Gli attivisti dal palco "storico": "Il Teatro Pinelli è una realtà che nessuno sgombero può cancellare"

Gli attivisti dal palco “storico”: “Il Teatro Pinelli è una realtà che nessuno sgombero può cancellare”

Eleonora Corace

Gli attivisti dal palco “storico”: “Il Teatro Pinelli è una realtà che nessuno sgombero può cancellare”

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lunedì 20 Gennaio 2014 - 15:00

Ieri sera i membri del Teatro Pinelli appena sgomberato, hanno occupato il Vittorio Emanuele. Questa mattina, nel corso di una conferenza stampa sul palco storico della città, hanno annunciato: "Questa occupazione è temporanea nel rispetto dei lavoratori, ma non ci fermeremo". LA GALLERY DI GAETANO SACCA'

“Il teatro Pinelli esiste e nessuno sgombero potrà togliercelo”. Il palco non è quello costruito “a mano”, trave dopo trave, nei locali occupati dell’ex Casa del portuale, sgomberata ieri mattina, ma è un palco autentico: quello storico, del Teatro Vittorio Emanuele. Ieri sera, infatti, i membri del Teatro Pinelli hanno occupato il Teatro Storico di Messina, per rilanciare con forza le idee di diffusione culturale e fruizione sociale degli spazi cittadini che hanno già portato all’Occupazione del Teatro in Fiera prima e dell’ex casa del Portuale poi. “Il reato che ci viene contestato – ha spiegato l’attivista Massimo Camarata nel corso della conferenza stampa di questa mattina – è semplicemente quello di non voler calare la testa in una città in cui tradizionalmente si deve calare la testa. Il reato è di pensare che Messina può avere un’altra storia, ma noi non ci lasciamo intimidire perché siamo qui per scriverla”.

I membri del Pinelli, di cui quattro raggiunti da altrettante denunce per l’occupazione dell’ex casa del portuale, hanno letteralmente rimandato al mittente le accuse mosse loro dal curatore fallimentare della cooperativa Italia – l’ultima a gestire lo stabile, sulla cui proprietà imperversa tutt’oggi un contenzioso tra Comune e Regione. È strano sentire che saremmo stati noi a mettere in pericolo le cose che abbiamo trovato, mentre le abbiamo classificate meticolosamente in un inventario e le abbiamo custodite, prima di allora quel posto veniva puntualmente visitato da ladri, da cui abbiamo anche ricevuto diverse minacce. Dov’era il signor Matasso, a cui spetta per legge il compito di tutelare i beni dell’ex cooperativa italia, nei due anni di abbandono dello stabile, prima che venisse occupato?”. A questo proposito gli attivisti annunciano di avere pronta una contro-denuncia nei confronti di Placido Matasso.

L’occupazione del Vittorio Emanuele, considerato “un altro posto stuprato. Non abbandonato ma colonizzato e spolpato dal clientelismo e dalla mala gestione”, è coincisa proprio nel giorno della conferenza stampa del sovrintendente Paolo Magauda, che ha annullato il tutto con somma irritazione. Ma gli attivisti spiegano che questa è stata solo una coincidenza, mentre riportano al Sindaco Renato Accorinti, giunto sul posto, il suggerimento del giurista Ugo Mattei, che nell’esortare la giunta a intraprendere in fretta il percorso dei beni comuni ha suggerito al sindaco un espediente: ovvero la possibilità per il primo cittadino di diventare custode giudiziale dello stabile stesso, sostituendosi così di fatto al commissario liquidatore e potendo gestire direttamente dell’immobile. I “pinellini” hanno, inoltre, sottolineato la natura temporanea di questa, ennesima, occupazione: “Abbiamo rispetto dei lavoratori e visto che si è finalmente creato un nuovo cda, se la città è disposta a dargli fiducia, lo faremo anche noi”. Hanno partecipato stamattina anche quelli che si possono considerare i padroni di casa del Vittorio Emanuele, o quantomeno dovrebbero essere tali: le maestranze di orchestrali e attori, oltre al presidente Maurizio Puglisi e ai nuovi membri del consiglio di amministrazione.

Giampiero Cannata, rappresentante degli orchestrali, nel ringraziare gli attivisti per il gesto che pone i riflettori sulla situazione drammatica in cui versa l’Ente Teatro e annunciare la partecipazione alla serata di spettacoli indetta ad oltranza dal Pinelli, subito dopo l’assemblea pomeridiana, ha annunciato un esposto contro la pratica del “biglietto omaggio” a tre euro, “regalato agli amici degli amici – spiega Cannata –“mentre le fasce della società più disagiate vengono tenute lontane dalla cultura con il prezzo proibitivo del biglietto e diversi attori e maestri hanno dovuto cambiare mestiere per trovare un modo di sbarcare il lunario”. E Antonio Lo presti ha puntato il dito su quella che è una vera e propria nota dolente del Vittorio Emanuele, ovvero la sovrabbondanza di lavoratori : “Non è per le persone in sé, ma 64 persone per aprire e chiudere una porta sono francamente eccessive, si dovrebbero spostare in posti in cui si possono rendere utili e dare così ossigeno al teatro”.

Queste le problematiche note e meno note del teatro storico della città, ma il cuore degli attivisti resta all’ex Casa del Portuale: “Quel posto al di là della burocrazia di fatto è un bene comune – spiega Camarata – Se ne possono costruire altri, ma non retrocediamo su quell’edificio per tutto il lavoro che abbiamo fatto in questi mesi. Sarebbe come se al posto del Vittorio Emanuele venisse fatto un supermercato, anche con la promessa di avere un teatro più grande e funzionale altrove, ci opporremmo tutti perché i luoghi stessi hanno un valore”. Samadhi Lipari, invece, un altro attivista del Pinelli, ha ricordato come il Teatro Occupato sia stato in prima linea anche in battaglie di rilievo regionale e non, come quella contro i Muos. Per gli atti compiuti nella manifestazione del 9 agosto a Niscemi, infatti, due attivisti messinesi sono stati raggiunti da un avviso di garanzia in cui si imputa l’occupazione di un terreno militare, in riferimento all’invasione pacifica della base USA, avvenuta nel corso di quella manifestazione. Anche questa, però, è una battaglia alla quale i membri del Pinelli dichiarano di non voler rinunciare: “Continueremo pacificamente e in maniera determinata a lottare per quel tipo di mondo che immaginiamo. Sognando una Sicilia libera, amata e amorevole verso abitanti e ospiti”. (Eleonora Corace)

2 commenti

  1. Una città morta…almeno questi ragazzi dimostrano vitalità e voglia di esserci…buona fortuna.

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  2. Ma esiste qualche atto in cui un’associazione si chiama “Pinelli”?
    Fa figo che loro intestino non so cosa ad un anarchico, ma come può compiacersi?
    Il teatro può avere un nome che non può essere quello che danno gli occupanti a meno che non ritengano trattarsi di bene privato.
    Renatino, se ne sei capace, pensa a qualcosa di serio oppure togliti di mezzo, passandola mano ma non ai tuoi predecessori.

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