Perchè la sentenza della corte di Straburgo è un toccasana

Perchè la sentenza della corte di Straburgo è un toccasana

Perchè la sentenza della corte di Straburgo è un toccasana

martedì 10 Novembre 2009 - 08:35

Per quanto stupida, deprecabile, disumana e deprimente possa sembrare la sentenza della Corte di Strasburgo – quella con la quale si vorrebbe vietare l’esposizione del Crocifisso nelle aule delle scuole italiane – non si può dire che essa non abbia avuto degli effetti positivi. Meglio: è stata un toccasana. Soprattutto oggi che l’Occidente secolarizzato ha bisogno di essere risvegliato dall’alienazione che lo sta conducendo, dritto dritto, verso quella che si può definire come una vera e propria apostasia identitaria.

Un attacco così diretto ed esplicito alla religione cattolica non si era mai verificato sino ad oggi e i sette sepolcri imbiancati che l’hanno sferrato, con ogni probabilità, non s’aspettavano una reazione sdegnata così numerosa. Soprattutto non immaginavano potesse accadere quanto osservato da Marcello Veneziani: “La sentenza di Strasburgo ha riacceso il Medioevo e lo scontro antico tra guelfi e ghibellini, costringendo anche i secondi a farsi cristiani e crociati; ha riportato in auge la demenza furiosa della rivoluzione francese che eliminava i simboli del cristianesimo e li sostituiva con grotteschi surrogati che furono spazzati via nel giro di pochi anni senza lasciar traccia; ha costretto la Chiesa ad abbandonare i toni ecumenici e dialoganti, spingendola alle crociate e allo scontro frontale; ha ridicolizzato l’Unione europea, cancellato la storia e l’identità europea, in uno dei rari punti fermi e comuni, allargando il fossato tra i cittadini e le istituzioni, gli europei e la giustizia, la realtà e le leggi”.

Ben vengano allora sentenze come quelle emanate dalla Corte di Strasburgo perché, se non altro, hanno il merito di costringere i cristiani a darsi e ridarsi le ragioni di un’appartenenza e a dirsi e ridirsi cosa hanno di più caro nella vita; hanno il merito di obbligare i cattolici a riflettere su quanto abbiano privatizzato la loro fede e sulla principale conseguenza che questo ha generato, ovvero l’irrilevanza e la mancata presenza nella società; hanno il merito di indurre tutti a chiedersi perché la presenza in un’aula scolastica di un “complemento d’arredo” è così importante se poi questo stesso “complemento” nelle circostanze del vivere quotidiano non significa o non giudica nulla di quel che si fa o si compie.

La sentenza di Zagrebelsky (Vladimiro, fratello del più noto Gustavo, commentatore e penna pesante di Repubblica) e soci, inoltre, la dice lunga sulla sintonia che certa èlite vive rispetto al sentimento popolare europeo il quale, piaccia o no, è ancora fortemente intriso di cristianesimo. Quel che lor signori si ostinano a non voler comprendere è che potranno pure togliere il Crocifisso dalle aule scolastiche, ma per toglierlo dal cuore delle persone è necessaria un’azione di forza. E fintanto che ciò non avverrà per i cristiani testimoniare la presenza di Cristo e trasmettere l’esperienza cristiana sarà possibile anche senza il Crocifisso appeso ai muri.

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