SE -A MESSINA NON C'E' NIENTE-

SE -A MESSINA NON C’E’ NIENTE-

SE -A MESSINA NON C’E’ NIENTE-

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martedì 15 Febbraio 2011 - 00:44

riflessioni dalla notte della cultura.

Domandate al messinese medio cosa c’è da vedere a Messina. Probabilmente vi parlerà dello stretto, di Ganzirri e finirà sconsolato dicendo: -a Messina non c’è niente-.

Io credo che il merito principale delle notti della cultura sia stato intaccare questo modo di pensare. Per anni abbiamo pensato che Messina era bella sì, ma prima del terremoto. Cosa senz’altro vera, ma abbiamo contemporaneamente dimenticato che questa Messina è figlia diretta di -quell’altra- città. I nostri antenati la ricostruirono a volte in maniera discutibile ma altre con il grande amore che si portavano dentro per questi luoghi e per la Messina antica. Così scopriamo che Cristo Re, all’interno, emoziona. Che la torre superstite del castello di Rocca Guelfonia è lì ma non ce n’eravamo mai accorti, che nel sottosuolo si trovano reperti di fine bellezza ed emozionanti, che forte San Salvatore non è soltanto una base militare. Scopriamo soprattutto ricchezze, beni, artisti, musicisti, operatori culturali che sono qui e ora. Scopriamo insomma che a Messina forse qualcosa c’è. E da qui occorre ripartire.

Dalla nostra lunga, appassionante storia. Nonostante un noto ministro abbia affermato recentemente che -la cultura non si mangia-, abbiamo avuto sotto i nostri occhi la dimostrazione del contrario. Cosa accadrebbe se si istituissero i week end della cultura dando loro un po’ più di risonanza? Cosa accadrebbe se si cominciassero a valorizzare tutti quei tesori di architettura del ‘900 che proprio la ricostruzione ci ha lasciato? Cosa succederebbe se strade eclettiche come via I Settembre o il corso Cavour fossero degnamente restituite alla fruizione di cittadini e visitatori? Cosa accadrebbe se finalmente avessimo a sud come a nord dei lungomare degni di questo nome con verde e piste ciclabili? Cosa se ci fosse un museo finalmente all’altezza del passato di questi luoghi? E cosa, infine, se la fiera fosse ristrutturata e restituita durante tutto l’anno alla gente, magari creando dentro botteghe, negozi, locali? Le notti della cultura ci hanno resi, speriamo, un po’ più orgogliosi della nostra città, ma soprattutto ci hanno mostrato che essa ancora, nonostante tutto, può offrirci semplicemente per quello che è una via d’uscita, una strada per la rinascita, non tra vent’anni, ma da subito.

Politici e cittadini adesso lo sanno. Adesso non hanno e non abbiamo più scuse.

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