuni di loro ne sono affetti ma vorrei aggiungere che forse lei, giustamente, non se ne intende, ma non si contamina attraverso il sangue o la saliva o lo starnuto ma solo per via diretta dalla zanzara all’animale.

    Detto questo, come risolviamo la questione sottolineata dall’articolo? Questo suo commento è un suggerimento utile secondo lei? Da quello che leggo secondo il suo pensiero è fattibile quindi che i cani vengano reimmessi in territorio, anche quelli con leishmaniosi che hanno come cura giornaliera una pillola che liberi in territorio difficilmente potremmo garantirgli. Anche i cuccioli nati e cresciuti al canile che non consocono la realtà delle strade e la cattiveria delle persone.
    Sempre secondo il suo commento posso anche dedurre che lei reputa che tanti cani liberi in un territorio che non sono abituati a procacciarsi cibo siano quindi accolti tranquillamente dai cittadini, suppongo che quindi secondo lei i cittadini non abbiano paura di ritrovarsi maxi branchi mentre portano a passeggio il loro cane.

    Beh, devo dire che la sua è proprio una risposta alla questione davvero ben ponderata.

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  5. AREA DI MAREGROSSO : QUALE FUTURO ?
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    Ai primi del ‘900, come si vede dalle cartoline dell’epoca, la zona di Maregrosso era tutt’altro da disprezzare.
    Ora, siamo nel 2012 e l’area è quel che è. Gli interventi recenti di eliminazione del materiale “eterogeneo” accumulatosi in questi decenti, con il loro carattere di parzialità, ci lasciano intravedere come potrebbe essere e cosa potrebbe darci di bello, la zona. E poi c’è questa … “location” del ganile. Non si trova di meglio che sfruttare i locali dell’ex facoltà di veterinaria (e dintorni). Quale futuro per i randagi “ospiti” ? La libertà e quindi la morte, per strada, oppure, la camera a gas ?

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  6. dovremmo cercare, insomma, una soluzione civile e che non ci attiri le antipatie della parte piu’ animalista d’Europa.
    Non è un problema facile, ma neanche impossibile.
    Sopratutto evitare scene “post moderne” di randagi che rovistano tra i rifiuti cittadini, dopo che noi si paga regolarmente la tassa per i rifiuti urbani.

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  7. Se lei si riferisce al momento elettorale, sono d’accordo. Bisognerà poi vedere quale candidato e quale forza politica registreranno il maggior consenso. Ritengo che sia prematuro, giudicare sbrigativamente l’operato del dr. Croce. Lasciamolo operare, concludere il suo lavoro, chiaramente, come Monti, a termine. Dopo … penso che anche lei, sarà d’accordo con me che bisogna tornare alla fase politica nella vita della nostra città. La gente deve tornare a discutere, e deve ritrovare il gusto e la passione di far parte di una forza politica, come nel 1946. In questo il mondo della stampa, gioca un ruolo importante e meritorio.

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  8. SIG.CROCE MA QUALCOSA APERTO RIMARRA’ IN CITTA’?NO TANTO PER SAPERE..

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  9. FRANCESCO TIANO 25 Novembre 2012 13:28

    Il Randagismo in città è presente e si manifesta in tutte le sue problematiche e sfaccettature. Una schiera di cittadini volontari ed esperti ne attutiscono le conseguenze, curando gli animali meno fortunati, con amore, e reinserendoli nel territorio. Una sola struttura fatiscente e pericolosa è stata messa a loro disposizione, è quella dell’ex macello comunale di via S. Cecilia. Oggi, che bisognerebbe premiare questi concittadini e qualificare la struttura ed i mezzi, si chiede la chiusura del centro. L’istituzione è assente, non ha alternativa valide per risolvere definitivamente questo problema. Facciamo sentire e far giungere al palazzo la nostra civile ma decisa protesta.

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  10. MIA CARA, l’ABUSIVISMO NON CENTRA PROPRIO NULLA NELLA QUESTIONE,I CANI NON SI SISTEMANO DA SOLI DENTRO UNA STRUTTURA CHIUSA, LO SFORZO DEI VOLONTARI E’ LODEVOLE, MA PURTROPPO DOBBIAMO AMMETTERE CHE LE CONDIZIONI DEGLI ANIMALI NON SONO IDONEE PER NULLA , I TEST DI ELISABETTA NON ESISTONO, SEMMAI ESISTE IL COLLARE CHE C’ENTRA BEN POCO CON LA leishmaniosi COME LEI SCRIVE, ALL’INTERNO DELLA STRUTTURA NON VIVONO SOLO I CANI, MA VI SI TROVA ANCHE UNA COLONIA DI GATTI, COME MALATTIE TRASMISSIBILI DEI GATTI TRA LORO SIMILI TROVIAMO: LA FIV, MALATTIA INCURABILE E MORTALE, QUALORA UN SOLO GATTO AVESSE QUESTA MALATTIE POTREBBE CONTAGIARE BENISSIMO ALTRI GATTI CHE NON HANNO ANCORA CONTRATTO LA MALATTIA,LA MALATTIA E’ SILENTE E PORTA ALLA MORTE DELL’ANIMALE,POI C’E’ LA FeLV,MALATTIA ALTRETTANTO CONTAGIOSA E MORTALE CHE SI CONTRAE ,CON ALTRI GATTI MALATI, LE RICORDO CHE QUESTA MALATTIA SI TRASMETTE TRANQUILLAMENTE ANCHE SE IL GATTO MANGIA NELLA CIOTOLA DI UN ALTRO ANIMALE INFETTO, O USA LA LETTIERA DI QUALCHE ANIMALE INFETTO,POI PARLIAMO PURE DELLA ROGNA, CHE QUELLA PURTROPPO E’ TRASMISSIBILE DALL’ANIMALE ALL’ UOMO, INFINE E NON ULTIMA LA RABBIA, TRASMISSIBILE DA ANIMALE ALL’UOMO. PER NON ELENCARE UNA MIRIADE DI MALATTIE CHE SI POSSONO CONTRARRE IN UNA STRUTTURA NON IDONEA A TRATTENERE GLI ANIMALI.LOTTIAMO PER AVERE UNA STRUTTURA MIGLIORE PER CURARE I NOSTRI AMICI, NON FACCIAMO FACILE POLITICA STERILE, I PROBLEMI CI SONO E NON SI POSSONO NASCONDERE, LA STRUTTURA E DISUMANA PER I NOSTRI AMICI.

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