Un nero viaggio dentro inconscio e paure: il Dracula di Sergio Rubini

Un nero viaggio dentro inconscio e paure: il Dracula di Sergio Rubini

Emanuela Giorgianni

Un nero viaggio dentro inconscio e paure: il Dracula di Sergio Rubini

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sabato 07 Dicembre 2019 - 08:18

Dracula, di Sergio Rubini con Luigi Lo Cascio, apre la stagione di prosa del Teatro Vittorio Emanuele tra effetti visivi, sonori e un’atmosfera lugubre. In scena venerdì 6 e sabato 7 dicembre, ore 21,00; domenica 8 dicembre, ore 17,30.

Al solo sentire il nome ‘Dracula’ si delinea nella mente di ciascuno l’immagine del vampiro dai denti aguzzi, il famoso Conte Dracula di Transilvania, protagonista del romanzo epistolare di Bram Stoker, ispirato dalla figura storica di Vlad l’impalatore, sadico e spietato regnante di Valacchia.

Ma diversa sarà, invece, la rappresentazione da attribuire a questo nome per chi ha assistito al Dracula dell’adattamento di Sergio Rubini e Carla Cavalluzzi. Qui Dracula diviene, prima di tutto, un morbo perverso, una malattia mortale, il buio presente nell’anima di ogni essere umano, che la regia di Sergio Rubini (interprete, inoltre, del professor Van Helsing) vuole indagare e analizzare a fondo.

In scena venerdì 6 e sabato 7 dicembre alle 21,00 e domenica 8 dicembre alle 17,30, apre la stagione di prosa e trasforma il Teatro Vittorio Emanuele in un luogo dall’atmosfera lugubre, cupa, angosciante, dove ogni spettatore viene trasportato in questo intenso e tormentato viaggio mentale dentro i pensieri, i dubbi e le paure dei protagonisti, e in cui nessun sentiero è tracciato una volta per tutte ma cambia forma e direzione, calandosi nei più profondi e segreti abissi interiori.

La storia è la celebre: il giovane procuratore Jonathan Harker, interpretato da Luigi Lo Cascio, si reca in Transilvania per curare l’acquisto di un’abitazione a Londra fatto dal Conte Dracula. Il nobile si rivelerà essere una presenza raccapricciante, il cui incontro stravolgerà irrimediabilmente le sorti della vita di Harker.

La narrazione viene scandita dall’avvicendarsi delle lettere dei personaggi, ripercorrendo pienamente la forma epistolare del romanzo di Stoker e il suo registro linguistico, insieme ai numerosi flashback evidenziati dal gioco di luci e ombre.

Luci e suoni sono, infatti, i grandi protagonisti dello spettacolo; utilizzati con maestria e potere evocativo, sono capaci di far vivere momenti estremamente partecipativi per mezzo dei numerosi effetti speciali. Le luci sono quasi del tutto assenti, servono a focalizzare l’attenzione sulla scena protagonista della scarna ma incisiva scenografia capace di cambiare continuamente forma, tra lapidi che diventano finestre, poi pareti, porte, specchi rotti, vagoni di un treno e tra quinte utilizzate in maniera totalmente diversa, muovendosi veloci sullo sfondo come onde in tempesta o inquietanti nubi. I suoni fanno sobbalzare dalla paura, venire i brividi, sorprendono e atterriscono tra tuoni, ululati, urla e risate.

Lontano dalla rappresentazione comune, alcuni personaggi come Lucy sono totalmente assenti, e Dracula non ha alcun tipo di caratterizzazione romantica, non è un conte ammaliatore, ma unicamente un mostro che catapulta ogni cosa in una dimensione di ansia e preoccupazione tangibile durante tutto lo spettacolo. Per esempio quando sbuca alle spalle di Harker che si rade non accorgendosene, poiché l’immagine di Dracula non viene riflessa dello specchio o, ancor di più, quando il vampiro compare improvvisamente in mezzo al pubblico (momento in cui, per lo spavento, mi sono sentita grata di essere seduta dalla parte opposta della platea!).

Il duo Rubini – Lo Cascio regala allo spettatore un’interpretazione magistrale, in cui le voci non sembrano neanche reali, ma provenienti dal profondo di ciascuno di noi, in una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio, un’interpretazione dalla quale non si può che essere catturati, sentendosi presi da un vero e proprio, e in tema, morso alla gola. Ad accompagnarli è un cast d’eccellenza tra cui spicca Lorenzo Lavia nel ruolo del folle malato di mente perseguitato dal suo ‘maestro’, appunto il Conte, tra collezioni di animali da mangiare e la disperata ricerca di sangue per essere immortale.

Un vero horror gotico in cui, tramite della loro messa in scena, è facile vedere la realtà con gli occhi di una società che, prima di Freud, considerava la malattia mentale come presenza maligna e non riconosceva l’esistenza dell’inconscio, confondendolo con la paura proveniente dall’esterno, ma diviene altrettanto facile percorrere questo viaggio all’interno dell’inconscio in cui non vi è più distinzione tra bene e male, sano e malato, vi è solo la perdita di ogni certezza.

Due ore in cui l’attenzione non cala un secondo e in cui, senza pausa, si sente pressante questa tensione, questo fiato sul collo, sino al momento dei saluti finali, in cui ci si riprende, finalmente, con ringraziamenti giocosi e festosi in mezzo all’esultanza dei presenti.

Dracula

da Bram Stoker

adattamento di Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini

con Luigi Lo Cascio, Sergio Rubini
e con Lorenzo Lavia, Roberto Salemi, Geno Diana, Alice Bertini

scena Gregorio Botta

costumi Chiara Aversano

musiche Giuseppe Vadalá

progetto sonoro G.U.P. Alcaro

luci Tommaso Toscano

regista collaboratore Gisella Gobbi

regia Sergio Rubini

produzioneNuovo Teatro diretta da Marco Balsamo, Fondazione Teatro della Toscana

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