"Nessuna però ha avuto seguito", dice Iacono dopo l'interrogatorio. Mentre Romano se la prende con la campagna contro la riforma della giustizia
Palermo – “Avete visto la canea che si è abbattuta nei miei confronti? Il magistrato fa il suo lavoro e la legge consente lo svelamento di alcuni fatti. Ma non credo sia normale che il mondo intero sappia di contestazioni che a mio avviso dovevano essere blindate”.
Così Saverio Romano schiva le domande dei giornalisti sui fatti emersi dall’inchiesta sul così detto Sistema Cuffaro e accende i fari sulle nuove norme volute dal ministro della Giustizia Nordio “che pure abbiamo voluto noi”, ammette Romano. Il coordinatore di Noi Moderati, indagato nell’inchiesta che coinvolge anche l’ex governatore siciliano Totò Cuffaro, è comparso davanti al Giudice di Palermo Carmen Salustro per l’interrogatorio di garanzia.
La Procura di Palermo ha chiesto l’arresto per entrambi. Al centro degli accertamenti, un appalto dell’SAp di Siracusa che sarebbe stato pilotato. Al vertice dell’azienda c’era il manager Alessandro Maria Caltagirone, secondo le ipotesi sponsorizzato proprio da Romano ed anche lui ascoltato oggi dal giudice.
“Non voglio fare polemica – ha detto il parlamentare prima del faccia a faccia con il giudice per le indagini preliminari – ma noto che c’è qualcosa che non funziona in quel che è avvenuto. Ho subito una sentenza di condanna irrevocabile, non avendo ancora capito cosa mi si contesta. Ed è successo perché io sono una delle personalità che più si è esposta per cambiare il sistema”, ha detto ancora Saverio Romano a proposito dell’arresto preventivo.
Domani toccherà a Salvatore Cuffaro rispondere alle domande del Gip palermitano, intanto oggi dopo Saverio Romano sono stati ascoltati tanti altri indagati.
Giovanni Giuseppe Tomasino, direttore generale del Consorzio di bonifica della Sicilia occidentale, dopo l’interrogatorio ha negato di conoscere l’imprenditore agrigentino Alessandro Vetro, aggiungendo che per quanto gli risulta non ha mai vinto appalti col Consorzio. Il direttore generale, secondo l’accusa, avrebbe favorito le imprese “sponsorizzate”, comprese quelle di Vetro appunto, che avrebbe consegnato a Carmelo Pace e a Cuffaro una somma di denaro per Tomasino.
Il manager Roberto Colletti e la nomina a Villa Sofia
“Nessuna utilitas dalla nomina all’ospedale Villa Sofia Cervello. Il dottore Colletti era stato già dirigente all’Arnas Civico, considerato di fascia A, mentre il Villa Sofia Cervello è di fascia B”, ha spiegato l’avvocato Giuseppe Di Stefano in nome di Roberto Colletti, il manager sanitario ascoltato oggi dal giudice. “Abbiamo chiarito la nostra posizione, e adesso ci aspettiamo un provvedimento favorevole”, ha aggiunto il legale.
Iacono: “Sono amareggiato”
“Sono molto amareggiato”, ha detto Antonio Iacono dopo il confronto col giudice. La Procura gli contesta il “patto corruttivo” del concorso di stabilizzazione per 54 operatori socio sanitari dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, nel giugno 2024. “Ho ricevuto diverse segnalazioni, non soltanto da Cuffaro, ma anche da altre persone…Ma nessuna segnalazione ha avuto seguito. Tutti i 54 concorrenti erano destinati ad essere assunti, in vista della stabilizzazione”, ha spiegato accompagnato dall’avvocato Mauro Torti.

La colpa è dei giornali che pubblicano, come se i decenni di scandali in sanità fossero un fattore secondario o una novità trascurabile.
L’unica cosa che teme la politica è l’opinione pubblica, ammesso che vi sia ancora abbastanza coscienza in giro per farsene una.
Non esistono sistemi perfetti o garanzie assolute per tutte le parti.
Preferisco leggere una intercettazione e decidere da me se sia politicamente rilevante o no piuttosto che non sapere nulla mentre tutto va in vacca.
Io sono in grado di distinguere un pettegolezzo pubblicato per puro prurito da una notizia che mi permetta di contestualizzare certi eventi.
Nel primo caso giudico il giornalista nel secondo il politico.
Se non so nulla semplicemente sono senza difese.