Salvatore Siracusano querela cronista:attacca me per colpire Matilde candidata

Salvatore Siracusano querela cronista:attacca me per colpire Matilde candidata

Salvatore Siracusano querela cronista:attacca me per colpire Matilde candidata

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lunedì 12 Febbraio 2018 - 07:59

L'imprenditore messinese ha querelato per calunnia e diffamazione il giornalista Pensavalli per un post su facebook: "E' in atto una campagna di delegittimazione". La replica del cronista

La campagna elettorale per le Politiche in riva allo Stretto avrà strascichi giudiziari.

Dalla Polonia infatti, dove vive da alcuni anni l’imprenditore messinese Salvatore Siracusano, papà di Matilde, candidata di Forza Italia nel collegio uninominale di Messina, è scattata la querela per calunnia e diffamazione a mezzo stampa nei confronti del giornalista Gianfranco Pensavalli per un post su facebook.

Il post risale al 1 febbraio e partendo dalle polemiche scaturite dalla candidatura di Matilde Siracusano (mal digerita all’interno del partito e del centro-destra), ripercorre fatti e inchieste risalenti a 12 anni fa e che hanno coinvolto il padre. Secondo l’imprenditore da parte di Pensavalli ci sarebbe il chiaro intento di colpire la candidata riportando alla luce quei fatti senza raccontare come poi è andata a finire e facendola apparire come figlia di un impresentabile.

Si vuol usare strumentalmente il mio passato per motivi politici, contro mia figlia– spiega Siracusano- Nei mei confronti non solo non c’è stata alcun rinvio a giudizio, ma richieste di archiviazione”. In particolare a far saltare sulla sedia Siracusano sono stati i riferimenti nel post ad alcune intercettazioni ambientali dell’epoca e all’omicidio Bottari, nel quale Siracusano non ha nulla a che vedere spiega nella querela presentata a Roma attraverso i suoi legali. L’inchiesta all’epoca vide coinvolti anche magistrati ed un sottosegretario.

“La complessa indagine a mio carico era fondata su semplici illazioni e supposizioni e su dati oggettivi di scarsa consistenza probatoria ma che erano stati recepiti acriticamente ancorché fossero in qualche caso falsi, sempre comunque interpretate allo scopo di addossare responsabilità penali gravissime a carico degli allora indagati, con valutazioni che poi tutte si sono dimostrate inconcludenti ed errate. L'Autorità giudiziaria che se ne occupò all'epoca, ossia la Procura Generale di Reggio Calabria, aveva avocato un procedimento penale del quale era stata richiesta l'archiviazione per insussistenza di ipotesi di reità di qualsivoglia tipo a carico di soggetti noti della Città di Messina. Lo sviluppo successivo delle indagini avocate, comportò in effetti la richiesta e l'effettivo mio arresto, che successivamente la Corte di Cassazione annullò, rimettendo gli atti al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, che li rivalutò analiticamente e dispose la scarcerazione non solo mia ma di tutti gli altri arrestati. L'Ufficio di Procura Ordinaria della Repubblica di Reggio Calabria, al quale il monumentale fascicolo fu poi trasmesso, dopo minuziose e puntuali indagini, esperimento di consulenze tecniche ed esame di persone informate, rassegnò due distinte richieste di archiviazione per tutto l'ampio compendio dei reati in addebito (dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, alla corruzione, al favoreggiamento), chiedendo ed ottenendo l'archiviazione del procedimento, adottato poi da due diversi Gip della stessa Sede, dott. Leonardo e dott.ssa Tassone, ad iniziativa di un nutrito pool di magistrati requirenti, coordinato dal Procuratore capo dott. Pignatone, senza che successivamente sia sopravvenuto alcun elemento che potesse determinarne la riapertura, neanche a distanza di quasi dieci anni. Nella prima fase delle indagini furono pubblicate notizie a dir poco grottesche, quali collegamenti e finanziamenti con Al Qaeda ( ! ), corruzione in atti giudiziari ( ed invero era coinvolto un magistrato della sede di Messina, anch'egli completamente scagionato e prosciolto ) anche sulla base di dati orali captati nel corso di un colloquio ambientale, forse dolosamente artefatto e comunque travisato che poi, meglio esplorati, risultarono innocui, lecitissimi ed irrilevanti; addirittura fu illazionata, senza che ne sussistesse affatto alcun accredito, una qualche forma di conoscenza dei dialoganti, ed io ero tra quelli, su un commesso gravissimo delitto, l'omicidio di un professionista messinese, il dott. Matteo Bottari, rimasto da allora impunito. I dati esposti sul profilo Facebook si limitano a riportare con sintesi discutibile e neanche con esattezza quelle che erano i risultati delle prime embrionali indagini, la cui portata colpevolizzante sulla mia persona, allora solo indagato, poi si dissolsero nella loro totalità. Tanto è vero che per alcuna delle ipotesi delittuose poste a mio carico o in addebito ai presunti complici, giammai fu dichiarato proscioglimento nel rito per prescrizione o altro, ma sempre e comunque di puro merito, ed addirittura in via anticipata con richiesta di archiviazione, conformemente accolta, e senza perciò neanche richiesta di rinvio a giudizio con il promovimento dell'azione penale. Per i fatti descritti, non sono stato mai imputato, non sono stato perciò neanche giudicato ed assolto, e non credo che vi sia nell'ordinamento penale forma di disimpegno più ampiamente liberatoria di quella che mi è stata riservata.

