"Giù", secondo appuntamento con la stagione teatrale del Vittorio Emanuele

“Giù”, secondo appuntamento con la stagione teatrale del Vittorio Emanuele

Lavinia Consolato

“Giù”, secondo appuntamento con la stagione teatrale del Vittorio Emanuele

Tag:

martedì 21 Ottobre 2014 - 22:47

Il magnifico duo Scimone-Sframeli si amplia in un risultato perfetto con altri due attori: Salvatore Arena e Gianluca Cesale. In una cornice grottesca e surreale si dà voce a chi vive il malessere della società e non ha la forza di reagire.

La scenografia è costituita da una spartana stanza da bagno con al centro un enorme water, dal quale spuntano uno alla volta tre personaggi, sulla sinistra una finestra e sulla destra un lavabo con uno specchio, davanti al quale, un uomo, il padre (Gianluca Cesale), si rade.
Dal water emergono a prendere una boccata d’aria, prima il figlio (Spiro Scimone), poi Don Carlo (Francesco Sframeli, in questo caso anche regista), e infine il sagrestano di quest’ultimo (Salvatore Arena), l’unico che ne uscirà per poi infine rientrarci.
Se c’è un mondo dentro questo “cesso” è colpa della generazione del padre, che ha fatto sì che il figlio trovasse lì il suo futuro e non volesse abbandonarlo, rendendosi conto che lui e tutti gli altri figli sono stati “sciacquonati” dalle coscienze di genitori egoisti, oppure di furbi.
Il “cesso” è, se vogliamo, per il figlio, quel grande oblio che è la droga. La droga che fa scordare il malessere, che rende tutto più sopportabile.
È invece un luogo dove nascondersi per il prete scomodo, Don Carlo, che non può pregare in pace, perché non gli è permesso, dagli altri, ma soprattutto dalla sua coscienza, in preda ai rimorsi per la vergogna di aver mantenuto un silenzio omertoso su fatti terribili accaduti nell’infanzia del sagrestano.
Pasquale, il sagrestano, è una figura particolare, a metà fra un bambino e un adulto. Per lui il “cesso” è il luogo dove poter trovare la forza di raccontare ciò che ha dovuto subire. Tutto ciò che desidera è essere amato.

Il padre in tutto questo sta ad ascoltare le loro storie, tra cui la “parabola” del povero Cristo di Ugo, la storia di un uomo che non aveva voluto piegarsi al volere dei “cessi”, ovvero dei furbi; dal momento che “Solo chi frequenta molti cessi va avanti”, molti sono costretti ad andare giù, nel mondo sotterraneo, a respirare l’aria mefitica della debolezza.
L’esterno è un mondo cinico di furbi che han comprato l’aria; a turno, chi sta giù risale per respirare, per aprire le coscienze di chi non vuol vedere il malessere. Esso c’è, esiste, basta tirare lo sciacquone per sentire altre storie.

“Giù” come gli altri testi teatrali di Spiro Scimone (“Nunzio” e “Bar”, per esempio) coniuga magistralmente il comico con il drammatico, differenziandosi però per l’assenza dei climax di silenzio “beckettiano” che tanto caratterizzano le opere della compagnia, e per la presenza degli altri due attori, bravissimi.

Lavinia Consolato

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007