Aggrediti due infermieri all'ex Ospedale psichiatrico di Barcellona

Aggrediti due infermieri all’ex Ospedale psichiatrico di Barcellona

Aggrediti due infermieri all’ex Ospedale psichiatrico di Barcellona

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giovedì 04 Ottobre 2018 - 15:01

Il presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Messina, Antonino Trino, descrive le preoccupazioni e i disagi dei colleghi impegnati nei servizi di assistenza ai detenuti.

Ancora un’aggressione ai danni di infermieri che prestano servizio all’ex ospedale psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto. In una letteraaperta trasmessa al presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Messina, Antonino Trino, vengono descritte le preoccupazioni e i disagi dei colleghi impegnati nei servizi di assistenza ai detenuti.

“Il 2 ottobre scorso, come mi è stato descritto nella missiva – afferma Trino – due infermieri sono stati aggrediti e costretti a ricorrere alle cure mediche al Pronto soccorso ma di queste situazioni rispetto ad altre avvenute nei nosocomi ordinari non si parla né le denunce del passato sembrano aver sortito gli effetti sperati di intervento delle istituzioni preposte. In queste realtà, il fenomeno delle aggressioni e delle minacce è anche legato all’aspetto detentivo oltre che psichiatrico e dunque è necessario (per come si è fatto con i colleghi aggrediti nei Pronto soccorso generali) accendere i riflettori su questi fatti che troppo spesso passano sotto silenzio rispetto agli atti intimidatori e di violenza che subiscono gli infermieri impegnati negli ospedali, ai quali va il mio personale sostegno e rinnovo la disponibilità dell'Opi per qualsiasi iniziativa”.

La Sanità Penitenziaria, inoltre, con il passaggio di competenze dal ministero della Giustizia a quello della Sanità non ha prodotto risultati per gli operatori del settore. “Nulla è cambiato per loro – prosegue il presidente dell’Opi di Messina – né da un punto di vista economico che contrattuale e seppur dipendenti dall’Asp non godono dello stesso trattamento degli altri operatori, e nella missiva si definiscono figli di un Dio minore e a mio avviso lo sono, essendo, nei fatti, carcerati fra i carcerati; tra l’altro dal primo gennaio 2019 non hanno certezze del loro futuro professionale, sollecito, a nome di tutti i componenti dell'Opi, le istituzioni incaricate a dare risposte alla categoria intervenendo immediatamente”.

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