L'Università di Messina nel “mirino- di Gian Antonio Stella

L’Università di Messina nel “mirino- di Gian Antonio Stella

L’Università di Messina nel “mirino- di Gian Antonio Stella

sabato 01 Novembre 2008 - 14:17

Il noto giornalista del “Corriere della Sera- e autore con Sergio Rizzo del best-seller ‘La Casta' “ironizza- sulle velleità artistiche dell'ateneo peloritano

Su un articolo apparso proprio oggi sul “Corriere della Sera- versione on-line e che in calce riporta il nome di Gian Antonio Stella, l’autore del best-seller “La casta- ironizza, e non poco, sul bizzarro concorso indetto dall’ateneo Peloritano che, “in un periodo di vacche magre-, scrive Stella, si dice disposto a pagare ben 80 mila euro colui che realizzerà un dipinto raffigurante la tragedia del 1908 che andrà ad “abbellire- l’aula magna della facoltà di Ingegneria, in contrada Papardo.

Cose fatte fin troppo in grande stile, secondo l’affermato giornalista, che senza risparmiare di certo toni sarcastici e pungenti per l’intera Università e per il rettore Tomasello, titola: -L’ateneo sotto inchiesta pensa all’arredo-. Una bella freddura quella che Stella riserva all’intera istituzione accademica dello stretto, senza perdere occasione per far riferimento alle ultime, ultimissime vicende giudiziarie che vedono coinvolto Tomasello, per l’inchiesta sulla facoltà di veterinaria e la moglie Carmela Grasso, al centro di un’altra indagine sulla gestione dei servizi di vigilanza al Policlinico.

Il giornalista non manca di far riferimento anche alla vicenda dei concorsi per il reclutamento del personale tecnico-amministrativo dell’Università che, come ormai è risaputo, ha dato vita a numerose polemiche per la presunta mancanza di chiarezza e trasparenza nello svolgimento delle prove d’esame. La questione viene così raccontata dalla penna del famoso -corrierista-: -Come se non bastasse, la città peloritana è scossa da “boatos- secondo i quali ognuno degli 86 nuovi posti all’Università, banditi con 75 concorsi, sarebbe stato cucito come un vestitino addosso a 86 prescelti-.

Ma il “capolavoro- di cui si è fatta artefice l’Università di Messina, afferma Stella utilizzando un evidente gioco di doppisensi, e altresì pieno zeppo di quelle che lui definisce “scemenze burocratiche-, ad esempio la complicata procedura di ermetica chiusura del plico da spedire presso l’ufficio amministrativo dell’Università e che «deve essere sigillato con ceralacca e controfirmato sui lembi di chiusura e deve recare all’esterno, oltre all’intestazione del mittente (nome e cognome dell’artista) e all’indirizzo dello stesso, la dicitura -Bando di concorso per la scelta, l’esecuzione e l’acquisto di un’opera d’arte pittorica da collocare nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria in Contrada Papardo di Messina-». Il plico deve contenere al suo interno la busta con la dicitura «Documentazione» e un contenitore con la dicitura «Bozzetto» entrambi «controfirmati sui lembi di chiusura…».

Giusto insomma arredare con opere di prestigio le nostre Università ma, sostiene Stella, l’artistica ispirazione da cui l’Università di Messina è stata “travolta-, «non poteva arrivare in un momento peggiore».

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