L'opinione. Vendola in tv, come rovinare un (quasi) capolavoro televisivo

L’opinione. Vendola in tv, come rovinare un (quasi) capolavoro televisivo

L’opinione. Vendola in tv, come rovinare un (quasi) capolavoro televisivo

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martedì 09 Novembre 2010 - 15:28

Dalle mancate domande alle letture programmate: quando i politici in tv sono fuoriluogo come il sammoriglio sui maccheroni

Bisogna ammetterlo, Fabio Fazio si è in parte riscosso dei suoi passati errori, il più grave dei quali è l’eccessiva accondiscendenza con la quale ha trattato i propri ospiti. Da Tremonti a D’Alema, dalla Moratti a Schifani, fino all’ultimo caso di auto-censura con Marchionne.

Organizzare una trasmissione iperboicottata come “Vieni via con me” era obiettivamente difficile e non si può negare che la missione sia riuscita.

Sentire Roberto Saviano parlare di Giovanni Falcone e degli attacchi che subiva dai politici di tutte le fazioni con l’effetto di isolarlo (proprio ciò che voleva la mafia: isolare e screditare chi si oppone, con un contorno di indifferenza che agevola il fine criminale e gli effetti che questi hanno sulla società) non ha solo lo scopo di creare analogie Saviano-Falcone come sembrerebbe. Il suo monologo è il manifesto della gente che non ci sta, quella che da anni a questa parte riempie le piazze pretendendo il cambiamento che tanto spaventa mafia e politica al sud.

Meno bene, ma giudizio complessivamente positivo per Roberto Benigni. Di certo le sue battute non brillano per originalità: sembrano per lo più scopiazzate dal Misfatto, dalla Palestra di Luttazzi e da Spinoza.it. Ciò che però fa la differenza nella satira spesso non è tanto l’originalità o l’idea, ma il ritmo, la tecnica e l’interpretazione. E in questo Benigni è stato da sempre maestro incontrastato. Se poi pensiamo che l’alternativa è rappresentata da comici graditi al governo (Il Bagaglino, la Premiata Ditta) o inspiegabilmente sopravvalutati (Checco Zalone, Luciana Littizzetto) o peggio ancora le barzellette di Berlusconi… Teniamocelo stretto!

Ma le dolenti note arrivano in quei tre minuti nei quali compare Nichi Vendola. Per di più a leggere un foglio già scritto, neppure farina del suo sacco.

A scanso di equivoci: l’idea di dedicare un piccolo spazio per trattare un tema spinoso come la discriminazione nei confronti degli omosessuali è sicuramente apprezzabile. Anzi dovuta, se consideriamo questa come l’espressione principe dell’ignoranza in Italia.

Ma sorge spontaneo chiedersi: perché proprio Nichi Vendola?

Di certo non perché quest’ultimo rappresenti un personaggio esemplare, almeno in ambito politico. Malignamente soprannominato “Berlusconi rosso” o “Burattino di Confindustria”, per via di diverse scelte quantomeno discutibili nella gestione di una regione meridionale che tutto sembrano, meno che di sinistra. Nella sua gestione sono stati stanziati milioni di euro alle scuole private mentre gli istituti pubblici vivono in condizioni disastrose e inadeguate. A questo aggiungiamo anche una pessima gestione ambientale dovuta all’inspiegabile scelta di permettere la costruzione di inceneritori, impianti centrali a biomasse e delle trivellazioni per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi al largo delle coste pugliesi. Inoltre, sono state effettuate in ambito sanitario discutibili convenzioni con i privati che sono sfociate in indagini da cui il Presidente si è difeso definendola “strumento di una campagna politica e mediatica che mira a colpirmi”. Non ricorda qualcun altro?

La ciliegina sulla torta è stato poi il caso del “San Raffaele del Mediterraneo”, il nuovo ospedale privato che sarà realizzato a Taranto dalla fondazione San Raffaele di Luigi Verzé, il socio di Silvio Berlusconi. Il tutto avendo conferito ben 60 milioni di euro pubblici.

Il tutto delinea un quadro che stride fortemente con il monologo di Saviano sulla legalità che precede l’intervento di Vendola. Il quale, venendo a conoscenza della sua mala gestione in Puglia, diventa poco credibile in una trasmissione così importante.

Ma ammettiamo per assurdo che Vendola sia un politico esemplare, che sia davvero vicino al cittadino e che non abbia vinto le elezioni solo perché Fitto e D’Alema toccarono il fondo politicamente. Era così necessario invitarlo? Di certo non si può dire che non abbia avuto spazio televisivo finora, anzi!

Perché dunque rovinare una così bella puntata con la presenza di un politico (per di più potente, in quanto parliamo pur sempre di un Presidente di Regione), rendendo meno credibile una così bella puntata? Perché Fazio non ha pensato che fosse il caso di evitare passerelle strumentali che trasformano ospiti del genere (assolutamente fuori luogo) in “utilizzatori finali” delle trasmissioni?

Anche per questo motivo sbagliano tutti coloro che paragonano “Vieni via con me” alla storica “Rai per una notte”: Michele Santoro aveva ideato un programma che chiedeva solo una cosa: nessun politico ospite. E, per assurdo, era una trasmissione politica.

Un’ottima alternativa sarebbe stata quella di invitare persone che, diversamente da Vendola, a causa delle discriminazioni soffrono dal punto di vista sociale e non solo. A maggior ragione se teniamo conto che ieri sera il suo grande sforzo è stato quello di prendere un foglio e leggerlo, mettendo da parte i suoi molteplici impegni. Preferendo i salotti televisivi agli operai licenziati dalle Natuzzi e Adelchi o, peggio ancora, ai familiari dei morti all’Ilva.

Ma a quanto pare a Fazio interessa solo l’accondiscendenza. Berlusconi o Vendola non importa.

Una cosa però questo momento televisivo ce l’ha insegnata: Vendola non viene criticato per la discutibile attività politica in Puglia; e neppure per il fatto di essere (al pari di Veltroni, Bersani, Franceschini e D’Alema) l’ennesimo “berlusconiano di sinistra” – usiamo un eufemismo – che annulla le differenze tra sé e il premier, favorendo quest’ultimo. No. Viene criticato solo in quanto omosessuale. Accade anche questo in Italia.

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