Il mare di Panarea restituisce alla luce tesori di epoca romana

Il mare di Panarea restituisce alla luce tesori di epoca romana

Il mare di Panarea restituisce alla luce tesori di epoca romana

mercoledì 30 Giugno 2010 - 13:34

La scoperta è avvenuta nel luglio del 2009. La anfore ritrovate nei relitti sarebbero databili al I sec. d.C

Sono stati rinvenuti a circa 200 metri di profondità nelle acque che bagnano a sud-est l’isola più -vip- dell’arcipelago delle Eolie, Panarea: si tratta di due relitti di epoca romana carichi di anfore del tipo Dressel 21-22 databili al 1 sec.d.C., di fabbricazione laziale, adibite al trasporto di garum, frutta fresca e secca, oltre che granaglie di vario tipo. La scoperta è avvenuta nel luglio del 2009 ma solo questa mattina, in conferenza stampa, sono stati svelati tutti i dettagli di un’operazione condotta dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con la Fondazione statunitense Aurora Trust, grazie all’utilizzo di sofisticate apparecchiature.

Le anfore si trovano disposte in posizione leggermente diversa da quella originale della nave. Esse sono, infatti, quasi tutte coricate su di un lato, indicando che la nave scivolando sul fondo, si sia appoggiata su un fianco. Tuttavia i cimeli hanno mantenuto ancora la disposizione originale dimostrando che l’affondamento sia avvenuto, presumibilmente, a causa di una turbolenza marina che ha fatto imbarcare acqua allo scafo facendolo scivolare lentamente sul fondo. Al fine di chiarire con più precisione la natura del carico è stata prelevata una delle anfore per accertare la natura tipologica, cronologica e merceologica. L’analisi degli organismi presenti sui resti dell’oggetto potrà definire alcuni aspetti relativi ai cambiamenti della diversità biologica nel tempo. “Gli studi dei componenti isotopici degli elementi chimici che costituiscono la struttura e degli organismi ritrovati – afferma Franco Andaloro resposanbile della campagna di ricerca dell’Ispra – potranno dare importanti indicazioni sulle condizioni oceanografiche dell’area eoliana e del cambiamento climatico nel corso degli ultimi duemila anni”. Gli studi, che saranno condotti nei laboratori dell’Ispra in Sicilia, potranno dare anche informazioni sul vulcanismo eoliano e l’acidificazione. Ulteriori approfondimenti saranno effettati sulle anfore che saranno prelevate in futuro dalla soprintendenza del mare siciliana.

Grande soddisfazione è stata espressa dall’assessore ai beni culturali della regione Sicilia Gaetano Armao, che ha definito il ritrovamento una scoperta sensazionale che rende la Sicilia una regiona ancora più cosmopolita. “Se troveremo i fondi – ha spiegato il rappresentante della giunta Lombardo – proporremo l’installazione di alcune telecamere posizionate intorno al relitto, per trasmettere immagini in tempo reale del fondale al museo di Panarea. Ad oggi abbiamo speso l’82,4% dei fondi europei, contiamo di arrivare a breve al 100%, per poi richiedere un ulteriore finanziamento del 200%, con l’intenzione di realizzare il piu’ grande museo del mare qui a Palermo. Se ci saranno le risorse lo faremo, progettiamo di reinventare culturalmente questa stupenda citta’-.

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