A Francofonte il bavaglio all'informazione libera è già realtà

A Francofonte il bavaglio all’informazione libera è già realtà

A Francofonte il bavaglio all’informazione libera è già realtà

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martedì 13 Luglio 2010 - 22:48

Attento a criticare il tuo sindaco, potresti farti male!

qualcuno così mi ha detto qualche giorno addietro, dopo avere letto alcuni miei interventi su alcune belle pagine on line di comunicazione democratica e creativa, nelle quali ho messo in rilievo particolari disfunzioni dell’attuale amministrazione comunale di Francofonte.

Il fatto è questo: io, oltre ad essere un dipendente pubblico, sono un rappresentante sindacale nel mio comune, in quel di Francofonte, primo degli eletti nelle rappresentanze sindacali unitarie, sono dirigente di un sindacato di categoria – il SILPoL (sindacato italiano lavoratori polizia locale) – sono iscritto nell’elenco speciale annesso all’Albo dell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia e mi diletto a scrivere di tanto in tanto nei quotidiani online, affrontando temi a volte seri a volte semiseri, ma ritengo con onestà intellettuale e rigore di informazione.

Evidentemente, dare comunicazione ai cittadini di notizie su questioni politiche, sociali ed amministrative di interesse per la collettività, costa parecchia rabbia ai vertici dell’amministrazione locale, i quali pur di mettere a tacere l’informazione su alcuni fatti di evidenza pubblica, si inventano le soluzioni tra le più controverse e discutibili, tentando di comprimere i miei personali diritti di cittadino e di rappresentante sindacale, finanche a ledere i diritti costituzionalmente garantiti, quali quelli della libertà di pensiero e di parola, per indurmi, ritengo, a tollerare determinati comportamenti della P.A..

Così, è accaduto che, nel pieno esercizio dei fondamentali diritti da ultimo citati, dopo avere scritto alcuni articoli di indubbio risalto sociale, riguardanti comportamenti inoppugnabilmente contestabili della pubblica amministrazione locale, ed averli criticati nei modi e nelle forme originali del taglio giornalistico-informativo, denunciando anche gli attacchi alla dignità professionale dei lavoratori dipendenti, l’amministrazione comunale di Francofonte, con un livore impressionante, si è attivata nell’esercitare nei miei confronti un potere coercitivo, tanto abnorme quanto irrazionale, adottando due provvedimenti per mezzo dei quali mi sono state comminate due sanzioni disciplinari della sospensione dal servizio senza stipendio per 10 giorni prima e per 11 giorni successivamente.

In entrambi i casi applicate perché avrei intrapreso, secondo il parere del direttore generale del Comune, un’azione invasiva e denigratoria nei confronti degli organi amministrativi e burocratici, esprimendo su di loro giudizi negativi ed ostili (in particolare qui http://www.tempostretto.it/8/index.php?location=articolo&id_articolo=24207

e qui http://siracusa.blogsicilia.it/2010/03/a-francofonte-sos-sicurezza-stradale/).

Inoltre, sempre a dire dell’amministrazione, avrei violato una disposizione interna (prot.n.4376 del 12/3/2009), con la quale il sindaco ed il direttore generale hanno invitato il personale dipendente -ad astenersi da qualsiasi comunicazione all’esterno di atti o fatti che attengono la vita del comune, se non debitamente autorizzati dagli organi competenti, facendo salva ovviamente la libertà di pensiero costituzionalmente garantita.”.

Entrambi, dunque, ci fanno sapere che la libertà di pensiero è garantita dalla costituzione italiana, ma che il dipendente pubblico forse non ha piena libertà di parola o espressione su fatti e notizie attinenti alla vita pubblica del palazzo, che non devono essere resi noti.

Mi chiedo quindi, se la politica locale possa di fatto violare i fondamentali diritti democratici e quanto valore riconosca ad essi sotto il profilo storico e civile.

Il narrare con verità di alcuni aspetti della vita di Francofonte e documentarli, lo scrivere dell’inerzia o dell’indolenza della politica e della burocrazia locale, evidenziando carenze e disfunzioni, non sono nella mia città momento di sprono e di confronto, ma segno di ostilità.

Dire che i politici usano la propaganda per conseguire il consenso sulla loro azione, persuadendo l’opinione pubblica della giustezza incondizionata della loro attività, in alcuni casi è un atto irriverente.

Perché scrivere delle discrasie del bilancio comunale e dell’uso del denaro pubblico, dei problemi legati all’assunzione di svariato personale, degli incarichi agli esperti, delle sagre, delle feste, stigmatizzare o stoccare l’attività politico-amministrativa del sindaco, della giunta e dei burocrati di palazzo, o lamentare il torpore del consiglio comunale, rispetto alla qualità dei servizi pubblici ed alle disastrose condizioni socio-economiche di Francofonte, è diventato per questa amministrazione un affare tanto grave quanto pericoloso da rendere necessaria l’adozione di atti di persuasione ?

Sto parlando di un terzo provvedimento, di cui di recente sono stato oggetto, col quale sono stato trasferito dalla polizia municipale ad altri servizi comunali.

Non viene da pensare che è stato, forse, il fallimento di un disegno privato, inteso a piegare la mia intelligenza, libera ed indomita, alla grettezza dei sentimenti politici di taluni ed a procurare astio nei mie confronti, tanto da fare dichiarare al sindaco in un’aula di tribunale (il 24/5/2010), che ci sarebbe un dipendente comunale reo di avere utilizzato la dialettica e le organizzazioni sindacali e di essere responsabile della mancata collaborazione con la sua amministrazione, che ha portato ad una presunta spaccatura del Corpo di P.M. in due tronconi, venendosi così a creare una conflittualità mediante cui una parte ha persino dettato regole e condizioni di destabilizzazione politica!.

Forse il problema è che nella mia veste di sindacalista non avrei dovuto assolutamente rendere noto ai più, che l’amministrazione, o meglio, alcuni amministratori comunali hanno cercato deliberatamente di attribuire al lavoro dipendente una connotazione di tipo servile, contrastando in tal modo il dettato costituzionale, che consegna un’ampia tutela al lavoro inteso come strumento di partecipazione e di sviluppo della società.

Del resto, se il governo nazionale legifera per assicurare l’inaccessibilità dell’informazione o l’inerzia della giustizia su alcune questioni, perché non fare la stessa cosa in parallelo in un paese di 13.000 anime, dove il controllo e l’intervento possono essere addirittura più diretto ed immediato.

L’epilogo tragicomico mi vede quindi condannato dal pensiero dominante, affinché l’apparato istituzionale sia protetto e l’operato dei politici francofontesi salvaguardato, sottraendo, con metodi quasi inquisitori, l’agire amministrativo alle -grinfie- del pensiero libero ed indipendente ed alla luce dell’indagine conoscitiva.

Sulla mia situazione è intervenuto il segretario nazionale del SILPoL, Giuseppe Stefio, che ha emesso un comunicato, per stigmatizzare quanto sta succedendo nel Comune di Francofonte e condannare l’uso distorto della politica da parte del sindaco nei rapporti istituzionali col sindacato ed i lavoratori dipendenti, qui di seguito riportato:

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