Creare un SIC a Capo Peloro: l'impegno di Capitaneria di Porto e Unime

Creare un SIC a Capo Peloro: l’impegno di Capitaneria di Porto e Unime

Marco Celi

Creare un SIC a Capo Peloro: l’impegno di Capitaneria di Porto e Unime

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giovedì 15 Giugno 2017 - 11:18

L'area dello stretto, sopratutto nella zona di Capo Peloro, è da sempre attenzionata dalla comunità scientifica per la grande ricchezza di biodiversità che si trova nell'area e per il suo interesse dal punto di vista ambientale ed archeologico. La creazione di un Sito di Interesse Comunitario (SIC) potrebbe aiutare nella tutela dell'ambiente e del mare e promuovere il turismo, subacqueo e non, della città.

Un'idea nata dalla Capitaneria di Porto di Messina, sotto la spinta delle associazioni e dei cittadini che vivono nell'area di Capo Peloro, che ha coinvolto anche il Dipartimento Chibiofaram dell'Università di Messina, col fine di realizzare una mappatura delle biocenosi bentoniche dell’area di Capo Peloro, per creare un Sito di Interesse Comunitario (SIC)

Il termine biocenosi indica quegli organismi che, oltre a dipendere dalle caratteristiche fisiche del luogo in cui vivono, sono strettamente legati gli uni agli altri da vari tipi di rapporti reciproci (competizione per lo spazio e l’alimento, rapporti preda – predatore, simbiosi, epibiosi, ecc.) tanto che da queste interazioni può dipendere la loro sopravvivenza. Le biocenosi, secondo la definizione classica, sono composte da specie caratteristiche che, indipendentemente dalla loro abbondanza, vivono preferenzialmente o esclusivamente in quel particolare luogo. Il termine bentonico, invece, si riferisce ai microrganismi la cui vita dipende dalla natura del substrato (sedimenti a differente granulometria e consistenza, rocce di diversa natura mineraria, ecc.), dalla profondità (in funzione della penetrazione della luce e della pressione) ed infine dalle caratteristiche idrodinamiche e chimico-fisiche dei diversi luoghi.

La proposta della Capitaneria di Porto, sposata quindi dall'Unime, presentata questa mattina nel corso di una conferenza stampa nella Sala Senato dell'Università, prevede la mappatura dei fondali della zona di Capo Peloro, per individuare soprattutto le zone dove c'è un’ampia incidenza della Posidonia Oceanica (pianta acquatica). Le mappe ottenute, grazie ai rilievi subacquei effettuati dai sommozzatori della Guardia Costiera, anche con l'ausilio di una nave oceanografica che verrà a Messina nel mese di luglio, saranno utilizzate per la creazione, tramite un programma denominato GIS, di mappe del fondale, per calcolare il volume e la densità del tratto mappato. Per l’ambiente corallifero, inoltre, verrà utilizzato il conteggio visivo. In questo modo si riuscirà ad avere un risultato complessivo soddisfacente per un progetto che interessa un’area già finita sotto la lente d’ingrandimento della Soprintendenza del Mare.

"Il nostro Dipartimento – ha detto il professore Emilio De Domenico intervenuto alla conferenza come rappresentante, insieme al vice direttore Nancy Spanò, del Dipartimento di Chibiofaram – non poteva non essere a disposizione della Capitaneria nell’intraprendere questo progetto, rientra, infatti, nelle nostre attività istituzionali che si integrano con quelle proprie della Capitaneria con cui abbiamo il piacere di collaborare da anni e con la quale ne porteremo a breve altri”.

Si tratta di un progetto per il quale la Capitaneria di Porto ha fortemente voluto la collaborazione dell’Università di Messina – ha detto invece il Comandante della Capitaneria di Porto Nazzareno Laganà – anche e non solo alla luce dello sprone giuntoci dalle associazioni locali per ciò che riguarda l’ambito della pesca con il cianciolo". Infatti capita spesso che la pesca di frodo danneggi, come si è visto anche in quest'ultimo periodo la flora e la fauna marina presenti nello stretto.

"Le mappe che otterremo mediante la ricerca scientifica – ha sottolineato infine la professoressa Spanò – saranno diffuse ampiamente anche sul portale web della Regione Siciliana, all’interno dello spazio dedicato all’Assessorato del Territorio e dell’Ambiente. Con i risultati del progetto potremmo far si che l’Area di Capo Peloro venga inserita nel circuito SIC (Siti di Interesse Comunitario) e si potranno ottenere benefici anche da altri punti di vista, compreso quello turistico che verrà, certamente, valutato dalle autorità preposte".

L'inserimento dell'area di Capo Peloro all'interno del circuito SIC potrebbe aiutare molto nella lotta al contrasto della pesca di frodo mentre non intaccherebbe in nessun modo le potenzialità turistiche dell'area le quali, anzi, potrebbero aumentare. Ma tutto questo sarà possibile solo grazie ad un lavoro sinergico da parte delle autorità, che si dovranno impegnare anche in operazioni di marketing e di promozione del territorio sotto il profilo turistico.

Marco Celi

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