Università. A distanza di un anno una famiglia occupa ancora l'ex-aula di anatomia. A febbraio, forse, l'ultima “puntata-

Università. A distanza di un anno una famiglia occupa ancora l’ex-aula di anatomia. A febbraio, forse, l’ultima “puntata-

Università. A distanza di un anno una famiglia occupa ancora l’ex-aula di anatomia. A febbraio, forse, l’ultima “puntata-

giovedì 22 Gennaio 2009 - 08:26

«Mi accusano di essere senza cuore ma se siamo a questo è per la troppa clemenza utilizzata finora nel gestire la vicenda» afferma il direttore amministrativo Cardile. Lo sgombero definitivo all'inizio del prossimo mese

Quasi un anno fa, per l’esattezza nel mese di aprile, vi avevamo dato notizia (articoli correlati in basso) di una famiglia che ormai da tempo occupava abusivamente un edificio di proprietà dell’Università, l’ex-aula di anatomia, a Gravitelli. La struttura, a suo tempo utilizzata anche per lo svolgimento delle lezioni di Scienze Politiche, Economia e per i corsi della Sissis, era stata chiusa per ristrutturazione. Chiusa sì agli studenti, ma aperta a tutti gli altri, a quanti almeno, così come si è verificato, erano in cerca di un tetto sotto cui riparasi. Un tetto che tutt’ora non intendono abbandonare.

Come infatti testimoniano le “nuove- immagini realizzate dal nostro fotografo Dino Sturiale, la sfortunata famiglia continua a trovare rifugio nell’edificio ormai fatiscente mentre l’Università continua a pagare onerosi affitti in giro per la città, non potendo dare il via ai lavori. Forse però ancora per poco. Per avere una risposta ci siamo infatti rivolti al direttore amministrativo dell’Ateneo Giuseppe Cardile che, anche attraverso la “commissione d’inchiesta- nominata per monitorare la situazione del patrimonio immobiliare dell’Università, sembra intenzionato a risolvere il problema. Stavolta in modo definitivo.

«Se ancora ci troviamo con le mani legate, impossibilitati ad appaltare i lavori è per l’eccessiva “clemenza- mostrata fino ad ora nel gestire la vicenda. A questo punto però è davvero inconcepibile pensare di poter continuare in questo modo. Lo scorso 28 novembre, un ufficiale giudiziario si è recato sul posto per invitare ancora una volta gli “inquilini- a rispettare l’ordinanza di sgombero. Come prevedibile però, la mancanza di mezzi di soccorso e forze dell’ordine intervenute sul posto, ha fatto registrare l’ennesimo nulla di fatto». Dunque tutto rimandato al 9 o 10 febbraio, per Cardile il termine ultimo.

«Ci è stato spiegato – afferma il direttore amministrativo – che in casi del genere è necessario avvisare con anticipo gli organi competenti che si devono interessare di dare esecuzione ad eventuali provvedimento di sfratto o si sgombero. Stavolta, per evitare qualsiasi problema, mi riserverò di avvisare con largo anticipo forze dell’ordine e mezzi di soccorso. Inviterò tanto il questore quanto il comandante dei Carabinieri a mettere a disposizione dell’Università quanti più mezzi saranno necessari affinché l’edificio venga restituito una volta per tutto al legittimo proprietario, ovvero l’Ateneo. Sono stato accusato di essere senza cuore…quando paga Pantalone è facile parlare», ha dunque concluso il direttore amministrativo.

A ciò va poi aggiunto un altro aspetto. Ai costi di ristrutturazione, rischiano infatti di aggiungersi ulteriori spese a causa del cosìdetto “fattore tempo-, i cui effetti, sia in senso cronologico che meteorologico, per muri e pareti risultano spesso essere deleteri. Ad avallare quest’ultima ipotesi anche l’ingegnere Oteri, membro della commissione d’inchiesta nominata da Cardile: «Se la situazione non si sblocca, i due milioni di euro necessari per i lavori – afferma l’ingegnere – potrebbero non essere più sufficienti, poiché la struttura ogni giorno che passa si rovina sempre più. Al momento – prosegue Oteri – abbiamo in mano un progetto esecutivo cantierabile di riconversione dell’intero immobile per la realizzazione di un centro didattica interfacoltà, “volgarmente- detto un aulario. L’obiettivo è quello di costruire aule di piccole, medie e grandi dimensioni che aiutino a risolvere le oggettive carenze di spazio di cui soffre l’Ateneo. Il progetto è finanziato per intero grazie ai fondi Ministeriali per l’edilizia universitaria che fortunatamente non rischiano di andare persi». Non esiste tuttavia ancora una ditta appaltatrice, poiché, come spiega Oteri, condizione indispensabile per l’assegnare della gara d’appalto è lo sgombero dell’edificio.

Una vicenda a tratti paradossale, una “battaglia- tra Davide e Golia, in cui il primo, almeno finora, ha avuto la meglio sul gigante. Una responsabilità da dividere tra il governo d’Ateneo che, nonostante la disperata condizione della famiglia, ha forse fatto passare fin troppo tempo prima di -smuovere- la situazione, e il governo cittadino i cui uffici e organi competenti non hanno avuto la capacità di intervenire in maniera incisiva. Nel bene e nel male sembra però essere giunti all’atto finale di questa “saga dell’edilizia- messinese. Sarà la volta buona?

(foto Dino Sturiale)

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