Il pezzo scritto e divulgato sembra funzionale a ledere ingiustamente l'onorabilità di mia figlia, Matilde Siracusano, che è attualmente impegnata quale candidata al Parlamento italiano nelle prossime consultazioni elettorali del 4 marzo 2018 e devo temere che sia in atto una campagna di delegittimazione a mezzo di diffamazione nell'intento appunto di contrastarne l'elezione mediante la diffusione di calunnie sulla mia persona”.

Replica Gianfranco Pensavalli: "E' una dichiarazione di guerra? E guerra sia. E' stato Claudio, il fratello di Matilde ad iniziare per primo dicendo che la sorella subiva attacchi per il suo passato ma aveva le spalle larghe. Tutto quello che scrive Siracusano l'ho scritto con Roberto Gugliotta nel libro Messina capitale d'Italia. I fatti sono reperibili sul web. E' vero o no che Matilde Siracusano in corsa per Miss Italia venne eliminata su ordine di Mirigliani perchè si temeva un danno d'immagine vista la situazione del padre? Sul caso Bottari ero presente nello studio di un avvocato reggino quando venne sbobinata la cassetta e la sua voce c'era. Il resto è storia che riguarda la magistratura di Reggio e di Lecco dove fu indagata la Dia di Messina per alterazione….di intercettazione. Ritengo inopportuna la candidatura di Matilde Siracusano ma è un discorso complesso, servirebbe un'enciclopedia di numerosi tomi ad iniziare dal complesso Le Terrazze"

NOTA DELL’AVVOCATO GIUSEPPE RENATO MILASI– Il libro al quale fa riferimento Pensavalli nella sua replica, “ Messina Capitale d’Italia” edito nella primavera dell’anno 2005, non poteva contenere gli sviluppi successivi delle indagini giudiziarie appena avviate, e che si sono esitate nelle forme liberatorie degli incolpati già documentate soltanto negli anni 2008 e 2010. Obbligo deontologico imponeva l’adeguata rettifica del post e non certamente la mera, colposa o dolosa, reiterazione.

Che la dott.ssa Matilde Siracusano sia stata esclusa dalle finali di Miss Italia su ordine del patron della manifestazione Mirigliani, preoccupato per la perdita d’immagine del concorso per le note evenienze giudiziarie in cui era allora coinvolto il padre, che sia vero o falso può provarlo solo chi lo afferma, se ha prove, o confermarlo chi avrebbe operato tale indegna discriminazione ed in che modo, soprattutto, avrebbe potuto condizionare i componenti della giuria che hanno eliminato la concorrente.

Appare però interessante quanto il Pensavalli afferma in ordine alla sua presenza nello studio di un non identificato avvocato reggino allorchè fu sbobinata la audiocassetta che conteneva i dialoghi scambiati presso il Caffè Antico di Messina, tra il sig. Siracusano, un avvocato ed un magistrato, tutti di Messina. Dovrà il sig. Pensavalli riferire al Pubblico Ministero di Roma, ove è incardinato il procedimento a seguito della querela del sig. Siracusano, quale veste avesse per partecipare a questa sessione di studio e di privata consultazione di un dato istruttorio ancora secretato o comunque in attesa di essere disaminato nella sua effettività a mezzo di consulenza tecnica d’ufficio.

Quanto all’anticipata divulgazione in più tomi della questione che riguarda il complesso residenziale Le Terrazze, è bene che il sig. Pensavalli dia luogo alla stura delle sue conoscenze sull’argomento, in modo che, a sua volta, il sig. Siracusano possa rammentargli il contenuto del confronto giudiziario che hanno avuto sull’argomento allorchè il Giudice Cisterna, in Reggio Calabria, li convocò entrambi negli Uffici di Procura, ed all’esito del quale ritrattò quanto aveva affermato su presunte collusioni dell’allora imprenditore messinese con magistrati.

2 commenti

  1. nulla di più lontano tra le mie idee politiche e quelle di Matilde Siracusano. Una sola certezza le colpe dei padri non devono mai ricadere sui figli, a maggior ragione come in questo caso, se la magistratura ha certificato che i padri nin hanno neanche colpe.

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  2. La colpa è di Miccichè che ha dovuto candidare la Siracusano che ovviamente non voto e non voteranno in tanti Forza Italia .Per causa di questa candidatura voluta da uno e non da tanti.In tanti ringraziamo Miccichè che ci aperto la strada verso la via delle Stelle.Per quanto riguarda i casi di giustizia fatto vostri.

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