Un anno di politica: dal rischio dissesto al "default spirituale"

Un anno di politica: dal rischio dissesto al “default spirituale”

Rosaria Brancato

Un anno di politica: dal rischio dissesto al “default spirituale”

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martedì 31 Dicembre 2013 - 13:13

Il 2013 è stato un anno "elettorale", ogni stagione ha avuto la sua tornata: a febbraio, con i rigori dell'inverno ci sono state le Politiche, ad aprile, in primavera le primarie del centro-sinistra, in estate le amministrative, in autunno le primarie per il segretario del Pd. Nel mezzo c'è stato di tutto...dall'abolizione delle province alla rivoluzione a Palazzo Zanca, dalla Corte Costituzionale che ha abolito il porcellum fino alla fine del Pdl ed alla riesumazione di Forza Italia.

Il 2013 della politica è iniziato con il commissario Croce ed è finito con Accorinti, è iniziato con il rischio dissesto ed è finito con il default spirituale, è iniziato con Monti al governo ed è finito con Letta, è iniziato con i soliti annunci di Crocetta ed è finito senza che neanche uno si sia tramutato in realtà.

Nel mezzo ci sono due tornate elettorali, la cancellazione delle Province, il ritorno dopo decenni di un ministro messinese al governo, Gianpiero D’Alia, le primarie del Pd, la fine del Pdl, le batoste elettorali in riva allo Stretto alla vecchia politica e, finalmente, l’intervento della Corte Costituzionale che ci ha tolto dai piedi il porcellum perché se avessimo aspettato ancora il Parlamento avremmo visto generazioni intere di porcellinum crescere e invecchiare.

Il 2013 era appena iniziato, camminava gattoni, che già l’Italia era in piena campagna elettorale per le Politiche, mentre la città si apprestava ad avviare la sua “prima rivoluzione” politica con le amministrative di giugno.

Bersani, forte del risultato ottenuto dall’apparato del partito alle primarie di dicembre 2012, faceva una campagna elettorale sottotono convinto di essere sul punto di smacchiare il giaguaro, senza accorgersi che l’elettorato di centro-sinistra stava andando da tutt’altra parte e che il giaguaro non solo aveva tutte le macchie intatte ma di lì a poco avrebbe lanciato la zampata ad un pallidissimo candidato premier Pd.

Dalle urne del 24 e 25 febbraio è venuta fuori un’Italia ingovernabile, l’ultimogenita del porcellum nata però con un’irrefrenabile voglia di cambiamento, contraddistinta da un 25,5% alla Camera per il M5S (108 deputati che renderanno nei mesi successivi la vita durissima ad un Pd convinto di avere vinto le elezioni….) ed un 23,79% al Senato. Un trionfo, se si considera che partivano da zero.

Questi i dati. Camera: Centrosinistra 29,54 %, Centrodestra 29,18 %, M5S 25,55 %, Scelta Civica con Monti 10,56 %, Rivoluzione Civile 2,24 %. Senato: Centrosinistra 31,63 %, Centrodestra 30,72 %, M5S 23,79 %, Scelta Civica con Monti 9,13 %, Rivoluzione Civile 1,79 %.

La differenza alla Camera tra il Pdl e il Pd-Sel è di 0,4%, pari a poco di più di centomila voti, un’inezia, ma che è bastata, grazie alla legge truffa del porcellum ed al premio di maggioranza a fare incassare un bottino di 340 seggi al centro-sinistra. Una vittoria di Pirro i cui esiti si vedranno di lì a poco con l’impossibilità per Bersani di fare un governo, sfociata poi nel teatrino dell’elezione del Presidente della Repubblica.

La Sicilia vota Silvio e Grillo. Senato: Centrodestra 33,39 %, M5S 29,50 %, Centrosinistra 27,32 %, Scelta Civica con Monti 5,88 %, Rivoluzione Civile 2,49 %

Camera 1 Sicilia Occidentale-. M5S 34,54 %, Centrodestra 30,72 %, Centrosinistra 21,27 %, Scelta Civica con Monti 8,44 %, Rivoluzione Civile 3,68 %

Camera 2 Sicilia Orientale- M5S 32,67 %, Centrodestra 31,82 %, Centrosinistra 21,55 %, Scelta Civica con Monti 8,66 %, Rivoluzione Civile 3,15 %

Come si vede al Senato i grillini dell’isola superano il Centro-sinistra (intralciando pure il Megafono che prende solo un senatore, Lumia), e si piazzano dopo il Pdl ed alla Camera, in entrambi i collegi sono il primo partito (come già accaduto alle regionali dell’ottobre 2012 con il maggior numero di deputati all’Ars).

