Milazzo, è scontro tra il Comune e la Fondazione Lucifero

Milazzo, è scontro tra il Comune e la Fondazione Lucifero

Giovanni Passalacqua

Milazzo, è scontro tra il Comune e la Fondazione Lucifero

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lunedì 05 Settembre 2016 - 10:42

Il Consiglio Comunale si è espresso contro la riduzione da 7 a 5 dei membri del Cda della Fondazione, che eliminava uno dei due rappresentanti comunali. "Il Comune deve avere una posizione forte all'interno del Cda" - chiedono i consiglieri. Ma l'IPAB non ci sta

Il 30 agosto scorso il Consiglio Comunale di Milazzo ha espresso parere contrario sulla delibera adottata dal consiglio di amministrazione della Fondazione Barone Lucifero di San Nicolò, che modifica lo statuto dell’Ente, determinando la riduzione da 7 a 5 del numero dei componenti del Consiglio di Amministrazione. La rimodulazione prevede infatti che, ad essere eliminato, sia uno dei rappresentanti del Comune, oltre a quello espresso dall’assessorato regionale alle Famiglie. Tra la Fondazione che possiede gran parte dei terreni del Capo e l’attuale amministrazione comunale il braccio di ferro va avanti da tempo, e sembra destinato a continuare almeno fino all’anno possimo, quando scadrà il mandato quinquennale dell’attuale Cda.

Il Consiglio di Amministrazione
Il Cda della Fondazione Lucifero dura in carica cinque anni ed è composto da sette membri. Attualmente, i componenti sono Vincenzo Russo, nominato dall’ex sindaco Pino e presidente; Maria Di Nardo, designata dal Prefetto di Messina e Vicepresidente; Francesco Iannucci, designato dall’Arcivescovo di Messina; Francesco Marullo di Condojanni, designato dal Presidente della Corte di Appello di Messina; Antonio Franco Nicosia, designato dal Sindaco del Comune di Milazzo. Mancano gli esponenti dell’ex Provveditorato agli studi, che ha nominato Nuccia Miroddi, e dell’assessorato regionale alla Famiglia.

Con la spending rewiew sono state pubblicate delle nuove linee guida per gli enti che ricevono finanziamenti istituzionali: in particolare, i decreti legge 201/2011 e 78/2010 prevedono la riduzione da 7 a 5 del numero di componenti del Cda, e la loro partecipazione esclusivamente onorifica. Così, il 24 luglio scorso una delibera del Cda ha votato la riduzione dei membri, eliminando uno dei rappresentanti del Comune e l’esponente dell’assessorato regionale. Proprio sulla legittimità del Cda che ha approvato la delibera verte il primo punto di scontro con il Consiglio Comunale: “All’atto della deliberazione, l’organo non risultava costituito secondo le previsioni statutarie, dovendosi ancora procedere all’insediamento di due componenti” – si legge nel parere – “solo il plenum dell’organo avrebbe potuto assicurare un confronto compiuto”.

I consiglieri sottolineano poi come i membri del Cda svolgano già la loro funzione a titolo gratuito; una eventuale riduzione non avrebbe dunque alcun impatto dal punto di vista della razionalizzazione economica. E rilanciano: “Sarebbe più ragionevole intervenire abrogando la facoltà di indicazione della Prefettura e della Corte d’Appello di Messina, entrambe istituzioni che non hanno, tra le loro funzioni tipiche, quella dello sviluppo di politiche sociali”. Particolarmente sconsigliata, secondo il Consiglio, è l’eliminazione del rappresentante dell’assessorato regionale, in quanto “rischia di rendere meno incisiva la necessaria influenza positiva del governo regionale nella gestione dell’IPAB”.

