Riflettere sui problemi della società in una sala cinematografica
Venerdì 21 gennaio 2011, la folla si appresta a colmare le sale dei cinema per gustare lo spettacolo tanto atteso di cui si è parlato molto nei salotti televisivi: Qualunquemente. Un film dal genere tanto comico quanto drammatico per le tematiche affrontate che attingono dalla realtà tutti gli aspetti negativi della società odierna, che è abitudine ormai dipingerla, alludendo soprattutto al Meridione, come una comunità in cui i reati e le delinquenze sono all’ordine del giorno. In particolar modo si fa riferimento alla gestione della res publica che, attualmente, altro non è che una politica inquinata.
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In una parte del film osserviamo una scena in cui Cetto La Qualunque insieme ai suoi amici, nonché soci in affari, informa il suo avversario De Santis, uomo onestissimo che tenta di ripristinare l’ordine e i vecchi e sani valori nel piccolo comune calabrese, di essere entrato anche lui in politica facendo detonare l’auto del suo rivale a mo’ di minaccia. In Italia assistiamo a simili fenomeni di piromania: molti incendi verificatisi nel nostro paese hanno spesso e volentieri origine dolosa, che si rivelano il più delle volte come atti di vendetta.
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Antonio Albanese, in qualità di Cetto La Qualunque che presto diverrà un uomo dalle grandi responsabilità, al figlio. Impossibile non accorgersi del sarcasmo che viene utilizzato per descrivere una bruta realtà in cui la meritocrazia viene sempre meno. In Italia, per ottenere un lavoro, ci si accorge sempre più che vengono richiesti requisiti che derivano non tanto dalle buone capacità di un cittadino, quanto piuttosto dalle sue origini o conoscenze. Ciò che conta più di ogni altra cosa è assumere gente qualificata, la cui competenza si riduce nella fortuna di essere un “figlio di…” o un “raccomandato da…”.
“Prima voti, poi rifletti!”: semplice affermazione propagandistica del partito di Cetto La Qualunque e/o evidente satira dei sistemi politici che tramutano in brogli elettorali nonché operazioni illegali di manomissioni del voto pur di ottenere -la persona giusta- al -posto giusto-.
Antonio Albanese pone l’attenzione del pubblico su un altro disagio di cui l’Italia soffre: la costruzione di edifici abusivi. Tale illecito urbanistico – edilizio prevede di norma non solo la demolizione delle opere non autorizzate ma talvolta anche sanzioni pecuniarie e persino l’arresto dei malfattori (a seconda del caso), motivo per il quale abbiamo assistito ad episodi in cui la mentalità dell’uomo si è resa talmente furba ed astuta da procurarsi licenze false e dare avvio alla realizzazione di immobili illegittimi.
<< Mi è stato chiesto se vengo eletto cosa intendo fare per i poveri bisognosi>> nel film viene posta questa domanda a La Qualunque nell’ipotesi che divenga sindaco, e durante il suo comizio elettorale risponde volgarmente agli elettori: <
Altra riflessione che emerge dal film, precisamente nella scena in cui Cetto La Qualunque discorre con la moglie, la quale si lamenta del marito che, dopo un lungo periodo di latitanza all’estero, si presenta con una bella ragazza di colore in veste di seconda moglie, è quella della materializzazione della donna: Carmen (la moglie): “Cetto, tu non le puoi avere due mogli!”
Cetto: “Carmen, non ti va mai bene niente! Ma che saranno mai due mogli? Non si possono avere due macchine? Non si possono avere due moto? Non si possono avere due case?
Come deprezzare la figura femminile che viene paragonata ad un oggetto senza anima, quasi come fosse un accessorio da scegliere, valutare e acquistare.
E’ pur vero che, come dichiarò Friedrich Nietzsche, nessuno muore oggi per una terribile verità: ci sono troppi antidoti ad essa, ma di certo lo scherno non è uno dei migliori.
Cristiana Barbaro