Passiamo a Messina. Questi i dati.

Messina- Camera: Centrodestra 30,50 %, M5S 27,66 %, Centrosinistra 26,12 %, Scelta Civica con Monti 10,15 %, Rivoluzione Civile 3,03 %

Messina Senato- Centrosinistra 33,98 %, Centrodestra 31,80 %, M5S 23,23 %, Scelta Civica con Monti 7,47 %, Rivoluzione Civile 2,14 %

Messina e provincia Camera- Centrodestra 31,86 %, Centrosinistra 26,04 %, M5S 25,70 %, Scelta Civica con Monti 11,10 %, Rivoluzione Civile 2,97 %

Messina e provincia Senato: Centrosinistra 34,35 %, Centrodestra 33,03 %, M5S 21,39 %, Scelta Civica con Monti 7,73 %, Rivoluzione Civile 2,03 %.

Il centro-destra torna ad essere, dopo l’inversione di rotta delle regionali, il primo partito alla Camera sia per Messina città che per il dato provinciale, mentre al Senato è il centro-sinistra a recuperare. Il M5S è secondo partito in città alla Camera.

Questi gli eletti messinesi: il Pdl conferma Enzo Garofalo ed al Senato viene eletto Bruno Mancuso. Il Pd conferma Francantonio Genovese e porta alla Camera anche Maria Tindara Gullo. L’Udc che anche in asse con Monti al Senato non ce l’hanno fatta, confermano Gianpiero D’Alia. Con il centro democratico viene confermato Carmelo Lo Monte. Il M5S ne porta ben tre in Parlamento e tutti giovani: Francesco D’Uva, Tommaso Currò e Alessio Villarosa.

Di alcuni di loro si sono perse le tracce (e c’è chi è recidivo in questa scomparsa) due ore dopo l’insediamento, ma ne parliamo nell’articolo sulle pagelle di Tempostretto.

“Non abbiamo vinto anche se siamo arrivati primi” dirà Bersani sintetizzando in modo illuminante l’accaduto ed iniziando la sua personale parabola discendente.

Registrata l’impossibilità di fare un governo e dopo la farsa dell’elezione del Presidente della Repubblica nasce il nipotino del porcellum, il governo delle larghe intese, frutto di un rapporto contro natura tra Pd e Pdl.

Nel governo Letta entra in quota Udc Gianpiero D’Alia, ministro della Pubblica Amministrazione, a distanza di oltre 20 anni dall’ultimo ministro messinese.

Ma la stagione elettorale dei messinesi non si esaurisce con le Politiche perché è già tempo di amministrative e primarie del centro-sinistra. D

Nel frattempo Crocetta, dopo aver cambiato idea un paio di volte sulla data delle amministrative ed aver “partorito” una normativa elettorale a dir poco confusionaria, abolisce le Province, cancellando le elezioni per il rinnovo dei Consigli provinciali. A fine giugno gli Enti intermedi saranno commissariati in attesa della riforma delle province e della costituzione dei Liberi Consorzi dei Comuni da completarsi entro il 31 dicembre. La riforma, che prevede anche la costituzione di tre Città Metropolitane (Catania, Messina e Palermo), è ancora in alto mare, e il 28 dicembre l’Ars blocca la proroga dei commissari nominati da Crocetta. Se entro 45 giorni il governo non varerà una riforma che non è riuscita a fare in sei mesi, è probabile che si ritorni al voto per le Province.

In vista delle amministrative il centro-sinistra vara le primarie per il candidato sindaco. La febbre delle primarie è contagiosa ma a Messina causerà conseguenze tragicomiche, probabilmente a causa delle temperature da cavallo….

