Italiani si nasce e noi....lo nacquimo al Vittorio Emanuele

Italiani si nasce e noi….lo nacquimo al Vittorio Emanuele

Italiani si nasce e noi….lo nacquimo al Vittorio Emanuele

sabato 20 Marzo 2010 - 13:17

Uno spettacolo leggero, volatile, anestetizzante come l'etere

Italiani si nasce e noi lo nacquimo sembra una battuta del grande Totò. Invece è uno spettacolo di e con Maurizio Micheli e Tullio Solenghi per la regia di Marcello Cotugno. Un omaggio, negli intenti, al cafè chantant parigino di fine Ottocento e primi Novecento che si propagò sotto forma di cabaret in tutta Europa, diventato poi Teatro di varieté, simbolo della stravagante e spensierata Belle epoque. Da noi, in Italia, il genere si tramutò in avanspettacolo e dopo in rivista con la bellona di turno, con gli sketch comici con musica e canto e i cui punti forti erano il fantasista, il fine dicitore, il balletto con dodici o ventiquattro cosce sgambettanti sul proscenio. Scomparsi i De Vico e i fratelli Maggio il fenomeno si spostò sul piccolo schermo, diventando il Drive-In un surrogato piccante e lo Zelig di oggi solo un antico ricordo. Prendendo spunto dalla celebrazione, quest’anno, del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, i simpatici Micheli-Solenghi che non possono permettersi, con loro due, più di otto elementi in scena, hanno imbastito uno spettacolo ironico, a loro modo pure divertente, teso a raccontare attraverso una serie di scenette il nostro costume e il nostro carattere nazionale che, malgrado il passare dei secoli, sembra riproporsi sempre uguale. Così in una piazza metafisica, alla maniera di De Chirico, con le statue di Garibaldi e Vittorio Emanuele II°, alla fine vivificate da Solenghi il primo, da Micheli il secondo ( la scena è di Francesco Scandale e i costumi di Andrea Stanisci), il gruppo di attori, comprese due castigate figure femminili ( Sandra Cavallini e Fulvia Lorenzetti) comincia a raccontare una storia-patria a partire Adamo ed Eva “che pare fossero italiani ante litteram serpente compreso”. Micheli veste i panni di Leonardo e di Leopardi; Solenghi quelli di Cristoforo Colombo che fuma e canta Genova per noi di Paolo Conte e poi d’un Casanova macho con chimono scollato e bianca parrucca e anche i panni di Giampiero Mughini che giudica una rottura di c…biblica l’Infinito del poeta di Recanati. Appaiono le figure di Galilei, Cavour e altri personaggi accomunati da una italianità stereotipata che ci vuole sempre fotografati sotto le spoglie di poeti, santi e navigatori. Uno spettacolo leggero, volatile come l’etere, in grado di anestetizzare lentamente per oltre due ore il pubblico del Vittorio Emanuele che aveva voglia di cambiare canale, ma educato com’è ha applaudito timidamente durante e tiepidamente alla fine, con repliche sino a domenica pomeriggio.

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