11 indagati per il disastro ambientale nel torrente. I rilievi dell'Arpa e le immagini dei Cc. Parlano i Croce
Messina – Un autocarro, un escavatore, l’intero compendio aziendale e l’area utilizzata per lo stoccaggio. E’ finita interamente sotto chiave ieri l’azienda intestata a Salvatore Croce dopo l’inchiesta di Carabinieri e Polizia Municipale coordinata dalla Procura di Messina. Per la magistratura, gli accertamenti effettuati dall’Arpa nel 2024 e quelli degli investigatori nel 2023 documentano un vero e proprio disastro ambientale. Per questo avevano chiesto al giudice per le indagini preliminari il sequestro e la sospensione dall’attività per l’imprenditore e i figli, Massimiliano e Giuseppe Croce. Ma il Gip aveva detto no.
Il Tribunale del Riesame ha invece adottato la decisione opposta e ieri i carabinieri sono tornati a Larderia, nell’area di Vallone Guidari dove opera l’azienda già al centro di un’altra inchiesta, quella che ha portato al sequestro del cantiere per la realizzazione del parcheggio sul litorale di Paradiso.
11 indagati
In questa seconda tranche sulle attività in discarica figurano 11 indagati: oltre al titolare i due figli individuati come effettivi gestori, altri familiari coinvolti nell’impresa e i dipendenti, in particolare i conducenti dei mezzi.
Dopo gli accertamenti, i Croce erano stati interrogati e, assistiti dall’avvocato Roberto Materia, avevano respinto tutte le accuse: nessun inquinamento, tutto autorizzato, e lo “spianamento” del materiale non era per interrare i rifiuti ma per “mettere in sicurezza” il torrente. Una spiegazione sulla quale il Collegio del Riesame (presidente Maria Vermiglio) ha parecchio da ridire.
Il Tribunale ha accolto invece i rilievi della Procura, basati sulle intercettazioni effettuate durante le indagini, in particolare le conversazioni tra i familiari coinvolti nelle attività e i dipendenti, il dossier dell’Arpa del 2024 e quanto emerso dai video e-killer utilizzati a metà del 2023 dai Carabinieri per documentare quello che avveniva nella discarica privata a valle del torrente.
Il disastro ambientale nel dossier Arpa e le video spie dei Carabinieri

Le riprese dei Carabinieri della Compagnia Messina sud, ai comandi del maggiore Federico Sallusto, hanno immortalato i numerosi mezzi in entrata e uscita dall’area della discarica e che scaricavano senza che venisse effettuata la pesa dei rifiuti, registrati i carichi, trattato il materiale. A convincere il Tribunale del Riesame, scrivono i giudici, sono state anche le relazioni dell’Arpa che dopo i sopralluoghi hanno parlato di un vero e proprio disastro ambientale nell’area, completamente trasformata e messa a rischio dalle attività della discarica. Le foto e i sopralluoghi documentano un alveo del torrente sostanzialmente sollevato con “argini” artificiali creati dal materiale, cumuli di rifiuti alti decine di metri e larghi anche di più di ferro, asfalto, giocattoli, fili elettrici, materiale di ogni genere. Le immagini di Google del 2018 presentano invece un panorama tutto diverso. Secondo la Procura la trasformazione del paesaggio comincia nel 2020, scrivono i magistrati sempre sulla base dei rilievi e dei controlli successivi.
Nessun controllo
Un paragrafo a parte dell’ordinanza del Riesame è dedicata al capitolo controlli. I Croce rivendicano una autorizzazione legittima e rinnovata puntualmente dagli enti incaricati. Secondo la magistratura effettuavano però operazioni non a norma con quanto prescritto nelle autorizzazioni. E si erano “allargati” rispetto al perimetro coperto dall’autorizzazione, che risale al 2015 ed ha durata quinquennale.
Il Riesame annota che, a fronte di una attività così delicata da rilasciare, i tecnici allora hanno effettuato un solo sopralluogo, hanno rilevato alcune irregolarità che i Croce hanno sanato presentando successiva dichiarazione senza che nessuno tornasse a controllare sul posto. Né, dopo il rilascio, dal 2015 ad oggi risultano altri controlli dall’ente che aveva rilasciato l’autorizzazione.
Parlano i Croce
“Il signor Croce, come il suo legale, confida nella giustizia, certo che nel proseguo sarà accertata la sua estraneità da tutti gli addebiti – dichiara l’avvocato Materia – Pur essendo molto rammaricato per l’ingiusto coinvolgimento dei suoi dipendenti e dei figli Giuseppe e Massimiliano in contestazioni tanto ingiuste quanto infamati. Il mio cliente ha fornito la massima disponibilità all’amministratore giudiziario nella speranza che non sia vanificata l’attività svolta da oltre un ventennio con massima dedizione e serietà”.
