Brutto epilogo per il Pastificio Puglisi. Chiude una delle aziende storiche della Provincia di Messina

Brutto epilogo per il Pastificio Puglisi. Chiude una delle aziende storiche della Provincia di Messina

Redazione

Brutto epilogo per il Pastificio Puglisi. Chiude una delle aziende storiche della Provincia di Messina

giovedì 03 Luglio 2008 - 16:04

Nei giorni scorsi anche noi, attraverso le pagine di questo sito, avevamo provato a lanciare l’allarme per una situazione che per i molti segnali che arrivavano, rischiava di portare alla chiusura di una delle aziende storiche del nostro territorio. E l’impressione purtroppo non era sbagliata. Il Pastificio Puglisi di Gianmoro (Milazzo), dopo 130 anni, ha cessato ieri la sua attività, “strappando- una pagina ultrasecolare dell’imprenditoria messinese e le speranze di cinquanta lavoratori (di cui trentatre dipendenti) che adesso si ritroveranno senza lavoro. Una brutta notizia, giunta dopo giorni di protesta e di tentata mediazione da parte dei rappresentanti dei sindacati che hanno richiesto più volte incontri con la proprietà prima di rivolgersi al prefetto Francesco Alecci.

Fatale all’azienda la crisi del marcato del grano, che in pochi anni ha colpito soprattutto le imprese locali. Una realtà che -muore- nonostante il passaggio al vertice della società di due anni fa, quando l’ex amministratore Gioacchino Puglisi cedette l’intero pacchetto azionario all’Unigrani Messina. Lo stesso gruppo, guidato dalla famiglia Pulejo, controllava e controlla altre società, tra le quali la Molini Gazzi: ecco perché preoccupazione si respira anche tra i lavoratori che si occupano della lavorazione del grano.

I dipendenti della Puglisi intanto non si arrendono e anche stamattina hanno presidiato il Palazzo del Governo di Messina per chiedere aiuto alle Istituzioni. Per loro la speranza è che l’attività possa riprendere con obiettivi concreti e con una rinnovata stabilità.

Come abbiamo già detto, purtroppo i segnali erano arrivati già nei mesi scorsi e si erano intensificati nelle ultime settimane: gli inutili tentativi di conciliazione tra la dirigenza ed i lavoratori rappresentati dai sindacati; gli stipendi pagati fino a due mesi fa, nonostante i lavoratori non producano pasta da circa un semestre; l’assenza della proprietà al tavolo convocato l’Ufficio Provinciale del Lavoro; la decisione di bloccare la produzione in risposta alla commesse che comunque sono arrivate e non sono state esitate. E se è vero che tre (o più) indizi formano una prova, questa -prova- però, non la si attendeva così improvvisamente.

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