Reazioni e scenari dopo la valanga di no in Sicilia. Il M5S: "Crocetta si dimetta"

Reazioni e scenari dopo la valanga di no in Sicilia. Il M5S: “Crocetta si dimetta”

Rosaria Brancato

Reazioni e scenari dopo la valanga di no in Sicilia. Il M5S: “Crocetta si dimetta”

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lunedì 05 Dicembre 2016 - 14:19

Il presidente Mattarella avvia le consultazioni e si aprono diversi scenari. L'Italia nel 2017 tornerà quasi certamente al voto. Ma in Sicilia dopo la valanga di no nel mirino c'è il governo Crocetta. Le reazioni del mondo politico.

Nel day after i riflettori sono tutti puntati su Roma, sui prossimi passi. Il Presidente della Repubblica Mattarella ha avviato le consultazioni e diversi sono gli scenari che si presentano. Se Grillo e Salvini sono per le “elezioni subito” per quanto il subito ovviamente non sia domani, ci sono anche problemi di tipo tecnico. In questo momento, con la vittoria del No infatti ci sono, paradosso tutto di quest’Italia 2016, due leggi elettorali, l’Italicum (sul quale però pende il ricorso alla Corte Costituzionale) per la Camera ed il Consultellum per il Senato (ovvero un proporzionale con le preferenze che è quanto scaturisce dopo la sentenza della Consulta del dicembre 2015 sul Porcellum). Come si ricorderà il 4 ottobre era prevista l’udienza della Corte Costituzionale sui ricorsi presentati e accolti dai tribunali di Messina e Torino in merito all’Italicum. Le eccezioni d’incostituzionalità sollevati riguardavano tra le altre cose i capilista blindati e il ballottaggio. La Consulta il 4 ottobre decise per un rinvio per non condizionare l’esito del referendum del 4 dicembre. Si ricomincia quindi anche da questo ricorso.

Mentre a Roma si discute su governo tecnico o di scopo (tra i nomi anche quello del presidente del Senato, il siciliano Grasso), a Palermo è tempo di resa dei conti.

Sulla graticola torna ad essere Crocetta che intanto ha dichiarato di non essere mai stato tra i falchi del sì, ma solo favorevole. Sia il M5S che Salvini chiedono le dimissioni del governatore, alla luce della disfatta del sì nell’isola con il 71,8%.

I picchi più alti di no si sono registrati a Catania ed anche alle falde dell’Etna nel mirino è finito il sindaco Enzo Bianco. Chi gongola è Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e sostenitore del no.

Iniziamo dal M5S: “Il risultato del referendum in Sicilia non è solo la bocciatura del governo Renzi, ma, soprattutto, del suo maggiore sponsor nell'isola: il governo del PD e di Rosario Crocetta. Adesso dimissioni e parola ai cittadini, c'è da rimettere una Sicilia al lavoro e non può farlo chi ha perso in maniera così sonora.
Grazie di cuore a tutti i cittadini siciliani che hanno dichiarato, con questo voto, la voglia di cambiare la nostra terra”.

Dal suo profilo facebook il leader centrista Ganpiero D’Alia rileva: “Bisogna prendere atto del voto degli italiani. Il presidente Renzi ha mostrato coerenza e lealtà. Resto convinto che a riforma avrebbe aiutato il Paese ad uscire dalla crisi economica. Gli italiani non la pensano così. Non c’è più il governo e questo sarà un problema perché bisogna approvare la legge di stabilità, adottare altri provvedimenti economici in favore delle famiglie, approvare una nuova legge elettorale ed andare al voto. In una situazione di caos politico in cui i partiti ed i movimenti che si sono schierati per il no non sono in condizione di allearsi per fare un nuovo governo. Hanno infatti opinioni radicalmente diverse tra di loro. Non è la situazione migliore per ‘Italia ma è la conseguenza politica del referendum con la quale dobbiamo fare i conti”.

Ha affidato ad un tweet la sua posizione a caldo il capogruppo Ars di Sicilia Futura Beppe Picciolo: “#nonmolliamo, andiamo avanti con Matteo. Un guerriero accetta la sconfitta, non la tratta con indifferenza, non tenta di trasformarla in vittoria. Egli è amareggiato dal dolore della perdita, soffre all’indifferenza. Dopo aver passato tutto ciò si lecca e ferite e ricomincia tutto di nuovo. Un guerriero sa che la guerra è fatta di molte battaglie, egli va avanti. W.Somerset Maugham”.

Nel centro destra è Mariella Gullo a commentare: “Si pensi subito ad una riforma condivisa e ad una nuova legge elettorale. Il popolo italiano ha bocciato sonoramente la riforma costituzionale. Pertanto da domani si deve lavorare per una riforma condivisa e soprattutto per una nuova legge elettorale”.

L’esito accolto con soddisfazione dai sostenitori del No. Secondo il responsabile provinciale dei Comitati per il No, il docente universitario Antonio Matasso, «i dati sono pressoché omogenei su tutto il territorio della Città metropolitana. Tale percentuale si conferma anche nei centri di Capo d’Orlando e Milazzo, dove sono nati i primi comitati locali dopo quello del capoluogo. Grazie al responso degli elettori, la Costituzione resta la casa di tutti».

Bruno Mancuso, senatore Ncd e quindi alleato di Renzi commenta: “La sconfitta non lascia spazi a letture diverse ma genera riflessioni sul prossimo scenario politico interno e sul ruolo dell'Italia in Europa. Credo che, a questo punto, il Presidente della Repubblica debba puntare ad un governo di transizione per cambiare l'Italicum e fare la legge elettorale del Senato e poi subito al voto in primavera".

Angelo Attaguile, segretario di Noi con Salvini dichiara: “un risultato davvero straordinario, merito della campagna d’informazione che abbiamo portato avanti assieme a Diventerà Bellissima, con Nello Musumeci in prima linea, Fratelli d’Italia e alcuni amici di Forza Italia”.

Per la Sinistra Italiana il commento è di Massimo Fundarò: “Gli Italiani hanno bocciato la riforma costituzionale e hanno detto no al partito della Nazione: il progetto politico di Renzi di costituire un partito centrista, neodemocristiano, filo-banche e Confindustria. Un' operazione da novello "gattopardo" che parlando, fintamente, di rottamazione, aveva imbarcato gli Alfano, i Verdini e gli eredi di Cuffaro. I siciliani hanno compreso, più degli altri, questa mistificazione".

Il Comitato Giuristi siciliani per il No attraverso il coordinatore Gaetano Armao spiega: “La Sicilia ha detto NO ad una revisione costituzionale che avrebbe mortificato l'autonomia e ne avrebbe sminuito la rappresentanza in Senato. Adesso anche il governo regionale tenga conto del monito del popolo e si traggano le dovute conseguenze”.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. chiede anche Salvini,quello che cantava: scappano anche i cani stanno arrivando i napoletani

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  2. chiede anche Salvini,quello che cantava: scappano anche i cani stanno arrivando i napoletani

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