Un capitolo a parte merita invece lo scontro sul rappresentante del Comune, che ben descrive le tensioni tra le due istituzioni. Nel motivare la contrarietà alla decisione, il Consiglio Comunale parla infatti di “un progressivo allontanamento dell’Istituto dal tessuto cittadino, che ha generato la percezione che la Fondazione si muova non tenendo nella dovuta considerazione di essere proprietaria, e quindi di dover gestire una pregiatissima porzione di territorio – quella del Capo di Milazzo – che la comunità ha sempre percepito come bene comune”. La sintesi di questa posizione è nelle parole del consigliere Antonio Foti: “Ritengo fondamentale che il Comune abbia una posizione forte all’interno della fondazione, vista l’importanza strategica del rilancio di Capo Milazzo per il rilancio della città tutta”.

Le ragioni della Fondazione
Il dibattito consiliare è stato presto abbandonato dal consigliere di minoranza Lydia Russo, figlia dell’attuale presidente della fondazione, in polemica con la decisione del Consiglio. “Si è trattato di una chiara forzatura” – ha dichiarato il consigliere – “in barba alla legge e al buonsenso”.

Russo ha anzitutto sottolineato come sia la legge a prevedere la riduzione dei componenti del Cda, a prescindere dalla presenza o meno di una retribuzione: “Nei decreti si stabilisce che gli incarichi nei Cda di fondazioni a scopo sociale che ricevono finanziamenti pubblici devono essere a titolo onorifico; il fatto che i membri della Fondazione lo siano già non ci solleva dall’obbligo di ridurre i componenti, che dovranno comunque diventare cinque nel più breve tempo possibile. Già da diversi anni la Fondazione era stata sollecitata a procedere alla riduzione; si è solo agito secondo la legge”.

Ma perché la scelta è ricaduta proprio sugli esponenti dell’assessorato regionale e del Comune di Milazzo? “Abbiamo voluto tutelare la rappresentanza nel Cda di tutti gli organi già presenti; in questo senso, il Comune era l’unico ente presente con due componenti, ed è parso quindi ovvio eliminarne uno. La rappresentanza regionale, invece, non è mai stata particolarmente attiva nella gestione della Fondazione, e ad oggi manca da diverso tempo”.

Il consigliere lancia poi una frecciata al Consiglio: “Visto che Fondazione e Comune dovrebbero operare in stretto raccordo, si potrebbe iniziare saldando i circa 200.000 euro di debiti che abbiamo sollecitato con una PEC inviata al Presidente del Consiglio il 15 giugno scorso, e rimasta ancora senza risposta”.

Il futuro
Il parere negativo espresso dal Consiglio sulla riduzione dei componenti del Cda della Fondazione è un segnale chiaro, ma non vincolante. “Attualmente, le scelte su eventuali modifiche dello statuto competono al Cda in carica. Tra un anno, quando le cariche saranno rinnovate, il Comune potrà fare la sua parte. Ma dovrà farlo rappresentato dal suo unico componente tra i cinque che comporranno il Cda, perché questo impone la legge, e la Fondazione non farà altro che adeguarsi” – chiosa il consigliere Russo. Insomma, lo scontro sembra tutt’altro che finito.

2 commenti

  1. Se non sbaglio, non é stata questa Giunta Comunale a chiedere tempo fa il ritiro dei suoi consiglieri dal Consiglio della Fondazione?
    Sembra che L’Amministrazione Comunale abbia il dente avvelenato nei confronti dell’Attuale CdA. Analizzando gli operati dei due enti il Comune dovrebbe solo imparare dall’attuale Amministrazione della Fondazione, quando i numeri sono sul tavolo “che schí e scò” contano i fatti e quindi siiiiilenzio.

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  2. Se non sbaglio, non é stata questa Giunta Comunale a chiedere tempo fa il ritiro dei suoi consiglieri dal Consiglio della Fondazione?
    Sembra che L’Amministrazione Comunale abbia il dente avvelenato nei confronti dell’Attuale CdA. Analizzando gli operati dei due enti il Comune dovrebbe solo imparare dall’attuale Amministrazione della Fondazione, quando i numeri sono sul tavolo “che schí e scò” contano i fatti e quindi siiiiilenzio.

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