“Megghiu taddu chi mai, ma non… assai!” (meglio tardi che mai, ma non… troppo!). La battuta dell’anziano seduto su una fredda panchina di ferro con il naso all’insù a osservare, riassume, con pochi vocaboli, l’ennesima situazione incresciosa per il verde cittadino e per la nostra Messina.
Dopo un’altra pericolosa caduta di grossi rami da uno degli alberi che rendono verde la centralissima Piazza del Popolo (o Piazza Lo Sardo), ieri mattina una squadra di operai è intervenuta nello slargo in questione, alla confluenza tra le vie Santa Marta e Martino, per cercare di mettere in sicurezza l’area.
Per uno degli antichissimi ficus, però, l’“elettroencefalogramma” è risultato ormai piatto ed è stato quindi necessario abbatterlo tagliandolo con una sega elettrica. Vani, in passato, erano stati i tentativi di salvarlo e gli appelli lanciati allo scopo di intervenire per tempo per evitare che, poco alla volta, questa pianta, come altre presenti sulle banchine, cedesse sotto il suo peso.
Potature “dimenticate”, cure inesistenti e complessivo degrado in una zona totalmente in abbandono (tra immondizia e strutture circostanti ammalorate dal tempo e dalla mano dell’uomo), hanno invece portato, poco alla volta, quasi alla “desertificazione”.
Piccoli interventi, sempre a colpi di sega, che hanno reso i rimanenti salici più “piangenti” che mai, sono stati eseguiti anche su ciò che resta degli altri arbusti (si fa per dire…) che, un tempo, rappresentavano un impareggiabile angolo di verde. E così la città, giorno dopo giorno, muore…
Cesare Giorgianni