Università. La gestione Tomasello arriva a Palazzo Madama

Università. La gestione Tomasello arriva a Palazzo Madama

Università. La gestione Tomasello arriva a Palazzo Madama

sabato 02 Ottobre 2010 - 10:28

Quattro senatori del Pd attaccano il rettore, partendo dalle inchieste giudiziarie per arrivare alla proroga del mandato

Nuovi venti di polemica soffiano sull’Università di Messina. Ad alimentari quattro senatori della Repubblica appartenenti al Partito democratico: RUSCONI, CASSON, VITA e DELLA MONICA. I loro nomi dicono poco alla nostra città, ma le loro argomentazioni denotano una profonda conoscenza delle vicende universitarie messinesi. In un’interrogazione, particolarmente dettagliata ed articolata, i quattro esponenti politici sottopongono all’attenzione del governo la gestione targata Francesco Tomasello, ripercorrendo i due fatti più significativi che hanno caratterizzato il suo rettorato: le inchieste giudiziarie e la proroga del mandato con la modifica dell’art. 57 dello Statuto universitario , il cui iter è ancora in corso.

A proposito delle vicende giudiziarie, i quattro senatori rammentano nel documento che «il Rettore dell’Università di Messina, Prof. Francesco Tomasello, è stato rinviato a giudizio per rispondere dei reati di tentata concussione e abuso d’ufficio». Dopo aver ripercorso le tappe salienti della vicenda, RUSCONI, CASSON, VITA, DELLA MONICA sottolineano che « il processo per tali ipotesi di reato, iniziato quasi un anno addietro, si sta ancora celebrando dinanzi al Tribunale di Messina ed è in corso l’istruttoria dibattimentale ». I quattro senatori affondano, poi, il coltello nella piaga quando ricordano che Tomasello è stato sospeso dalle sue funzioni per ben 2 volte: la prima nel 2007 per 60 giorni e la seconda nel 2008 «per l’accusa di eventuali brogli in un altro concorso presso il Policlinico universitario a favore del Presidente del Consiglio comunale della Città». In quest’ultimo caso – evidenziano i quattro esponenti del PD – il Tribunale del riesame ha rigettato il ricorso proposto contro la misura cautelare, rilevando una «allarmante ostinazione manifestata dall’indagato nella conduzione clientelare della propria carica. Anche la Suprema Corte – scrivono ancora i senatori – ha rigettato il ricorso proposto contro tale misura cautelare. Per tale seconda ipotesi di reato – continua il documento – la Procura della Repubblica di Messina ha notificato da tempo agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini ».

“Archiviata” la ricostruzione delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’Ateneo Peloritano ed il magnifico Tomasello, RUSCONI, CASSON, VITA, DELLA MONICA aprono un altro capitolo sull’Università di Messina, quello più recente relativo alla proroga di un anno del mandato del rettore e di tutti gli organi elettivi dell’Università, concessa con l’approvazione della modifica dell’art. 57 dello Statuto e la successiva approvazione dell’art.57 bis.

«Tale provvedimento – scrivono – ha provocato la reazione del Dipartimento di Diritto privato e della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Messina. Alcuni docenti e dipendenti dell’Università di Messina hanno presentato esposti al Ministero dell’Università in cui è stata posta in evidenza la violazione dell’obbligo di astensione da parte dei componenti il Consiglio di Amministrazione e del Senato accademico i quali, deliberando la propria auto-proroga nell’ufficio, versavano in palese conflitto d’interessi».

Ma oltre al conflitto di interessi, negli esposti si evincerebbe che l’illegittimità del provvedimento dipende anche da altri fattori. I quattro senatori, infatti, scrivono: «sempre secondo quanto argomentatamente illustrato negli esposti, avrebbero concorso ad assumere la deliberazione di auto-proroga anche i rappresentanti degli studenti in seno al C.d.A. e al Senato il cui mandato (e la cui proroga ex D.L. n. 293/1994) era scaduto da lungo tempo, con la conseguente nullità del provvedimento alla cui adozione gli stessi hanno concorso; inoltre, negli esposti era anche evidenziata la palese illegittimità del contenuto della modifica statutaria, non essendo possibile modificare la durata di un mandato elettivo con efficacia retroattiva da parte dello stesso organo beneficiario della proroga».

Come evidenziato nell’interrogazione «la deliberazione è stata inviata al Ministero dell’Università per il controllo il 28 maggio 2010 e – con nota a firma del Direttore generale Dott. Marco Tomasi del 29 luglio 2010 – il Ministero ha circoscritto il proprio controllo alla violazione dell’ambito di autonomia che la legge riconosce agli Atenei». La posizione assunta dal Ministero equivale – secondo i quattro senatori ad una bocciatura- avendo affermato che « il prolungamento dei mandati in corso previsto dall’art. 57, comma secondo, si configura di fatto come una proroga automatica degli attuali mandati rispetto alla quale non vien data agli elettori la possibilità di esprimersi e, di conseguenza, come suggerito da copiosa giurisprudenza, si pone in contrasto con la necessità di garantire al corpo elettorale il diritto/dovere di verificare in concreto l’operato dell’eletto alla scadenza del mandato », invitando, pertanto, al riesame della proposta statutaria.

In seguito alle indicazioni del Ministero, il Senato accademico è tornato a riunirsi il 2 agosto. Pur sottolineando di aver ricevuto la comunicazione del Ministero oltre il termine previsto di 60 giorni, l’organi di governo ha deciso comunque di procedere ad una revisione della disciplina transitoria introdotta dall’art. 57, con la quale venisse offerta al corpo elettorale l’opportunità di manifestare la propria volontà in merito al prolungamento del mandato degli organi elettivi. Su proposta di Tomasello, il Senato accademico ha approvato l’ art. 57 bis, che recita: « la modifica statutaria relativa al prolungamento dei mandati elettivi, di cui all’articolo precedente, non ha effetto ed è perciò salva la loro scadenza ordinaria qualora ne faccia richiesta scritta in tal senso, entro tre mesi dalla pubblicazione della presente modifica di Statuto, la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto ».

«Con l’ultima modifica statutaria – fanno notare RUSCONI, CASSON, VITA, DELLA MONICA – viene introdotto una specie di referendum abrogativo a voto palese, per il quale si richiede una maggioranza addirittura superiore di quella necessaria per eleggere il Rettore (cfr. l’art. 8 dello Statuto d’Ateneo che prevede la possibilità che il Rettore sia eletto anche con la semplice maggioranza dei votanti). in particolare, gli « aventi diritto al voto » nell’Università di Messina sono oltre 30.000 persone, posto che per eleggere le varie cariche accademiche sono chiamati a votare docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti sicché, per impedire la proroga disposta dal Senato accademico occorrerebbe la richiesta scritta di oltre 15.000 persone».

Impietoso il giudizio dei quattro senatori sui casi giudiziari che hanno come protagonista l’Università di Messina e la questione proroga , che a loro dire «gettano un gravissimo discredito sul sistema universitario nazionale e sull’Università messinese, in particolare, compromettendo il prestigio maturato negli anni da quell’Ateneo ».

RUSCONI, CASSON, VITA e DELLA MONICA chiedono quindi, al Ministro Mariastella Gelmini fare luce sulle vicende interne all’Ateneo peloritano e fornire tutte le spiegazioni del caso.

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