Enrico Guarneri fa il pieno d'applausi con "L'Eredità dello zio canonico"

Enrico Guarneri fa il pieno d’applausi con “L’Eredità dello zio canonico”

Dalila Tassone

Enrico Guarneri fa il pieno d’applausi con “L’Eredità dello zio canonico”

Tag:

lunedì 12 Dicembre 2011 - 19:58

Dalla geniale penna di Antonino Russo Giusti alla comicità esilarante della compagnia ABC di Catania il passo è davvero breve. Ennesimo successo di pubblico per la rassegna Espressione Teatro 2012 che ha portato a Messina, sabato 10 e domenica 11, L’eredità dello zio canonico. Si tratta di un vero e proprio classico teatrale che, però, non ci si stanca mai di rivedere soprattutto se il protagonista è un irresistibile Enrico Guarneri che di Antonio Favazza, erede apparentemente prescelto dei lauti lasciti dello zio prete, fa il paradigma della mediocrità, dell’attaccamento al denaro, di una bonaria ignoranza (la stessa che gli fa confondere, in un unico racconto, il conte “Nicolino” di dantesca memoria, la casa del Nespolo a “Trizza”, don Abbondio e don Rodrigo).

Due gli atti, tre i cambi di scena: casa Favazza piena di mobili nuovi, poltrone damascate, paralumi decorati comprati a credito; lo studio notarile in cui si svolge la “tragedia” del personaggio che si scopre pieno di debiti invece che pieno di possedimenti; la casa, di nuovo, ormai spoglia in cui si consuma la miseria ritrovata della famiglia, ma si realizza il ribaltamento finale.

Personaggio costantemente sulla scena, lo zio canonico riprodotto in una gigantografia (“un’immaginetta”, però, per Favazza che vuole farne un manifesto da appendere in camera da letto ad apertura testamentaria) con il quale il protagonista dialoga, si confida, si confronta e si sfoga.

La vicenda dell’eredità contesa dai tre nipoti del ruvido zio prelato si intreccia con una serie di storie parallele: i debiti di Favazza con il padrone di casa; l’amore della figlia di lui col cugino Mario a cui la madre si oppone sperando di avere un barone come genero, adeguato ad una famiglia arricchita come la loro; la cugina Maddalena con il consorte Santo che scatena il terrore con il proprio fare malandrino.

La commedia risulta piacevolissima per la densità della sceneggiatura, per le battute fuori copione che provocano ilarità anche sul palcoscenico, per il ritmo serrato dei dialoghi che non disdegnano di gettare un occhio al pubblico più volte interlocutore del protagonista e chiamato in causa perfino dalla voce fuori campo dello zio.

Attorno a Guarneri, indiscusso mattatore della pièce, tutta una serie di bravissimi attori (tra i quali si segnala un convincente Pietro Barbaro nei panni del Vicario Chiarenza, auspicata figura di risolutore delle sorti della vicenda) che gli fanno da spalla, ma a stento resistono alle sue esilaranti stoccate comiche. È il suo personaggio a chiudere lo spettacolo dopo aver udito la voce dello zio (il quale, con una tecnica metateatrale, gli ricorda che sono giunti, finalmente, all’ultimo giorno di rappresentazione) ed è lui ad esortare, in un ultimo breve e pregnante monologo, alla sincerità e alla gentilezza “pur senza eredità”.

Il teatro di qualità firmato Pietro Barbaro è diventato ormai a Messina garanzia di successo e risate. Appuntamento il 14 e 15 gennaio prossimi con Il barone Scillico di e con Gustavo ed Ernesto Scirè.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007