Tante emozioni chiudono la rassegna cinematografica dell’Horcynus Festival

Tante emozioni chiudono la rassegna cinematografica dell’Horcynus Festival

Emanuela Giorgianni

Tante emozioni chiudono la rassegna cinematografica dell’Horcynus Festival

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giovedì 01 Agosto 2019 - 07:48

La prima parte dell’innovativo Horcynus Festival, con le sei serate interamente dedicate alla rassegna CinemaSpagna, giunge al termine con l’emozionate film El Olivo.

MESSINA -L’Horcynus Festival costituisce un evento di grande portata, unico nel suo genere, innovativo, originale, variegato e poliedrico. Una vera svolta capace di portare, nella nostra città, l’arte e la cultura in infinite sfaccettature, cinema, letteratura, musica, istruzione, società, superandosi ogni volta. Protagonista della XVII edizione, questa volta in collaborazione con l’Ambasciata di Spagna in Italia, è proprio la Spagna, motivo per cui la prima fase del festival è stata caratterizzata dalla rassegna CinemaSpagna, grazie alla quale il pubblico ha avuto la possibilità di conoscere pellicole cinematografiche d’alta qualità altrimenti invisibili nel nostro territorio.

Il festival si svolge tra il Parco Horcynus Orca di Capo Peloro a Messina e Palazzo Biscari di Mirabella Imbaccari, ed è organizzato come sempre della Fondazione Horcynus Orca e della Fondazione di Comunità di Messina, quest’anno insieme, oltre all’Ambasciata, alla Fondazione con il SUD. Il 21 luglio ha avuto inizio con le poesie di Enzo Mancuso messe in musica, il 25 luglio si è passati al reading poetico-teatrale “Parole in battere e levare” e al concerto Basteiro-Bertolì e il 26 luglio si è arrivati a CinemaSpagna, con sei grandi film in lingua originale accompagnati dai sottotitoli in italiano: Las distancias; La noche che mi madre matò a mi padre; Muchos hijos un mono y un castillo; A cambio de nada; Carmen y Lola e, infine, El Olivo.

Tutte le proiezioni, da seguire all’aperto nel Giardino delle Sabbie del Parco Horcynus Orca, sono state accompagnate, in apertura e in conclusione, da una selezione dei cortometraggi della serie A ciascuno il suo cinema (Chacun son cinéma): 33 cortometraggi di circa 3 minuti, concepiti e prodotti da Gilles Jacob e realizzati dal tocco di diversi registi, per festeggiare i 60 anni del Festival del cinema di Cannes e dedicati alla memoria di Federico Fellini. Una celebrazione del cinema e della sua magia, tra passato, presente e futuro.

I cortometraggi hanno offerto ai presenti un mosaico variegato di eccellenti pillole d’autore sul valore del cinema come dispensatore di emozioni vere e attento indagatore di se stesso, del suo stile, del suo linguaggio.

L’obiettivo del Festival è stato coinvolgere sia figure di spicco a livello internazionale che nuovi talenti: in particolar modo i giovani autori, in primis le cineaste donne; per promuovere, attraverso le loro opere, i legami culturali, artistici e sociali che legano la Spagna e l’America latina all’Italia e diffondere spunti di riflessione e messaggi positivi, fondati sull’antirazzismo, la solidarietà, il recupero della memoria, la tutela della nostra terra, il rispetto delle nostre radici, il confronto reciproco.

Si è riso e si è pianto durante le sei serate, sono state vissute tante emozioni, ma non vi poteva essere conclusione migliore per la rassegna delle forti passioni, rivendicazioni ed idee del film El Olivo, un capolavoro che ha tenuto il pubblico incollato allo schermo.

El Olivo è un’appassionante fiaba moderna diretta dalla talentuosissima regista Icíar Bollaín e nata dalla penna di Paul Laverty (sceneggiatore del rinomato Ken Loach), suo compagno. Girato tra diverse località delle comarche e Düsseldorf, in Germania, è la storia di un millenario ulivo, di Alma e l’amore per suo nonno, le sue tradizioni, la sua terra. Alma è una ragazza diversa, impertinente, dalle abitudini a volte esagerate e incoscienti, ma estremamente attaccata alla famiglia, ai suoi valori, alla lealtà, al senso di appartenenza, capace con la sua intelligenza, il suo ingegno, qualche bugia e un pizzico di follia, di realizzare una vera e propria impresa titanica. Grazie all’incredibile interpretazione di Anna Castillo, per la quale vince, nel 2017, il premio Goya per la migliore attrice rivelazione, Alma è l’anima della storia.

Il film parla attraverso immagini forti, di impatto. I ricordi di Alma tra i rami di un ulivo millenario, sacro per la sua famiglia, perché simbolo della terra; le favole raccontate dal nonno sotto il fresco della sua ombra, e poi lo stravolgimento di ogni cosa. A causa della crisi economica, il padre di Alma e gli altri fratelli decidono di vendere l’ulivo ad una multinazionale tedesca, contro il loro volere ed oltrepassando il loro dolore. Da quel momento il nonno (Manuel Cucala, proposto da un abitante di Sant Mateu, in seguito alla volontà della produzione di scegliere uomini della zona come comparse) smette di parlare e, quando inizia a rifiutare anche il cibo, Alma decide di dover risolvere il problema, andando alla ricerca dell’ulivo. Per riuscire nel suo intento coinvolge suo zio “Carciofo” (Javier Gutiérrez), colpito anche lui dalla crisi e Rafa (Pep Ambrós); il compagno lavoratore dell’azienda che nutre per lei un amore vero, alto e devoto; alcune amiche in Germania tramite i social network e mezzo villaggio, affascinato dalla sua caparbia e dalla sua unicità. I protagonisti sembrano, infatti, alieni alla società in cui vivono, cercandone e difendendone una differente. Si articola ovunque nel corso della trama la contrapposizione tra le miserie di un presente sempre più impoverito e la sacralità di un passato nel quale vi era ancora posto per le virtù, per la tutela della nostra terra e il rispetto dei nostri ideali; rappresentata visivamente nel film dall’immagine del maestoso albero imprigionato nel moderno edificio di uffici a vetrate della multinazionale tedesca.

Regia, sceneggiatura, intensità interpretativa, fotografia e musica si intrecciano perfettamente, permettendo di seguire con facilità e leggerezza una storia tanto profonda e riflessiva, che spazia tra il

road movie, la denuncia sociale e l’idealismo. Lasciando un monito importante: la difesa della nostra terra, delle nostre origini, contro un mondo globalizzato il cui inarrestabile progresso è strumento di trionfo ma travolge nella sua ascesa tutti gli ideali che costituivano le nostre radici, troppo spesso estirpate, come accade per il millenario ulivo. El Olivo attacca la società, ma non ci priva di speranza, fa piangere, colpisce, va dritto al cuore, ma fa anche ridere, sorridere e stare bene, in un mix incredibile di sensazioni che prendono testa, cuore e stomaco. Per celebrare il pregio di chi come Alma sa andare contro corrente, di chi come Alma sa credere in un’idea sebbene sia l’unico a farlo, di chi come Alma sa resistere.

Con queste emozioni, queste riflessioni ed un finale inaspettato e toccante, la rassegna volge al termine ma il Festival è pronto a continuare da subito con la stessa tematica cardine di tutto l’evento: “Metamorfosi”, per comprendere, accettare e far fronte ad una realtà in continuo mutamento.

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