Memorabile infatti resterà la telenovela del Megafono, con pagine di pura ilarità.

Il centro-sinistra messinese affronta quindi le primarie a sindaco il 14 aprile, data scelta dopo una serie di rinvii dovuti in parte all’allergia allo strumento da parte di Genovese e D’Alia e poi al Megafono che per settimane ha “intrattenuto” allegramente gli alleati di coalizione prima con le bizze sul candidato unico (Giusy Furnari) poi sulle scadenze per la presentazione dei nomi, slittate di ora in ora. Mitica la vicenda delle tre buste sigillate in attesa che Crocetta desse un via libera che non c’è mai stato. Il 14 aprile i candidati sono Emilio Fragale, Pucci Prestipino, Giuseppe Ramires, Felice Calabrò, Ciccio Palano Quero e Giuseppe Grioli.

Oltre 12 mila i votanti, il vincitore delle primarie di coalizione è Felice Calabrò con 4.875 voti.

Il 9 e 10 giugno, dopo un commissariamento durato 9 mesi e scaturito dalle dimissioni del sindaco Buzzanca per candidarsi alle regionali del 2012, Messina torna a votare per le amministrative. Numerose le novità per gli elettori (fatto questo che comporterà non poca confusione tra i presidenti di seggio molti dei quali non si dimostreranno all’altezza del compito), tra le quali la doppia preferenza di genere, e l’elezione diretta del presidente di circoscrizione.

I candidati alla poltrona di sindaco erano (in ordine alfabetico): Renato Accorinti (Cambiamo Messina dal basso), Felice Calabrò (Centro-sinistra), Enzo Garofalo ( Centro destra), Maria Cristina Saija (M5S), Gianfranco Scoglio (Nuova Alleanza) Alessandro Tinaglia (Reset)

Per 59 voti il primo turno sfugge a Felice Calabrò e si va al ballottaggio, ed il segnale che qualcosa sta cambiando è il fatto che il centro-destra si ferma il 10 giugno e lo sfidante del centro-sinistra è Renato Accorinti.

Questi i risultati del primo turno: Calabrò 49,94%, Accorinti 23,88%, Garofalo 18,47%, Scoglio e Saija 2,87%, Tinaglia 1,95%.

Due settimane dopo Messina darà la sveglia alla classe politica che l’ha governata negli ultimi 40 anni ed una batosta elettorale al Pd di Francantonio Genovese, portando a suon di voti sulla poltrona di sindaco Renato Accorinti, il pacifista che per anni si è visto le porte di Palazzo Zanca sbarrate quando protestava, l’uomo che è salito sul pilone di Faro per dire no al Ponte. Più che un ballottaggio è stato un referendum su Genovese. E se al primo turno le defezioni nell’urna Calabrò le ha avute “in casa”, come testimoniano gli esiti di un consiglio comunale a maggioranza bulgara di centro-sinistra con una differenza di 20 punti in percentuale tra i voti per il sindaco e quelli per i consiglieri (le liste hanno sfiorato il 66%)l al ballottaggio a quelle defezioni si sono aggiunte le assenze e un chiarissimo voto di protesta.

Il 23 giugno Messina scrive una nuova pagina di storia: Renato Accorinti vince il ballottaggio raddoppiando i voti del primo turno.

Il professore pacifista conquista Palazzo Zanca con oltre 47 mila voti ed il 52,86%.

“Abbiamo scritto una straordinaria pagina di democrazia”, dirà Accorinti varcando la soglia del Comune osannato da una folla in festa.

Felice Calabrò si ferma con più o meno gli stessi 41 mila voti e più presi al primo turno ed un 47,14%.

