Furci. Esperti al capezzale dell'Alberone, avviata l'operazione per salvare l’araucaria più alta d’Italia. FOTO

Furci. Esperti al capezzale dell’Alberone, avviata l’operazione per salvare l’araucaria più alta d’Italia. FOTO

Carmelo Caspanello

Furci. Esperti al capezzale dell’Alberone, avviata l’operazione per salvare l’araucaria più alta d’Italia. FOTO

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martedì 05 Luglio 2016 - 14:32

E' stata piantata nel 1900 dal farmacista Gaetano Trimarchi, in uno dei suoi possedimenti, in occasione della nascita del suo primogenito. Ammirato in tutto il comprensorio, l'albero è in agonia. Sarebbe stato colpito da diversi fulmini

Uno specialista al capezzale dell’Alberone, con l’obiettivo di salvarlo. La tecnica utilizzata è quella del tree climbing: l’arrampicata che consente di accedere alla chioma, nel caso specifico ad oltre trenta metri di altezza. In via dell’Arco, una stradina che collega il lungomare di Furci Siculo alla Statale 114, ci sono dei curiosi con il cuore in gola. “Vedere l’alberone morire fa male” dice Vincenzo Chillemi, 70 anni, che in quella via c’è nato e cresciuto. “E’ il simbolo del nostro paese – aggiunge – ammirato in tutto il comprensorio. Sono sicuro che si salverà”. Quella di cui parliamo è l’araucaria più alta d’Italia, piantata nel 1900 dal farmacista Gaetano Trimarchi, in uno dei suoi possedimenti sul lato destro della strada, in occasione della nascita del suo primogenito.

Quell’albero è malato. Appare bruciato nella parte alta, per oltre una decina di metri, Michele Varrica, l’esperto tree climbing, non ha dubbi: “E’ stato colpito da più fulmini”. Nei mesi scorsi c’era stato un sopralluogo degli uomini della forestale e dei vigili del fuoco. Il Comune può dare solo un supporto logistico, in quanto l’albero è piantatp su un terreno privato. Questa mattina, al suo capezzale, è giunto anche il sindaco, Sebastiano Foti. La ditta incaricata di intervenire, la Vivo Verde di Bruno Samuele Signorello, ha avviato l’opera di “potatura”. Vengono tagliati i rami secchi. “Ci vorranno degli anni per rivederlo così com’è ora”, chiosa Michele, “forse una trentina. Le precarie condizioni dell’albero hanno indotto l’impresa ad utilizzare un mezzo meccanico, evitando l’arrampicata, che appariva rischiosa. Dopo questa “operazione” l’alberone non è più lo stesso. E’ più basso di diversi metri. Ma è vivo.

Carmelo Caspanello

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