Terminata l'occupazione al Vittorio Emanuele. Orchestrali e lavoratori chiedono le dimissioni dei dirigenti

Terminata l’occupazione al Vittorio Emanuele. Orchestrali e lavoratori chiedono le dimissioni dei dirigenti

Eleonora Corace

Terminata l’occupazione al Vittorio Emanuele. Orchestrali e lavoratori chiedono le dimissioni dei dirigenti

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giovedì 30 Agosto 2012 - 15:39

Dopo il sit-in di protesta di stamattina, l'ennesima esibizione dell'orchestra in piazza e una lunga assemblea, musicisti e lavoratori hanno deciso di occupare per qulche ora il Vittorio Emanuele. Chiedono le dimissioni del CDA, a loro avvsio responsabile del baratro in cui è sprofondato il Vittorio Emanuele e degli stipendi arretrati più dei tagli inflitti dalla regione

Se ne parlava da mesi. Da quel giorno di maggio in cui è arrivata la notizia schock del teglio dei fondi regionali. Se ne parlava il giorno dopo, quando l’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele ha suonato per la prima volta, in segno di protesta (vedi correlato), nella piazza davanti al bell’ingresso del teatro. Oggi gli orchestrali e i lavoratori del Vittorio Emanuele hanno deciso di passare dalle parole ai fatti, occupando per qualche ora il teatro storico di Messina per un'assemblea. L’azione è avvenuta al termine della lunga assemblea che si è svolta dopo il sit-in di protesta indetto dai sindacati SLC- CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL capitanato dai rispettivi segretari, Di Guardo, Allegra ed Alessi. In quest’occasione l’orchestra del Vittorio Emanuele si è esibita ancora una volta, iniziando con l’Inno di Mameli e continuando con brani immortali, veri e propri manifesti della cultura musicale del nostro paese: l’Ouverture del Nabucco, il coro di Va' pensiero, l’Ouverture di Norma. Un’immagina bizzarra e commovente, quella degli ottoni e degli archi che luccicavano sotto il sole.

La protesta di oggi è nata proprio perché da quella di maggio non è cambiato niente. La conferenza di giugno è servita solo come specchietto per le allodole, affermano i lavoratori, visto che ancora, a fine estate, non ci sono novità. Gli orchestrali, precari da quindici anni, avanzano tre prestazioni e gli impiegati due mensilità, mentre – come ha sottolineato Di Guardo delle SLC-CGIL – i tagli si sono brutalmente abbattuti anche su attori, macchinisti, scenografi e sarti. Uno stillicidio che colpisce trasversalmente tutte le categorie che dipendono dal Vittorio Emanuele e da cui l’intera città dipende per portare avanti la sua cultura e crearne ancora. I responsabili di questa situazione impietosa, per orchestrali, sindacalisti e lavoratori, non sono principalmente i tagli inflitti dalla Regione, in questo momento di grave crisi economica a livello locale e nazionale, ma soprattutto i dirigenti dell’ente teatrale. Lo striscione attaccato sull’arco di ingresso del teatro non lascia spazio a dubbi: “vadano a via!”, recita infatti.

“Basterebbe la normale amministrazione per risollevare la situazione del Teatro”, fa notare Di Guardo della CGIL e Osvaldo Smiroldo del Sindacato Autonomo Dipendenti Regione Sicilia afferma senza mezzi termini che i componenti del CDA del Teatro “sono tossicodipendenti delle loro poltrone” . E di bisogno di razionalizzazione delle risorse e dei programmi parla anche Maurizio Marchetti, storico direttore artistico del Vittorio Emanuele, che dall’alto dei suoi trentacinque anni di servizio, invita tutti ad assumersi le proprie responsabilità, ponendo anche in evidenza, tra l’altro, il problema degli attori.

“La prosa è ferma” ricorda Marchetti, che fa notare che i quarantotto attori che hanno lavorato al Vittorio Emanuele non sono pagati da novembre. Il problema dei contratti deriva anche dalla mancata realizzazione della pianta organica, che l’ente teatro avrebbe dovuto realizzare da anni. Secondo una bozza, mai però realizzata, era prevista la stabilizzazione almeno di una parte dell’orchestra, come fa notare Alessi della UIL, mentre Allegra della CISL sottolinea la disparità di trattamento tra le orchestre di Palermo e Catania, che sono state stabilizzate con l’elevazione al rango di orchestra regionale, cosa sempre promessa ma mai attuata per i maestri orchestrali del teatro di Messina.

Non risparmia una stoccata alla politica, invece, Massimo Micari della SLC- CGIL: “I politici invece di pensare alle coalizioni dovrebbero preoccuparsi dei posti di lavoro che scompaiono a Messina ogni girono!”. Protagonisti e vittime di tutta questa contorta vicenda, però, alla fine sono loro: gli artisti e i musicisti, quelle figure professionali, altamente qualificate che vengono spesso trattate come mendicanti a cui fare un po’ di elemosina, bisognerebbe sempre ricordare, invece, quello che più di una volta in piazza oggi ha sottolineato Giampiero Cannata, primo corno e rappresentante degli orchestrali: “un teatro senza artisti è una scatola vuota”.

E una città senza teatro è un deserto di idee e passioni. Cannata ha affermato a nome di tutti i componenti dell’orchestra che l’obiettivo primario, oltre alla stabilizzazione contrattuale, è quello di far rinascere definitivamente il teatro. “Noi dobbiamo creare. Le idee le abbiamo, ci serva solo qualcuno che ci permetta di applicarle”. I musicisti, insomma, non vogliono un contratto per poi ritrovarsi a suonare in un teatro vuoto, arido di idee e ripiegato su se stesso come un vecchio ormai privo di inventiva. Le potenzialità al Vittorio Emanuele ci sono, gli artisti credono nella possibilità della rinascita, a patto che il Teatro venga dato agli artisti e non a dirigenti altamente incapaci.

“Il teatro agli artisti” è un motto che dal Valle di Roma, in questi ultimi tempi, rimbalza in tutte le città d’Italia. Echeggiava anche oggi, prima della decisione di occupare. Ovviamente situazioni e motivazioni sono molto diverse. Ma il gesto dell’occupazione resta un atto estremo di disperazione per la sordità della politica, di rabbia per l’inadempienza di chi dovrebbe invece sapientemente amministrare risorse comuni, ma anche d’amore per un luogo artisticamente sacro. Un tempio di cultura che musicisti, artisti, lavoratori, ma anche sindacalisti e cittadini, non vogliono lasciare morire. (Eleonora Corace)

GALLERY DI DINO STURIALE

Un commento

  1. I DIRIGENTI SI DIMETTONO?? E POI CHI LI PAGA? VOI.. QUELLI HANNO LA BOBBA PIENA E SE NE FREGANO DI VOIALTRI.

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