Questi i consiglieri comunali elettiPartito Democratico (6 seggi): Barrile Emilia, Vaccarino Benedetto, Cucinotta Nicola, David Paolo, Sindoni Donatella, Iannello Pietro; lista n. 2 – Progressisti Democratici (4 seggi): Pagano Francesco, Contestabile Simona, Russo Antonia, Zuccarello Santi Daniele; lista n. 3 – SiAmo Messina per Enzo Sindaco (2 seggi):Adamo Pietro, Sottile Fabrizio; lista n. 4 – Felice per Messina Sindaco (3 seggi): Cardile Claudio, Cantali Carlo, Santalco Giuseppe; lista n. 5 – Il Megafono lista Crocetta (4 seggi): De Leo Giuseppe, Burrascano Angelo, Amadeo Pio, Scuderi Nora; lista n. 6 –Democratici Riformisti per la Sicilia (6 seggi): Amata Elvira, Interdonato Antonino, La Paglia Rita, Sorrenti Santi, Carreri Antonino, Abbate Carlo; lista n. 13 – Renato Accorinti Sindaco (4 seggi): Accorinti Renato, Fenech Lucia, Lo Presti Antonina, Sturniolo Luigi; lista n. 14 – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente (5 seggi):Crifò Giovanna, Faranda Daniela, Crisafi Nicola Salvatore, Trischitta Giuseppe, Parisi Pierluigi; lista n. 15 – Unione di Centro (6 seggi): Gioveni Libero, Perrone Maria, Rizzo Mario, Mondello Francesco, Consolo Andrea, David Carmela.

Dopo il ballottaggio le amministrative finiscono al Tar di Catania, con due ricorsi presentati in merito all’esito del primo turno e che saranno discussi il 30 gennaio.

L’anno si chiude con altre primarie del Pd, l’8 dicembre. A distanza di un anno dalle precedenti, quelle del 2012,Matteo Renzi da rottamatore da evitare come la peste si trasforma in salvatore della patria e diventa il segretario nazionale del Pd.

Anche Messina, che pur aveva donato a Bersani momenti di vera celebrità con vette del 70% alle primarie 2012, “Cambia verso” e diventa renziana. La batosta elettorale, le inchieste sulla formazione e i movimenti politici nazionali hanno iniziato a cambiare il pianeta Pd messinese. I renziani della prima ora incassano i primi risultati dopo due anni di battaglie e i 9 delegati all’Assemblea nazionale del Pd sono tra renziani, civatiani e cuffariani, nuovi (tranne Pippo Laccoto).

Un anno dopo i 19 mila voti a Genovese per le primarie di fine dicembre il Pd si appresta a cambiare volto.

Il Pdl, travolto dalle vicende giudiziarie di Berlusconi che a novembre è stato dichiarato decaduto dal Senato, chiude battenti, dividendosi in due tronconi dopo una breve, lotta interna tra falchi e colombe.

I berlusconianifinoallamorte hanno fatto un tuffo nei ricordi riesumando Forza Italia dopo 20 anni e passando all’opposizione rispetto al governo delle larghe intese da loro voluto e sostenuto fino a poche ore prima. Gli alfaniani (che hanno un’ottima roccaforte in Sicilia) hanno costituito il Ncd (nuovo centro destra) e restano saldamente al fianco del Pd Letta.

Il regalo di Natale lo ha fatto la Corte Costituzionale (tra l’altro da pochi mesi presieduta dal messinese Gaetano Silvestri) che il 4 dicembre ha dichiarato incostituzionale il porcellum, facendo quello che i partiti negli ultimi sette anni non erano riusciti a fare.

Guardandoci indietro il cambiamento, seppure lento, seppure parziale, seppure per modi e strade inconsuete, è iniziato. La strada è lunga e le sfide del 2014 sono tante.

Il governo Letta ha le ore contate, con i leader dei maggiori partiti (Renzi, Berlusconi e Grillo) fuori dal Parlamento e pronti a tornare al voto al più presto, ma forse il fiato sul collo farà fare alle larghe intese (ormai strettine) quel che finora non hanno fatto.

Nel 2014 ci saranno le Europee, primo di banco di prova di queste nuove rivoluzioni politiche.

Quanto a Messina spetterà alla giunta Accorinti realizzare quella rivoluzione dal basso che finora non si è vista.

Nel frattempo non si parla più di dissesto ma di default spirituale che in tanti non hanno capito cosa è ma fa tanto “in” ripeterlo.

Crocetta nel 2014 forse ci dirà ancora una volta che vuol realizzare l’aeroporto a Messina, magari sul viale San Martino, ma nessuno gli crederà. Ancora una volta.

Rosaria Brancato

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