Dal medioevo ad oggi: Fiera di Messina, che storia!

Dal medioevo ad oggi: Fiera di Messina, che storia!

Dal medioevo ad oggi: Fiera di Messina, che storia!

venerdì 31 Luglio 2009 - 07:45

Da Re Ruggero II a Fabio D'amore, dal porto franco alle spugne assorbi-tutto, sperando che il 2009 sia l'anno della svolta

Oggi alle 19 si celebrerà il “taglio inaugurale” della 70° Fiera Campionaria Internazionale di Messina, ed è certamente giusto che, con l’approssimarsi dell’evento, si torni a parlare del futuro della stessa, della programmazione che il commissario Fabio D’Amore sta portando avanti, del numero degli standisti, dei momenti di intrattenimento che il programma prevede.

Ma, alzi la mano chi può dire il contrario, quando parliamo del passato della Fiera, da qualche anno a questa parte, andiamo a scovare nei nostri ricordi soltanto episodi tristi: il biglietto dal prezzo troppo alto, i servizi scadenti all’interno del plesso fieristico, la pochezza e scarsità dei prodotti offerti dagli espositori.

Ma in tanti, forse troppi, non conoscono il vero passato della Fiera di Messina, non quello a breve termine, ma un passato che affonda le sue radici in pieno Medio Evo, in pieno splendore commerciale e culturale della città.

Per conoscere un po’ di più e un po’ meglio le origini della nostra cara campionaria abbiamo ascoltato l’esperto di storia patria, prof. Franz Riccobono, che non si è fatto pregare nel raccontarci aneddoti che fanno capire l’importanza della Fiera di Messina e la centralità della città stessa nel panorama italiano e mondiale soltanto fino a qualche decennio fa, portandoci anche a “volare” con la fantasia e a produrre degli improbabili paralleli tra la situazione storica e quella attuale.

Il Medio Evo dicevamo, forse l’epicentro della ricchezza cittadina.

Una città crocevia di un Mediterraneo sempre più affollato e sempre più ricco di merci che percorrevano traiettorie da Oriente ad Occidente e viceversa.

Una sorta di fiera a cielo aperto, di “città-emporio”: fu grazie a queste premesse che nel 1129 Re Ruggero II concesse alla città l’esenzione da qualsiasi tipo di dogana: il porto franco. Oggi un sogno, novecento anni fa una realtà!

E’ come se i tedeschi in viaggio sulla MSC Splendida, che ci onora della sua colossale presenza presso la nostra banchina del porto, scesi dalla nave con i loro calzini bianchi indossati sotto i sandali aperti, potessero comprare tamburelli siciliani, riproduzioni di carrettini e caratteristici marranzani evitando la gravosa Iva, non pagata per altro neanche da chi vende. Prezzi più bassi e più clientela, un vero affare per tutti.

Anche gli Svevi ebbero gran riguardo per Messina, a giudicare dalle volontà dapprima di Enrico VI e poi del figlio Federico II, che regolamentarono la fiera di Messina, e Federico III il quale stabilì delle agevolazioni per Palermo e Messina che potevano commerciare a “tassi agevolati” con genovesi, spagnoli, maiorcani ed ebrei. Chissà come si sarebbe comportato al posto suo il Re di Sicilia Raffaele Lombardo: siamo sicuri che qualche privilegio sarebbe andato anche a Catania.

Il senato messinese intanto si era reso protagonista di un curioso provvedimento esitato a tempi record: i messinesi in carcere per truffe, debiti o comunque reati economici, nel periodo della Fiera venivano lasciati liberi ed avevano la possibilità di vendere le proprie mercanzie per ripianare i loro contenziosi. Una sorta di piccolo condono che svuotava le carceri e dava la possibilità ai carcerati di riscattare gli errori commessi in passato.

Per dare delle coordinate logistiche e per fare capire quanto la fiera sia radicata sul territorio, basti pensare che a quel tempo si teneva tra lo spazio a nord di Portareale e la chiesa S.Francesco di Paola delimitata a nord dal viale della Libertà.

