Lucia Annibali "Io ci sono, storia di un non amore", quando dal dolore si rinasce

Lucia Annibali “Io ci sono, storia di un non amore”, quando dal dolore si rinasce

Silvia Mondi

Lucia Annibali “Io ci sono, storia di un non amore”, quando dal dolore si rinasce

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martedì 27 Gennaio 2015 - 23:03

Il 16 aprile 2013, la giovane avvocatessa di Pesaro Lucia Annibali viene sfregiata in viso dall’acido tiratole addosso da un uomo incappucciato. Quella stessa notte viene arrestato come mandante l’ex fidanzato Luca Varani. Adesso Lucia sta bene e, con Giusi Fasano, ha scritto un libro che ha presentato ieri pomeriggio, presso l’Aula Magna della Corte d’Appello di Messina, dal titolo “Io ci sono. La mia storia di non amore”.

“Io non sono un caso. Sono una persona” ha esordito così la giovane avvocatessa di Pesaro Lucia Annibali che, dopo aver subito umiliazioni e violenze da parte dell’ex compagno Luca Varani, ha presentato ieri pomeriggio presso l’Aula Magna della Corte d’Appello, con Giusi Fasano, il suo libro “Io ci sono. La mia storia di non amore”.

La storia di Lucia è la storia di una donna come tante, di una donna che si guarda allo specchio e si piace, di una donna che si diverte ad uscire con le amiche…più semplicemente, di una donna.

Da quel 16 aprile 2013 sono cambiate tante cose nella sua vita: è cambiata la sua visione del mondo, il suo modo di vedere gli altri, ma soprattutto, la sensazione di star bene con se stessa. Lucia era legata da tempo al compagno Luca Varani, anche lui avvocato, che quella terribile sera del 16 aprile 2013 ha inviato un uomo incappucciato nei pressi dell’abitazione della ex, per gettarle dell’acido sul viso.

Le conseguenze sono state disastrose per Lucia; e la giovane avvocatessa è stata immediatamente ricoverata presso il Centro grandi ustionati di Parma. Adesso Lucia sta bene.

“Durante il periodo del ricovero – racconta –sono riuscita a riconciliarmi con me stessa”. Quel letto d’ospedale, infatti, è stato un rifugio per Lucia che giorno dopo giorno, è riuscita a riacquisire autonomia ed armonia con sé stessa.

Durante quest’esperienza di recupero, Lucia ha ritrovato anche la sua vecchia passione per la scrittura, decidendo così di annotare i suoi pensieri in dei “pizzini”.

Uno tra tutti quello rivolto ai medici che l’hanno curata, ringraziandoli di averla collocata all’interno di una stanza con due finestre, attraverso le quali le era possibile osservare il mondo là fuori.

Nella mente di Lucia, nessun ricordo annebbiato o confuso; con molta lucidità e grande determinazione, l’avvocatessa parla della sua terribile storia, raccontando l’importanza della presenza della sua famiglia e dei suoi amici, che non l’hanno mai abbandonata in questo percorso, rappresentando così per lei risorse preziose da avere al suo fianco.

Lucia non sa ancora però se continuerà ad esercitare la sua professione d’avvocato.

Attraverso quest’orribile vicenda, l’avvocatessa ha capito che continuare ad occuparsi di sfratti o di altri aspetti richiesti dalla professione, significherebbe tornare indietro; non è più questa la sua dimensione.

Adesso Lucia è pronta per andare avanti, per abbandonare tutte quelle sensazioni che per troppo tempo le hanno creato una profonda solitudine interiore ed un’enorme difficoltà nel rapportarsi con gli altri.

Lucia ammette di non aver dato ascolto a quei mille segnali che nel corso della sua storia “di non amore” le si presentavano; a quelle “lampadine” di cui parla nel suo libro: allude così ad una tenuta di vita anormale e, per certi aspetti, anche patologica.

Durante l’incontro, Giusi Fasano ci tiene a sottolineare che il famoso “raptus”, che compare troppo spesso in testate giornalistiche e di cui tanto si parla, è una categoria psichiatrica che non esiste.

La donna, in quanto soggetto ritenuto debole, viene picchiata, violentata e uccisa per mano di un uomo malvagio che agisce con cattiveria, non di raptus.

L’uomo che riesce a compiere determinati atti non è fuori di sé, mai.

Lucia Annibali, non è un caso. Lucia Annibali è molto di più.

Silvia Mondì

2 commenti

  1. Ma questa vicenda è anche un monito chi,uomo o donna, adulto o bambino,pensa di tiranneggiare il prossimo, (a casa, sul lavoro, a scuola, ovunque). Non è scusabile questo atteggiamento, questa chiara e netta violenza perpetrata da parte di chi si ritiene, nella sua follia, di essere sempre superiore su tutti e su tutto.Ma non aspettatevi, in quest’ambito, la classica violenza fisica. No : è un qualcosa di diverso, fatto di emarginazione, di mobbing piu’ o meno latenti. Ed è un bene, ripeto, UN BENE, che la Legge ed un Giudice con la G maiuscola,puniscano SEVERAMENTE questo tipo di reati. Bravissima, avv. ANNIBALI. SEI UN ESEMPIO PER NOI.

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  2. Ma questa vicenda è anche un monito chi,uomo o donna, adulto o bambino,pensa di tiranneggiare il prossimo, (a casa, sul lavoro, a scuola, ovunque). Non è scusabile questo atteggiamento, questa chiara e netta violenza perpetrata da parte di chi si ritiene, nella sua follia, di essere sempre superiore su tutti e su tutto.Ma non aspettatevi, in quest’ambito, la classica violenza fisica. No : è un qualcosa di diverso, fatto di emarginazione, di mobbing piu’ o meno latenti. Ed è un bene, ripeto, UN BENE, che la Legge ed un Giudice con la G maiuscola,puniscano SEVERAMENTE questo tipo di reati. Bravissima, avv. ANNIBALI. SEI UN ESEMPIO PER NOI.

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