Scimone e Sframeli inaugurano la stagione di prosa del Vittorio Emanuele con -La Festa- e -Pali-

Scimone e Sframeli inaugurano la stagione di prosa del Vittorio Emanuele con -La Festa- e -Pali-

Scimone e Sframeli inaugurano la stagione di prosa del Vittorio Emanuele con -La Festa- e -Pali-

lunedì 08 Novembre 2010 - 13:54

Dal 10 al 14 novembre al Vittorio Emanuele. Nei due lavori della pluripremiata coppia di attori messinesi denuncia sociale e comicità

Primo appuntamento del cartellone di prosa del Vittorio Emanuele ed esordio con una compagnia che fa onore a Messina: quella di Spiro Scimone e Francesco Sframeli. Autore e attore il primo, regista e attore il secondo, più volte insigniti dei Premi Ubu (il riconoscimento teatrale italiano più prestigioso) presenteranno due loro lavori: -La festa- e -Pali-, in scena dal 10 al 14 novembre. Testi in cui la denuncia sociale, la frantumazione delle frasi, lo stravolgimento delle parole si mischiano a una diffusa comicità.

La Compagnia Scimone-Sframeli nasce nel 1994. In quell’anno, i due attori, spinti dalla necessità di ricercare nuovi linguaggi, mettono in scena l’opera prima -Nunzio- scritta da Scimone, in lingua messinese. L’opera (premio IDI -Autori Nuovi- 1994 e Medaglia d’oro IDI per la drammaturgia 1995), si rivela tappa fondamentale del loro percorso artistico, grazie all’incontro con Carlo Cecchi. L’artista, infatti, cura la regia della spettacolo che debutta a “Taormina Arte”.

Nel 1997 Scimone scrive -Bar-, interpretato insieme a Sframeli con la regia di Valerio Binasco. Nello stesso anno Scimone e Sframeli vincono il Premio UBU, rispettivamente come -Nuovo Autore- e -Nuovo Attore-. Nel 1999 i due attori interpretano -La festa- di Scimone (premio Candoni Arta Terme per la nuova drammaturgia 1997) con la regia di Gianfelice Imparato, che poi, nel 2007, viene messa in scena dalla Comédie Francaise al Théâtre du Vieux-Colombier di Parigi con la regia di Galin Stoev. Nel 2003 la compagnia co-produce con il Festival d’Automne à Paris, il Kunsten Festival des Arts di Bruxelles, il Théâtre Garonne de Toulouse e le Orestiadi di Gibellina, lo spettacolo -Il cortile- di Scimone (premio Ubu 2004 come miglior testo italiano), con la regia di Valerio Binasco. Nel 2006 Scimone scrive -La busta- che, con la regia di Sframeli, debutta proprio al Vittorio Emanuele (co-produzione del Teatro di Messina). Nel 2009 i due attori interpretano insieme a Gianluca Cesale e Salvatore Arena, -Pali- scritto da Scimone e diretto da Sframeli, messo in scena con grandissimo successo, in coproduzione con l’Espace Malraux , Scène Nationale de Chambéry e Asti Teatro.

-La festa- è un testo scritto con dialoghi brevissimi, fatti di battute di poche parole, spesso una sola. I tre personaggi procedono in un continuo rinfacciarsi episodi distorti e un passato forse inventato. Sono un padre, una madre e un figlio, rinchiusi nello spazio geometrico di un’astratta cucina, che dialogano per domande e risposte. Com’è il tempo? Vuoi il latte? Hai messo lo zucchero? E’ calda l’acqua? Come formule di un rito che si ripete uguale da un lungo tempo. La festa del titolo celebra un anniversario, i trent’anni di matrimonio della coppia. Ciascuno dei tre personaggi recita infatti la propria parte. La madre assillante che accentua il suo ruolo di vittima. Il padre che fa la voce grossa per mascherare la propria debolezza e dipendenza. Il figlio protervo è diventato lui il vero padrone di casa, anche

perché è lui che mette i soldi, oscuramente guadagnati.

-Pali- è il lavoro più recente di Scimone e Sframeli, quasi una parabola. In fuga da una società sempre più emarginata, quattro personaggi – La Bruciata, Senzamani, Il Nero e L’Altro – raccontano il vuoto, il disagio, le continue ingiustizie dei nostro tempo… del nostro cattivo tempo. Urlano il malessere e lo scontento, raccontandoci i loro sogni infranti in un impasto linguistico di sorprendente maturità. Per salvarsi da un mondo saturo di egoismo, intolleranza e indifferenza, questi stiliti dell’oggi cercano rifugio sui Pali, per continuare a vedere ciò che tanti occhi fingono di non vedere più.

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