Inoltre l’inizio della Fiera veniva annunciata da un solenne corteo in costume, altro che conferenze stampa odierne.

Si sa però che tutte le cose belle hanno una fine ed anche la fiera non sfugge a questa regola: dopo i fasti che vanno dal ‘100 al ‘550, l’istituzione cittadina ebbe un forte periodo di depressione che durò almeno fino al ‘700.

Fu grazie al governo borbonico che si ebbe un incremento di traffici che con condizioni agevolate davano la possibilità a giovani imprenditori europei di approdare con fiducia a Messina.

L’800 ha come punti fondamentali l’annessione della Sicilia allo Stato Sabaudo, che “mutila” il porto franco ma, per compensare, fa nascere diversi Magazzini Generali, costruzioni che occupavano tutta l’area tra la Dogana e la Stazione Marittima.

Per renderci conto della fama di “città commerciale” che aveva Messina, basti pensare che fu lo stesso Napoleone Bonaparte ad invitare, attraverso un bando, espositori messinesi alla famosa “Exposition Universelle” di Parigi.

Inutile dire che tale ritrovato fervore fu interrotto dal terremoto del 1908, che recise secoli di rapporti commerciali tra Messina ed il mondo intero.

Fu difficile rialzarsi, ma Messina fu ricostruita: i nostri concittadini dell’epoca riuscirono nell’impresa, proiettando la città verso il futuro.

Un futuro che per la Fiera portava la data del 1934, anno in cui nasce la “Mostra dell’artigianato” che dall’anno successivo prenderà il nome di “Fiera di Messina”.

La prima “mostra” si tenne nei locali del Maurolico, mentre dal 1935 furono aggiunti spazi adiacenti, allora liberi da costruzioni.

E’ nel 1937 che la nuova Fiera assume rilevanza (considerato il periodo storico/politico) grazie alla visita, durante l’inaugurazione, del capo dello stato Benito Mussolini (al giorno d’oggi ci accontenteremmo anche del premier Silvio Berlusconi).

Il fascismo teneva in forte considerazione la fiera messinese: il nome cambiò in Fiera delle Attività Economiche Siciliane e venne trasferita presso l’ex Giardino a Mare.

Tante le manifestazioni sportive previste, dalla pallanuoto al tiro al volo dalla pallacanestro al canottaggio.

Pensate che fu organizzato anche, grazie ad alcuni idrovolanti, un giro turistico aereo dello Stretto: roba da far impallidire persino il volonteroso e capace commissario D’Amore che, siamo sicuri, appena apprenderà la notizia si prodigherà affinché tale attrazione sia presente per l’edizione 71 della Fiera.

Nonostante la guerra e i bombardamenti devastanti che colpirono la nostra città, la Fiera riaprì solo un anno dopo la fine del conflitto, nel 1946.

A tagliare il nastro il primo presidente della Repubblica Italiana, sebbene la sua nomina non fosse stata ancora ratificata, Enrico De Nicola. Al giorno d’oggi è impossibile anche solo fantasticare un taglio di nastro da parte di Giorgio Napolitano, non credete?

L’ultimo passo fondamentale dell’ente si ebbe nel 1955, quando la Fiera assunse la denominazione di “Campionaria Internazionale”, per diventare quella che conosciamo oggi, tra i bassi del passato e, speriamo, gli alti del futuro prossimo.

Una Fiera che cerca la sua identità perduta, che è ancora in cerca di una collocazione ideale, che vuole riscattare anni bui e monotoni sotto il punto di vista commerciale, espositivo e qualitativo.

Una Fiera che ad ogni modo costituisce una delle più anziane istituzioni messinesi e come tale merita rispetto.

Anche se, a dirla tutta, negli anni scorsi a mancare di rispetto è stata proprio la Fiera nei confronti dei tanti visitatori, messinesi e non.

Cliccando su Fotogallery, una rassegna fotografica sulla storia della Fiera tratte dal libro -Messina Mercantile e Le Sue Fiere- del Prof. Riccobono

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Salita Villa Contino 15 - 98124 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007

Questo sito è associato alla

badge_FED