Le opere pubbliche a Messina, tempi da Matusalemme

Le opere pubbliche a Messina, tempi da Matusalemme

Redazione

Le opere pubbliche a Messina, tempi da Matusalemme

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martedì 10 Maggio 2011 - 00:33

Le opere pubbliche e la nostra città ...

Si dice che Matusalemme visse più di novecento anni, Messina ancora non esisteva ai suoi tempi, ma sarebbe stato un fortunato cittadino messinese. Avrebbe avuto, beato lui, il tempo di godersi le opere pubbliche che vengono costruite in questa città.

Qualche giorno fa mi trovavo per caso a guardare delle antiche foto del terremoto del 1908. Immane catastrofe, macerie alte decine di metri, gente disperata. Le confronto con le foto della città a fine anni ’20, primi anni ’30. Meraviglia delle meraviglie! Una città completamente nuova, razionale, anche artisticamente decorosa ed apprezzabile era sorta dal nulla. Il centro storico, duomo e palazzi istituzionali compresi, si può dire totalmente compiuto, il nuovo centro, piazza Cairoli, viale San Martino, del tutto realizzato. Negozi, gente. Il porto in piena attività.

Facciamo un po’ di conti: 1908 – 1930. Ventidue anni. Un’Italia, una Sicilia poverissima, con la guerra in Libia e una guerra mondiale in mezzo, indipendentemente dalla forma dello stato (prima democratico-liberale, poi la dittatura fascista) avevano rimesso in piedi ex novo, bene o male, una intera città.

Vediamo un po’ adesso. Dopo ventidue anni forse, l’amministrazione comunale con orgoglio, ci dice che finalmente sarà aperta una parte degli svincoli di Giostra-Annunziata. Grande successo! Squillino le trombe, rombino i tamburi! Un pezzo di Villa Dante è chiuso da anni per realizzare un parcheggio, e dopo, ma ancora non si sa quando, saranno ripristinati in superficie i campi da tennis. Nel frattempo non ci sono né parcheggio né campi da tennis. La stessa villa in ventidue anni ha subito non so quanti restyling ma è sempre ridotta a terra battuta ed erbacce. Però hanno fatto prima (ma in 30 anni quindi il confronto con la ricostruzione ventennale di Messina non vale) una serie di vasche con giochi d’acqua, poi le hanno interrate perché non erano funzionanti. Ne è rimasta una sola. Funziona, dopo solo trent’anni.

I ventidue anni non valgono nemmeno per il palacultura che di anni ne ha richiesti più di trenta, spuntando fuori alla fine già vecchio. Una specie di Beaubourg alla messinese ma 30 anni dopo.

In compenso in ventidue anni sono spuntati come funghi magnifici residence dai nomi altisonanti che hanno cementificato totalmente le nostre ex verdissime colline. Qui sì che abbiamo battuto i messinesi che ricostruirono Messina in due decenni! Praticamente una nuova città di collina, senza una strada decente, ma tante mulattiere per palazzi di sei piani, senza un giardino, un parco (qualcuno ma rigorosamente privato), un’area giochi per bambini (si sa ormai ci sono le playstation e le wii, i cortili non servono più).

Sono messinese, ma non vivrò quanto Matusalemme, quindi non ho nessuna speranza di vedere finalmente realizzato il nuovo Museo regionale. Di vedere esposte in un luogo appropriato, ma alcuni dicono che quando sarà, appropriato non sarà, quelle pietre che proprio dopo il terremoto furono salvate.

Anche gli abitanti di Giampilieri non vivranno novecento anni, spero vivamente che rivedranno i loro (e nostri) luoghi risistemati decentemente ma non nutro a breve grandi speranze. Forse se avessero accettato, come voleva il premier, una new town, magari nella piana di Milazzo, con palazzoni nuovi di zecca costruiti dalla protezione civile come a L’Aquila, avrebbero avuto maggior fortuna.

Il tram l’abbiamo realizzato in pochi anni, non tanto pochi da non perdere i finanziamenti europei che a Strasburgo invece hanno ripagato per intero un’opera identica, ma almeno l’abbiamo fatto. Oh, almeno questo! Peccato che dopo dieci anni non abbiamo mai visto orari certi o pensiline coi display funzionanti, in compenso le stesse non servono nemmeno a ripararsi dal sole, dall’acqua o a sedersi. Le palme tra poco le potremo buttare (quant’erano costate l’una?) e tutta l’opera è in uno stato pietoso. Abbiamo però in eredità la magnifica piazza Cairoli. Attendiamo fiduciosi la sua nuova ristrutturazione dopo soli dieci anni. Pare sia in fase quasi esecutiva, sperando che non dovremo ristrutturare di nuovo tra altri dieci anni. Se fosse un appartamento privato il proprietario sarebbe già fallito a furia di ristrutturare.

Nel frattempo gloriamoci del magnifico stadio senza squadra: il San Filippo. Opera costruita in tempi accettabili, ovvero più o meno nello stesso tempo in cui si ricostruì all’epoca tutta Messina.

Peccato che la Messina post-terremoto è ancora saldamente in piedi. Allo stadio invece cominciano a crollare muraglioni di contenimento. Eh si sa, c’è l’umido. Contro l’umido non si può fare nulla. Nulla costruendo in soli vent’anni almeno. Che pretese…

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