Il sistema universitario italiano è ad una svolta storica e il nostro ateneo ha iniziato il processo di autoriforma, puntando sulla valorizzazione del merito
Puntuale, anzi puntualissimo. Il rettore Franco Tomasello si è presentato nell’Aula del Senato accademico, sede prescelta per la conferenza stampa – saltata la scorsa settimana causa piccoli problemi di salute per il Magnifico ed aggiornata a stamattina – alle dieci in punto. Cordiale, sorridente e con in mano un malloppo di documenti , Tomasello annuncia che parlerà poco perché carta canta e in quel materiale cartaceo – le cui copie erano già state distribuite ai giornalisti presenti dagli efficienti colleghi dell’Ufficio stampa dell’Ateneo – c’è il passato, il presente e il futuro dell’Università di Messina.
In realtà, Tomasello parla, eccome: esamina, approfondisce e si capisce che ha voglia di comunicare all’esterno che l’Università di Messina è migliore di come spesso viene rappresentata da coro che il rettore definisce i ‘soliti noti’. Parte dal processo di autoriforma, avviato nel novembre 2008: “Abbiamo deciso di iniziare un percorso di cambiamento e stiamo andando avanti nonostante le critiche. Cambiare non è mai una scelta comoda perché è ovvio che gli equilibri cambiano e questo può destabilizzare ed incontrare le resistenze di quanti vorrebbero che permanesse lo status quo ante. La nostra opera di cambiamento mira a rafforzare i sistemi di qualità. Il punto centrale dell’autoriforma – ribadisce il rettore – consiste nella valorizzazione del merito”.
Quello del merito è un concetto che ricorre spesso nelle frasi di Tomasello, soprattutto quando affronta il tema del reclutamento dei ricercatori, nei confronti dei quali continua a dimostrare un’attenzione particolare. La valutazione è affidata a Commissioni sulla cui equità ed imparzialità non è possibile dubitare , sostiene con fermezza Tomasello.
Ed a proposito dei ricercatori annuncia: “Bandiremo 20 nuovi posti, contando esclusivamente su risorse esterne provenienti da soggetti privati e pubblici che vogliono investire nell’Università di Messina”. Tra i ‘finanziatori’ spiccano l’azienda ospedaliera G. Martino Policlinico, pronta a sborsare 200 mila euro per un progetto che mira a sostenere la ricerca scientifica nel settore medico; alcune grosse aziende farmaceutiche che operano a livello mondiale; e consorzi costituiti da enti pubblici. L’Università, inoltre, attingerà da fondi propri non ancora utilizzati e fuori bilancio, veicolandoli verso l’attività di ricerca.
I ricercatori, dunque, al centro delle istituzioni universitarie come simbolo di rinnovamento e progresso per un’ Università che mira a concorrere alla pari con le altre realtà italiane per produttività scientifica. Ed è proprio questo il discrimen su cui il rettore si dice ‘intransigente ed estremista’ e con il quale ‘giustifica’ la scelta del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione di mandare a casa oltre 50 ricercatori: “Molti di loro sono miei amici, ma è intollerabile mantenere in servizio persone che non fanno ricerca. Abbiamo il dovere di restituire valore morale alle istituzioni universitarie. Questi ricercatori facciano il conto con la loro coscienza e si ricordino che tra un po’ scatterà la valutazione quinquennale della ricerca”.
Nell’incontro odierno con la stampa, non poteva mancare, infine, l’argomento di maggiore attualità, che tiene banco da settimane e che – inutile nasconderlo – ha sollevato un vespaio di polemiche : la proroga al mandato del rettore e a quello di tutte le altre cariche elettive dell’Ateneo , ‘concessa ’ dal Senato accademico, sentito il Cda. “La modifica dell’art. 57 dello Statuto universitario – ha detto Tomasello – è avvenuta nell’ambito dell’autonomia universitaria e del processo di autoriforma. Ci tengo a precisare – ha aggiunto – che non è un artifizio per mantenere potere, ma un mezzo per completare il percorso di autoriforma avviato ma non ancora ultimato. Si tratta di un’operazione coraggiosa, lo ammetto, ma posso affermare con assoluta onestà che sfrutterò la proroga per il beneficio della nostra comunità ”.
(Foto Sturiale)
