Festival dello Stretto. “Trappole!- in scena al Teatro Annibale Maria di Francia

Festival dello Stretto. “Trappole!- in scena al Teatro Annibale Maria di Francia

Redazione

Festival dello Stretto. “Trappole!- in scena al Teatro Annibale Maria di Francia

lunedì 21 Gennaio 2008 - 09:56

Dopo il successo riportato lo scorso anno con la messinscena dell’ Amore di Fedra, di Sarah Kane, la promettente regista Benedetta Pontellini affronta un classico come Pirandello, scegliendo però di costruire un percorso nel mondo dell’autore attraverso le novelle e il dialogo dell’Uomo dal fiore in bocca, che Pirandello stesso trasse dalla novella La morte addosso.

In Trappole!, che debutta martedì 22 gennaio, alle ore 21, al Teatro Annibale di Francia di Messina, nell’ambito della seconda edizione del Festival dello Stretto, Benedetta Pontellini fonde il Pirandello che vive con quello che si guarda vivere attraverso i personaggi creati, partendo dalla forte impronta autobiografica dei suoi scritti e portando l’identificazione all’estremo.

“Pirandello si sente intrappolato, dalla classe, dal lavoro, dalla malattia della moglie…da ogni responsabilità che la vita gli impone, e l’unico rifugio lo trova in situazioni inventate, dove può osservare i suoi personaggi soffrire, facendo finta di essere al di fuori di questo mondo-, scrive la regista nella sua nota all’allestimento.

Osservato in tutte le sue sfaccettature umane, Pirandello subisce in Trappole! lo stesso frazionamento che tanto indagò ed espresse nelle sue opere.

Un percorso dalla terra al cielo: dalla piccola stanza dove l’impiegato svolgeva con alienazione il suo lavoro prima di riscoprire il mondo nella sua grandezza, al flusso di coscienza e cattiveria del signor Fabrizio, ripiegato nella sua condizione di prigioniero nel tempo e nello spazio, alla sofferenza quasi folle del condannato a morte dalla malattia.

Una lotta continua per sopravvivere alla tristezza di una condizione inevitabile ed imprescindibile.

Un Pirandello terreno, onirico, filosofico, che ci guarda con arroganza, ma un’arroganza triste, consapevole della propria solitudine.

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