L’attacco che il mainstream mediatico internazionale sta sferrando nei confronti di Benedetto XVI ha come unico obiettivo quello di screditare la Chiesa, e con essa il vicario di Cristo in terra, agli occhi dell’opinione pubblica mondiale. Quel che si vuole annullare, in un crescendo di accuse ripetute e rilanciate, non è l’abominevole piaga sociale della pedofilia, no: quel che si vuole tentare è l’azzeramento di uno dei più significativi tra i pontificati della storia della Chiesa. Pontificato ritenuto troppo schierato dalla parte della difesa della tradizione a scapito di un progressismo che molti vorrebbero divenisse prassi comune all’interno della mura vaticane.
Colpendo il Santo Padre -additandolo come omertoso fiancheggiatore di pretuncoli pedofili, se non addirittura accusandolo di essere egli stesso pedofilo – lo si vorrebbe isolare dal suo popolo e si vorrebbe far credere che questo lo stia abbandonando. Non è così come documenta la vista di Piazza san Pietro che il giorno di Pasqua era stracolma di folla, dimostrando con ciò che il popolo cattolico, e non solo le gerarchie, sta con il Papa.
Nel più puro degli stili mafiosi, inoltre, è come se ai cattolici, con la campagna mediatica in atto, si stesse dicendo: smettetela con la vostra difesa dei principi non negoziabili, non avete l’autorità per farlo. Sdoganare certi temi, con lo scopo poi non così recondito di realizzare affari milionari (si pensi a tutto ciò che ruota attorno alla RU486), è un sogno che deve fare i conti con quel milione di persone che ogni domenica chiedono di fare la comunione con la consapevolezza che solo Cristo è in grado di annientare quel peccato che, ahimè, è condizione quotidiana dell’umano. La consapevolezza di essere peccatori permette di condannare il peccato, chiedendo la giusta pena per il peccatore, senza perdere di vista il bene comune. Per questo, ancora una volta, il mondo cattolico non ha potuto fare a meno di schierarsi compatto dalla parte del Papa.
